2000-05 "Creare, non distruggere" - Il Volantino
Creare, non rinnovare
Caro direttore,
leggo con piacere “il Volantino” e mi congratulo per la nuova veste grafica e, soprattutto per la costanza dell’impegno, cosa che per esempio in me difetta. (Del resto ho sempre pensato che se si resta dilettanti, le cose bisogna farle per diletto).
Leggo ripetutamente, negli articoli da lei scritti o pubblicati, un costante richiamo alla politica dei valori, al ritorno della politica, e così via. C’è per esempio sull’ultimo numero un bel articolo di calcio di Antonio Turco che condivido in ogni parola, escluso la chiusura in cui lega la bellezza di un goal al sospirato momento in cui a Tricase “ricomincerà a funzionare la politica”. Lo stesso tono trovo nell’articolo di Donato Valli, tutto giocato sulla nostalgia dei bei tempo che furono per Tricase al centro di un mondo politico aperto, onesto e tenace, e madre di tanti concittadini famosi ed insostituibili.
Nonostante la stima mi dichiaro nettamente in disaccordo. Soprattutto non condivido il ritorno, questo richiamo di un qualcosa che è solo nell’immaginazione di qualcuno o dei tanti abituati a vedere le cose della loro gioventù sempre e comunque più belle. Quale bellezza della politica viene continuamente riecheggiata?
Per anni i politici di Tricase non hanno programmato niente. Né lo sviluppo del territorio, né quello turistico, né la conservazione o valorizzazione dei suoi paesaggi più belli. Quando il sindaco Cassati si rese conto agli inizi degli anni ’60 che quel disordine avrebbe generato un mostro sociale, tentò di porvi rimedio ma le famiglie dei grandi elettori bloccarono il piano regolatore e idee troppo progressiste. (E Cassati non trovò di meglio che starsene zitto e governare il governabile). Hanno fatto intendere ai nostri contadini ed artigiani che l’unico modo per uscire dall’arretratezza era quella di avere un posto statale, distruggendo tutti i possibili sviluppi imprenditoriali. Hanno sistematicamente boicottato tecnici, ingegneri, uomini e donne che non fossero allineati e coperti con la morale cattolica e democristiana. (Adesso siamo tutti vittime della pubblicità berlusconiana e crediamo davvero che i comunisti fossero dei conniventi, ma a Tricase c’è chi ricorda ancora le discriminazioni umilianti nei confronti di quelle poche decine di persone che negli anni 50 e 60 osavano votare a sinistra). Tutti ricordano ancora le notti di lunghi coltelli fra le correnti democristiane, fatte di ricatti reciproci e dispetti perpetrati per anni, in nome di un semplice calcolo di potere e non certamente in nome del bene comune. Poi uscivano in strada, facevano il comizio, ci mettevano una citazione di Cicerone in latino, una in dialetto di papa Galiazzu e il popolo era felice. I risultati poi, economici, umani, politici e associativi sono sotto gli occhi di tutti.
E per assurdo questi risultati disastrosi e abominevoli stanno ancora bene ad una larga maggioranza di votanti, che era manipolata e ricattata prima e abbindolata oggi (come in una qualsiasi televendita). Quando qualcuno ha tentato strade nuove (magari già provate in Emilia o in Olanda) è stato deriso e massacrato dal bieco pettegolezzo, vera arma in mano ad abatini, sciacquini e portaborse, anima dei nostri politici. Su questi temi sarebbe bello un vero confronto storico, senza amnesie. Dire che Tricase è caduta in un torpore e rassegnazione solo negli ultimi anni significa voler attribuire eccessivi torti all’ultimo decennio e troppi crediti ad un’epoca che ha portato anche tanta ignoranza.
Continuando a richiamare un ritorno alla politica del passato facciamo due cattivi servizi: falsiamo la realtà storica e allontaniamo ulteriormente chi voglia avvicinarsi con umiltà e migliorare il proprio paese. Meglio sarebbe richiamare l’attenzione sulle nuove spinte, sulle nuove opportunità offerte dalla velocizzazione delle idee, sui nuovi “conflitti” mondiali aperti da un genere umano che in trenta anni si è raddoppiato senza risolvere nessun problema fondamentale, sulla reale possibilità di creare associazioni per ideali alti, fra la gente che voglia non “rinnovare” la POLITICA a Tricase ma CREARLA, semplicemente perché prima non c’è stata, non c’è adesso.
“Il Volantino” – Maggio 2000
Alfredo De Giuseppe