2002-11 "Tutto senza sfide" - Nuove Opinioni

Il difetto maggiore dei nostri tempi è quello di cercare di comprendere le nuove realtà che riguardano l’umanità (e quindi anche noi di Tricase), con gli stessi vecchi schemi, economici, politici e storico/filosofici elaborati dai pensatori, dall’illuminismo in poi. Oggi siamo davanti ad una realtà che non è mai esistita: siamo sei miliardi di persone (solo pochi decenni fa non superavamo i tre), tutte desiderose di produrre e possedere beni di consumo. Tutte o quasi collegate virtualmente dai media mondiali e dai nostri piccoli strumenti quotidiani, a cominciare da un banale telefonino. La schizofrenia attuale porta ad una globalizzazione dei bisogni e dei consumi da un lato e dall’altro di due mondi quello ricco e quello povero che non vogliono dialogare. Soprattutto il mondo ricco, di cui noi siamo parte, si sta incartando in soluzioni politiche basate sulla paura del nuovo, del diverso. Ecco perché le destre vincono in quasi tutto il pianeta: si vuole tutto il nuovo possibile offerto dalla tecnologia senza toccare gli equilibri del nostro vivere quotidiano. Questo non è più possibile. I cinesi producono le nostre scarpe, i vietnamiti i nostri calzini, i coreani le auto e chissà cosa altro quale altro popolo. La crisi delle nostre aziende non va letta negli stessi termini di venti anni fa, oggi sarebbe opportuno porsi delle domande alternative, tipo: che modello di industria vogliamo per i prossimi venti anni? Reggerà la nostra terra la sfida ambientale di un consumismo allargato a sei-sette miliardi di persone? Stiamo davvero pensando ad un mondo migliore o viviamo la crisi di ogni giorno senza mai pensare al futuro? I nostri calzaturifici sopravvivevano sul presupposto di una manodopera a basso costo che oggi non c’è più, forse bastava ragionarci dieci anni fa, quando queste cose non erano fantascienza. Le nostre auto non sono più vendibili: bastava non chiudersi al monopolio di una sola azienda, ma aprirsi al mondo. Vogliamo tutto ma non ci piacciano le sfide vere, non vogliamo scommettere niente di quello che abbiamo già consolidato, tranne poi scoprire che è effimero e comunque provvisorio. Aspettiamo pazientemente una forza politica (locale, nazionale, mondiale) che non si limiti a provvedimenti tampone, che non sappia chiedere solo casse integrazioni, ma che ci trasmetta nuove elaborazioni, nuove emozioni. Che ci coinvolga davvero, discutendo e arrabbiandoci, sul futuro di questo pianeta.

Nuove Opinioni - Novembre 2002 

Alfredo De Giuseppe

 

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