2006-11 "Torsello e gli eroi di oggi" - Il Gallo

Adesso che è passata la sbornia di complimenti per il ritorno a casa di Gabriele Torsello, vale la pena chiacchierare intorno all’argomento guerra, giornalisti, eroi. C’è qualcosa che non mi piace in tutta questa storia, come in altre similari: non accetto che questo tipo di persone, di destra, di sinistra, cristiani, musulmani, vadano lì e fanno finta di scoprire la fine del mondo, come se noi poveri fessi, non immaginassimo che cosa ci sia in un posto dove si muore per niente. Per capire l’Afghanistan vale molto di più leggere un  libro come “Il cacciatore di aquiloni” di Hosseini, o vedere un film come “Viaggio a Kandahar”, piuttosto che guardare foto “originali” cliccando velocemente un qualsiasi sito internet, con il solito corollario di facce sofferenti o di bambini con le gambe amputate. Non lo sapevamo già, ancor prima di intraprendere guerre sante, preventive o democratiche, che ci sarebbero stati morti anche fra donne e bambini? Che cosa può aggiungere un free-lance travestito da talebano o un musulmano travestito da fotoreporter, che non sia una sua personale soddisfazione? Cosa ci vuole dimostrare, la sua enorme sensibilità verso il popolo afgano (irakeno, somalo, ecc)? Mi rimane la convinzione che questi “viaggiatori” non abbiano pienamente compreso quanto sia cambiato lo scenario classico delle guerre, quanto siano differenti le abitudini dei popoli in guerra negli ultimi dieci anni. Questi novelli eroi di guerra, solitamente giornalisti ma anche body-guard, operatori di organizzazioni onlus mai sentite e speculatori di vario tipo, vanno nel cuore della guerra, sono facili prede di rapitori di varia estrazione. Quindi intervengono i nostri solerti servizi segreti, trattano, pagano, e al ritorno abbiamo un nuovo eroe. A quel punto si apre una nuova fase in cui l’eroe di guerra parla di sé e quasi mai di ciò che veramente è accaduto, devi sentire interviste sulla sua vita privata, scoprire che è passato da una religione ad un’altra, come se questo fosse di fondamentale importanza per gli esiti dei conflitti mondiali in corso. Qualche volta l’eroe muore e la retorica a quel punto tocca vette inimmaginabili e succede che per la nostra misera stampa anche i soldati, che vanno armati come dieci Rambo, diventino vittime inconsapevoli di una guerra, non voluta, non cercata e che casualmente ci capita addosso. Ribadisco una posizione che è di molti: sono contro le guerre e quindi contro tutti gli eroi di guerra, veri o falsi che siano. In questo senso gli USA, che in genere non sono condivisibili nelle loro manifestazioni patriottiche, sono più coerenti di noi: vanno in guerra, uccidono, torturano e muoiono. Quando un soldato del Montana o del Texas muore, torna al suo cimitero, lo compiangono i suoi parenti e amici e al massimo si dice che un tot numero di soldati nell’ultimo mese è morto per portare la pace e la democrazia dove non ci sono. Con reciproca soddisfazione, del soldato morto e dei politici umanitari.

A ulteriore dimostrazione che siamo nell’epoca in cui tutti hanno una digitale o una telecamera incorporata al telefonino, aggiungo che le uniche foto davvero interessanti e utili che ci sono arrivate dai conflitti degli ultimi anni sono quelle fatte dagli stessi soldati americani, mentre torturano prigionieri di guerra o mentre giocano con i teschi dei nemici morti.

Per me gli eroi rimangono quelli che resistono qui, nel loro travagliato occidente, nel lavoro normale, accettando con rassegnazione il deficit di intelligenza che alberga in questo momento nel mondo, fra musulmani arcaici ed esportatori della democrazia, fra fanatici che si fanno saltare in aria e politici di tutto il mondo che stanno pensando solo all’aumento del loro PIL.

Per me è un eroe quel ragazzino che è stato mandato a otto anni ad imparare a fare il barbiere, che oggi ne ha cinquanta e fa ancora il barbiere, che se sta male non ha nessuna malattia pagata, che non si è fatto mai un settimana di ferie, che non è uscito mai dal suo paesello, che non si lamenta in Tv, non ha mai preso l’aereo per andare in guerra a fare l’eroe egocentrico in una società basata sull’immagine. Già, il mio barbiere che ancora prende 5 euro per barba e capelli, fa l’eroe ogni giorno, che resiste e resiste fra una finanziaria e un disegno di legge, che per principio non crede a nessuno.

Il Gallo - Novembre 2006

Alfredo De Giuseppe

 

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