2005-04 "Vincere al tempo delle TV" - DS Informa Terre di Leuca
Scrivo intorno a mezzanotte del 4 di aprile del 2005. Ho capito che qualcosa di grosso stava succedendo in Italia intorno alle ore sedici: sulle TV nazionali non c’era traccia delle elezioni regionali. Su rai 1 c’era un film sui romani che uccidevano i cristiani, su raidue uno speciale sulla morte di Papa Woytila (era la fotocopia esatta di quello del giorno prima), su Rete 4 mi aspettavo Emilio Fede con le bandierine ed invece andava in onda un film sui martiri cristiani dell’epoca romana, sul cinque c’era Maria De Filippi in minigonna e ad Italia 1 un bel cartone animato giapponese. Rimaneva Rai 3 in formato regionale che accennava un dibattito sui primi exit-poll. Avevo capito che avevano capito e per addolcire le ire del Capo, per sistemare un po’ le cose avevano un solo sistema: sopire, addormentare, dare spazio a tutte le notizie neutre. Insomma la vittoria delle sinistre, la disfatta delle regioni del centro-destra non doveva apparire in video come una notizia, men che meno come una sconfitta delle politiche del Capo. Poi sono andato a lavorare, gli scrutini andavano per le lunghe e quella vittoria di 11 regioni a 2 per il centro-sinistra si doveva ancora consolidare, con le indecise Puglia e Lazio. Ed infine sul tardi ecco Vespa con il Porta a Porta meno felice degli ultimi anni, ma anche qui nessun riferimento diretto alla sconfitta del Capo e quando qualcuno della Sinistra lo accennava, subito qualcuno, coadiuvato dal buon conduttore, cercava di riportare il discorso nell’ambito delle elezioni regionali, quindi amministrative e quindi non politiche: anzi il governo e le sue politiche non erano in discussione. (Dimenticavano che in tempo di federalismo, il voto regionale è un voto politico e che cinque anni fa D’Alema si dimise perché perse due regioni). Poi arriva la conferma della vittoria di Vendola, faccio zapping su tutte le reti, anche locali e la vittoria appare incontrovertibile. Ormai è chiaro: perdere anche contro Vendola, l’uomo di Rifondazione Comunista, l’omosessuale con l’orecchino, offeso in tutte le piazze è uno smacco lacerante, inaccettabile. Qualcuno avrebbe voglia di gridare che l’elettorato si è confuso, non ha capito che sarà governato da un rivoluzionario che sovvertirà il mondo, che forse mangerà i bambini, ma è troppo tardi, sono troppo stanchi, sono troppo sconfitti. Stasera ho la percezione di chi ha perso: gente come il sottosegretario Mantovano che l’ha messa sul piano delle abitudini sessuali del concorrente, come se lui potesse garantire la “normalità” di tutti i suoi colleghi; gente come Fitto che ha imparato un po’ di burocratese, impastato nel clientelismo, e per questo si sentiva inattaccabile; gente come quelli che gridano all’estremismo di Vendola e sopportano ogni giorno sulla loro testa le ingiurie di Bossi e company, il loro razzismo, il loro liberalismo estremo ed il loro nordismo stupido che spacca un’idea di nazione; gente che pensa che quadrare i bilanci sia l’unica necessità senza guardare all’ecologia, agli abusi sul territorio, a prospettive di lunga durata, ai sogni di un futuro migliore. Tutti questi perdevano, era acclarato ormai. Se adesso Vendola e i rissosi compagni del centro sinistra sappiano anche governare le complessità dei sistemi attuali, lo vedremo: allora sarà vera vittoria.
Scrivo intorno a mezzanotte di martedì 5 aprile 2005: ho appena finito di vedere “Ballarò” su rai 3. A sorpresa, all’ultimo momento, si è infilato in trasmissione il Capo, il Berlusconi e per la prima volta dopo dieci anni, ha accettato il confronto con l’opposizione, nello specifico con D’Alema e Rutelli. Allora ho capito che anche lui aveva capito: il vero, solo, grande sconfitto era proprio lui, il zelig totale, il tutto ed il suo contrario, l’uomo della Divina Provvidenza e Aziendalista perfetto, l’uomo ricco che si dedica alla politica per aiutare gli altri. Aveva perso il suo sogno autoritario di farsi adorare dal 100% degli italiani e non gli rimaneva che un piccolo drappello del 18% . La sua apparizione aveva il segno della disperazione, basta con i monologhi nel salotto di Vespa, non basta nascondere le sconfitte e osannare ogni inaugurazione, adesso inizia una nuova era, dove il sig. Berlusca, padrone di tutte le Tv gliela farà vedere a tutti, ma proprio a tutti, quanto vale. Attenti a quell’uomo, ragazzi: non è un politico.
DS informa – Terra di Leuca – Aprile 2005
Alfredo De Giuseppe