1995-06 "La rotonda di cemento e la cultura" - Nuove Opinioni
In alcuni posti del mondo, forse anche l’Italia, fare quello che Tricase sta facendo e sta tentando di fare del suo porto e delle sue coste, sarebbe fonte di estreme contese ideologiche sulle visioni globali della vivibilità, del buon gusto, della utilità economica. A Tricase Porto, è stata costruita una piazzetta, detta “Rotonda”, a dir poco assurda dal punto di vista architettonico: si è costruito una specie di porticato in cemento lungo la litoranea che offende le pupille mondiali e non si riesce a intuirne l’utilizzo. Si sente dire in questi giorni – e siamo veramente al massimo – che alcuni vorrebbero continuare il lungomare fino al “Quadrano”, abbattendo una casa del primo ‘900. L’opera però, per assenza di fondi, non può essere completata, quindi per una ventina d’anni vedremo solo una grande colata di cemento. Il tutto senza che nessuno (dico nessuno) abbia fatto sentire la propria voce contraria, che abbia espresso un parere o meglio un progetto più complessivo serio ed ecologico.
Ed è qui che comincia il mistero di Tricase.
Questa cittadina del Sud ha una fortissima propensione allo studio, ha molte scuole e molti suoi giovani le hanno frequentate, e tanti con buon profitto. Molti hanno poi studiato, secondo le loro scelte e possibilità, nelle migliori università italiane, hanno vissuto in bellissime città, hanno parlato (presumo) con altri giovani di tanti posti diversi, si sono laureati e son tornati nel loro amato paese natio.
Tricase, al confronto di un pari paesotto del bergamasco (o anche della Toscana) ha sicuramente il doppio dei laureati e diplomati.
In un paese così acculturato ci si aspetterebbe di ritrovare queste persone nella realtà civile, concentrate a migliorare (e a volte conservare) l’esistente, che è poi uno dei pochi sistemi per migliorare se stessi e anche i propri redditi.
Assistiamo invece annichiliti al mistero di un buco nero tricasino, dentro il quale in un vortice silenzioso ma ineluttabile finiscono centinaia di medici, avvocati, dottori commercialisti, letterati, biologi, architetti, ingegneri.
La polemica, o semplicemente l’espressione, aperta, pubblica, delle proprie opinioni, farebbe molto bene a questo paese, se supportata da conoscenze tecniche, da studi e ricerche. Sarebbe bello, al di là delle posizioni di partiti, club e associazioni leggere un manifesto (o una lettera o fors’anche un bigliettino) il cui sunto potrebbe essere: “Cittadini, siamo un gruppo di giovani, che finiti gli studi, amerebbe contribuire alla crescita della nostra comunità. Ciò è alquanto difficile, perché il nostro primo obiettivo è quello di lavorare e la pagnotta spesso si mangia in silenzio. Ma ciò nonostante ci piacerebbe dirvi che Tricase Porto è bene che resti così, che i vari piani astrusi sono frutto di menti contorte e che amano deturpare per la sciocca comodità (anche vostra) di appena quindici giorni all’anno. Ci piacerebbe dirvi tante cose, ma abbiamo bisogno di gente che partecipi a se stessa”.
Questo e molto altro potrebbero dire, scrivere e fare. So per certo che molti di loro, ognuno per se, è molto vicino a queste posizioni, è molto più positivo di quel che dimostra dall’esterno.
È semplicemente arrivato il momento di svegliarsi, credere in una nostra tipicità e divertirsi dentro.
“Nuove Opinioni” - Giugno 1995
Alfredo De Giuseppe