2006-10 "I padroni della domenica" - ASD Calcio Tricase

Avevo già tentato nel libro “Il calcio e Tricase” di delineare quell’aria un pò complice che c’era all’interno dello spogliatoio fra calciatori da una parte, magazzinieri e massaggiatori dall’altra.

Ma quelle pagine, scritte nel 1985, risentivano ancora di una “voce da dentro”... Oggi, invece, che sono definitivamente fuori da quel contesto, posso vedere con maggiore chiarezza che non c’era, in quegli anni, complicità, ma più opportunamente dei padroni che concedevano libertà di espressione anche agli altri.

I veri padroni dello spogliatoio erano Gino Felline e Antonio Peluso. Per quasi trent’anni sono stati insieme censori di allenatori e calciatori, delineavano con poche ciniche battute la tragicomica supponenza di sempre nuovi dirigenti. Erano in grado prima di altri di capire il valore tecnico di un giocatore e si divertivano quando, avendo ormai consolidato un giudizio negativo, vedevano affannarsi intorno all’oggetto misterioso allenatori e dirigenti.

Non avevano bisogno di grandi occasioni per capire l’aspetto umano di un ragazzo che tirava due calci al pallone, forse una battuta presuntuosa o interessante fra un massaggio e l’altro, fra un the caldo e una borraccia d’acqua (mai piena). Erano i padroni perché Antonio con sua onestà maniacale e Gino con le sue percussioni neretine, giorno dopo giorno, condizionavano le scelte degli allenatori e quindi dei dirigenti. Le loro battute non erano mai vuote: coglievano un aspetto tecnico o umano che non piaceva, anche se per altri insignificante; ciò che andava bene, loro non lo commentavano, faceva parte integrante di ciò che immaginavano dovesse essere il calcio.

Il martedì era il momento dell’analisi a freddo della partita della domenica, con feroci critiche tattiche all’allenatore e diaboliche imitazioni di banali errori dei calciatori. Non potevi sbagliare: loro due erano lì a farti notare l’errore, un gol sbagliato, una papera del portiere. Non avevano quella dedizione paterna al perdono, non era il loro ruolo, loro erano in quel posto per perfezionare il gioco del calcio. Il giovedì erano attenti a capire, dalle formazioni della partitella, gli orientamenti per la domenica, mentre il venerdì cominciavano quel leggero pressing psicologico su allenatori, dirigenti e calciatori più anziani per tentare di far sbagliare il meno possibile. Nessuno se ne accorgeva ma infine la formazione veniva, in effetti, concordata con loro. Mai sottovalutare magazzinieri e massaggiatori.

Per un periodo, quando ho allenato i giovani del Tricase, io giovane tra loro, ho avuto il privilegio di partecipare a questa congrega del sacro calcio e di essere al contempo oggetto delle loro attenzioni e dei loro consigli. Seguivano a quel tempo tutte le squadre del Tricase, anche quelle giovanili, ed erano in grado di capire un ragazzo fin dai suoi primi calci. Molto spesso hanno difeso un ragazzo delle giovanili, magari accantonato dopo una partita sbagliata, dalla concorrenza di calciatori più maturi, acquistati da squadre blasonate. Sapevano perfettamente il valore di un ragazzo, lo attaccavano frontalmente, lo rimproveravano, gli negavano un massaggio inutile o un laccio nuovo per una scarpa vecchia, ma lo difendevano dagli “invasori”. Per principio nessuno era da esaltare ma nessuno da buttare. Di Gino e Antonio ho ricordi bellissimi e comunque positivi: il massaggiatore non l’ho mai sentito inveire contro gli arbitri, pensava alla sua squadra e a quei giocatori dalla salute malferma; il magazziniere insegnava continuamente il rispetto reciproco, negli spogliatoi  e nel campo, secondi i suoi canoni, con le sue sfuriate nervose.

Negli ultimi anni, anche dopo la conclusione della loro carriera calcistica erano rimasti complici e veri amici. Felline andava a trovare il vecchio Peluso e con la sua naturale e spontanea generosità lo accudiva  con consigli medici e punture, parlando compiutamente di calcio.

Ora Gino non c’è più e Antonio è invecchiato molto e ci riconosce appena. Noi, quasi tutti loro allievi, abbiamo smesso di giocare, tentiamo pur da lontano di capire il calcio di oggi, e ci accorgiamo che ci mancano due traduttori importanti.

 

ASD Calcio Tricase – Ottobre 2006

Alfredo De Giuseppe

 

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