2006-11 "La questione etica" - non uscito su "il Volantino" per censura

Sulle questioni legate alle ipotetiche tangenti all’ufficio tecnico del Comune di  Tricase c’è da fare alcune riflessioni.

Non tanto sull’aspetto giudiziario che appare comunque controverso, contraddittorio e in fin dei conti piccolo. Quanto sul contesto italiano e ahimè salentino nel quale si svolge. Intorno a questo tema ero stato alquanto leggero fino alla lettura sul Gallo delle dichiarazioni di politici e amministratori in margine all’avviso di garanzia all’ingegnere capo ed al sindaco, fino cioè alla confessione inconsapevole di un’intera classe politica.

A cominciare dalla dichiarazione di Rocki Sperti che idealizza la politica al disopra dell’etica affermando testualmente che ”essa esula dalla morale, che politica e morale sono due cose assolutamente separate, confonderle sarebbe sbagliato… E poi nella prossima riunione di maggioranza su questi argomenti faremo delle valutazioni di carattere politico”.

 Da assessore il buon Rocki Sperti cerca frettolosamente di salvare capra e cavoli e invece confessa quel che la maggioranza di politici italiani di destra e di sinistra ormai pensano: l’etica con la politica non c’entra  niente. Mi vien da chiedere al Rocki tricasino se l’etica non entra nella politica dove è che possa trovare albergo? Forse nella partita a scopa con gli amici? O solo la domenica quando ci si prende la Comunione?

Viviamo in un’Italia lacerata che ancora non ha un solo valore condiviso, che scopre di avere i servizi segreti eternamente deviati (e io propongo di chiamarli direttamente SD), che non riesce a fare una vera legge sui conflitti d’interesse, che ruba a piene mani in ogni settore, dalla sanità ai trasporti. Un’Italia che induce i cittadini - a noi iniziare da me stesso- a essere furbi e cinici (su soldi, tasse ed evasioni),  in una reciproca spirale di coglioneria che ha superato tutti i limiti e che fa vivere tutti male. Non c’è più un edificio scolastico che sia al passo coi tempi (al Sud andrebbero tutti buttati a terra e rifatti su valutazioni ambientali completamente diverse), un ufficio o un ospedale perfettamente funzionante, non c’è un’istituzione di cui andar fieri, di cui essere sicuri. Abbiamo la più alta concentrazione di opere d’arte del mondo e i cittadini più disattenti, oserei dire ignoranti, deprezzando ogni giorno un valore inestimabile. La sinistra al potere lacerata come non mai praticamente su ogni argomento; partiti, movimenti e giornali che spesso hanno come riferimento un manipolo di pochi loschi individui; una destra attenta a non perdere i privilegi offertagli in questi ultimi anni dal suo padrone  anche a costo di smarrire ogni qualsiasi logica istituzionale. I giudici tentano di porre un argine e vengono o bloccati con leggi ad hoc o spaventati o in definitiva si autocensurano per vivere in tranquillità loro vecchi privilegi; la legge è un’optional che ti può capitare per caso, se ti prende sei solo sgamato; la libertà di stampa seriamente compromessa dagli incroci lobbistici. Su questo disastro tutto italiano si antepone un mondo in cattive acque: la nostra famelicità arruffona ha portato il pianeta allo stremo delle risorse, ad un terrorismo endemico basato sulla divisione ricchi/poveri, ad un manicheo uso della parola democrazia, ad un ritorno ai fondamentalismi religiosi (sempre pericolosi in tempi di crisi creativa ed ottimistica).

In tutto questo sfregar di negatività, una piccola comunità come Tricase ha il dovere di difendersi da questi bubboni, ragionando su se stessa ma anche sul mondo, di pensarsi diversa, di immaginare un futuro. Creare un mondo migliore si può anche partendo dal basso, anche con piccole cose, piccoli esempi. Possiamo fare tutto, costruire, ristrutturare, immaginare innovazioni tecnologiche a difesa dell’ambiente, attività culturali e multimediali, ma dobbiamo avere come condizione di base la condivisione del concetto di etica, al di là delle regole scritte, al di sopra delle burocrazie legali. La politica deve essere etica, altro che filosofeggiare sul primato della politica come mezzo compromissorio per arrivare ad un risultato. L’etica deve essere un valore fondante ed aggiornabile su ogni argomento. Per etica si può intendere tante cose, non solo evitare di rubare, taglieggiare e boicottare, ma anche ad esempio che ognuno debba fare il suo lavoro, al miglior livello possibile (se uno fa il medico in ospedale non ha la sua clinica privata; se uno fa il dipendente comunale non fa consulenze ai suoi stessi controllati; se uno fa il sindaco o il deputato può fare solo il sindaco o il deputato; se uno fa il magistrato non fa il consulente degli avvocati; se uno fa l’imprenditore non può decidere quanti soldi deve avere in prestito dalla banca da lui stesso partecipata; se uno fa il sacerdote non può fare il pedofilo e così via).

L’etica è in definitiva il sacro elemento che ci può difendere l’un dall’altro; la tendenza ad un rapporto etico con le persone che ci circondano e quindi con l’ambiente è la base di una bellissima utopia da coltivare; è il sistema di rispetto delle regole e la filosofia di vita che ha creato le civiltà umane; la base dell’illuminismo europeo, che è fondata sul raziocinio virtuoso e non sulla paura dell’inferno. Tendere ad atteggiamenti etici, come dipendente, imprenditore, politico o amministratore costa fatica, a volte denaro e restrizioni. Ma non è questo l’unico modo per non far vincere solo uno o una ristrettissima minoranza? (Consiglio la lettura di “Gomorra” di Saviano per capire la bassezza inimmaginabile che può raggiungere la convivenza civile quando un intero territorio si abbandona alla non-etica).

Chi non condivide queste poche regole-base non può fare il politico, se non le attua deve andare a casa alla prima occasione.

Quando poi ci stancheremo davvero, mandiamoli tutti a zappare e così potranno confondere l’etica con le patate.

 

Tricase, novembre 06

(non uscito su "il Volantino" per censura)

Alfredo De Giuseppe

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