2002-07 "40 anni a Caprarica del Capo" - Nuove Opinioni
Don Eugenio Licchetta compie quarant’anni. Anagraficamente ha qualche annetto di più (ben tenuti da sport acquatici), ma in questo luglio 2002 ha festeggiato il 40° anno di sacerdozio o meglio la quarantesima volta in cui tenta di fare il sacerdote. Perché ne parliamo? Cosa interessa a noi laici di questi suoi 40 anni, di questo suo cammino? Due motivi: don Eugenio è stato un movimentista ed un interventista: è stato presente nella scena sociale di Tricase come pochi, sicuramente molto al di là delle sue competenze pastorali; e poi è un amico che borbotta, prende a volte cantonate, si deprime, ma sai di poterci contare, lo trovi sempre e anche con questo giornale ha avuto un costante rapporto di collaborazione. Grande lettore, copioso scrivano di lettere (a volte troppo lunghe e tortuose, ma sempre figlie di un sentimento da comunicare a qualcuno) cominciò la sua avventura alla Chiesa Matrice di Tricase e poi dal 1968 a Caprarica del Capo, frazione di Tricase. Ed è questo il punto più interessante, da analizzare, anche in futuro: don Eugenio e Caprarica, quasi un’analisi sociologica, un excursus temporale per studiarci meglio. Benché non venisse da lontano e nei suoi primi anni di sacerdote fosse già a Tricase, rimase subito colpito dalla “diversità” di Caprarica. Quando cercò di approfondire la sua comunità scoprì che questo borgo antico non aveva dignità. Erano gli anni di una certa DC, quella compassionevole, che si comprava il consenso con poche lire e poi tutti erano “massa”, senza voce in capitolo. Erano gli anni degli emigranti e dei settecento iscritti all’ECA, il famigerato ente dei poveri, usato come clava di un assistenzialismo da pataccari, venduto come bene pregiato, diseducativo e ricattatorio. Don Eugenio trovò questa situazione e subito vi si oppose, non facendo lo sciopero della fame (questo no, non ne sarebbe capace), ma cercando di creare le condizioni minime di una crescita sociale condivisa. Operazione complessa perché nella realtà significava mettersi contro quella DC che utilizzava i voti dando in cambio solo l’ECA. Caprarica era l’unica che difficilmente riusciva ad esprimere un proprio rappresentante in Comune e Don Eugenio lottava in ogni sede (anche davanti ad un bel piatto di orecchiette con il politico di turno) affinché questo stato di cose potesse cambiare. Nacquero da questi impulsi la sala Culturale che fu per anni il luogo deputato agli incontri più interessanti del panorama culturale con le frequentazioni dei vari La Valle, Mancini, Turoldo, e tanti altri. Lui insegnava al Liceo Scientifico di Tricase fin dai suoi inizi e non c’era incontro scolastico che lui non tentasse di trasportare anche a Caprarica: la sua comunità divenne più aperta, più attenta al mondo che si modificava.
Dal suo impegno nacque anche la casa degli anziani sulla collinetta della Madonna di Fatima, una casa (discutibile solo dal punto di vista architettonico) usata poi per tante manifestazioni e per accogliere ragazzi dal mondo.
Il rapporto fra lui e la sua comunità oggi è certamente cambiato: siamo nell’età della piena maturità, nessuno si aspetta più voli pindarici e prese di posizione troppo scomode da far discutere un’intera curia. Sicuramente c’è meno entusiasmo nel fare, eppure tante cose sono ancora da cambiare, dentro e fuori la sua comunità Eppure a noi piace quel tipo di sacerdote, quello che oppone, non quello che si sottopone, perché quelle poche gratificazioni che riceve da alcuni suoi giovani non possono (non devono) bastargli. E’ un po’ stanco forse il nostro, ma l’augurio più grosso che gli possiamo fare è di perseverare in quel suo carattere che è al contempo gioviale e scontroso, ammiccante e turbolento, somma di tutte le contraddizioni, profondamente uomo e per questo amico. Serve ancora a Tricase qualcuno che abbia il tempo e l’aspirazione per rompere le uova nel paniere: tu lo dici a me e io lo dico a te. I prossimi 40 anni sono il tuo vero banco di prova: auguri .
Nuove Opinioni - Luglio 2002
Alfredo De Giuseppe