2007-05 "Da Napoli a Tricase" - Il Gallo

Quel che sta succedendo a Napoli non deve essere considerato un episodio limitato e circoscritto. La città piena di immondizia, di cassonetti bruciati, di persone esasperate e al tempo stesso conniventi e maleducati, è il paradigma dell’Italia. Questo è davvero il paese che abbiamo costruito, di furbi, corrotti e ossequiosi. Nessuno ha il coraggio di scriverlo, ogni giornale o tv ha la sua ragione per non dire le cose come stanno davvero, ma purtroppo la realtà italiana degli ultimi anni ha superato ogni livello di guardia. Se tutti noi ci proteggessimo dietro leggi e leggine, scorciatoie e privilegi (magari piccoli), avremmo la situazione di Napoli estesa in tutta Italia. Ed io non escludo che questo possa accadere nei prossimi anni. Questa è la nazione di cui dovremmo vergognarci, ed invece difendiamo come campione di intelligenza e furbizia, culla di arti e poeti. Poi basta andare fuori dai nostri confini e ci accorgiamo di quanto siamo caduti in basso, di quanto sia difficile la vita quotidiana per chi voglia fare bene il proprio lavoro. La spazzatura in mezzo alla città è frutto di tante cose: 1) in Italia non si può licenziare nessuno, né se ruba, né se è assenteista, né se fa male il suo lavoro; 2) il potere politico è diventato una casta autoreferenziale che non conosce vergogna (in Parlamento siedono oltre cento condannati o in via di giudizio); 3) il potere mediatico ed informativo è in mano ad un gruppo di persone, condannati per corruzione e altre cosette (vedi ultima condanna a Dell’Utri, per chi ne avesse ancora voglia), che oltretutto è anche parte importante del ceto politico; 4) la scuola non ha più alcuna regola e i professori, costretti da una burocrazia che paga,  sono spesso più scribacchini di progetti virtuali che veri insegnanti di vita; 5) la Chiesa cattolica che altrove fa la missionaria o sta zitta (vedi Francia e Spagna) qui in Italia fa il partito politico, interessata a non veder perdere il proprio peso temporale: perché non ha mai fatto una manifestazione contro i corrotti della politica? Perché non ha mai gridato contro la pena di morte nel mondo, senza differenze, dalla Cina agli Stati Uniti? Perché è così preoccupata di nascondere gli scandali dei propri pedofili? 6) l’assenza di una vera cultura ed etica laica ha gravemente nociuto a questo disgraziato paese che dopo la perdita dell’antico romano impero è stato soprattutto il regno delle confraternite e della massoneria,  ipocrisia e segreti inconfessabili.

In questo senso e in tutto questo bailamme, in questo disastro ambientale, dei trasporti, della sanità e della giustizia, voi volete che io continui a scrivere, di meravigliarmi della situazione dei nostri Comuni, dell’assenza di politica nelle nostre contrade. Voi volete che io continui a scandalizzarmi della crisi di Gallipoli o di quella di Tricase. Voi volete farmi trovare il colpevole, volete trovare il capro espiatorio che ci faccia stare tutti più tranquilli. Ma signori, andiamo!! Non ci sono innocenti, non ci sono colpevoli, non c’è analisi che tenga, nessun modello da offrire alle future generazioni. Questo è il paese che quando parliamo di conflitti d’interesse si gira annoiato dall’altra parte, quando dici che un super corruttore è anche un cattivo amministratore ti guarda con commiserazione, come se fossi un marziano. Poi quando siamo al bar a chiacchierare ci lamentiamo che non funzionano i treni, che le strade sono rotte, anzi bucate, che all’ospedale si prendono solo appuntamenti per le cliniche private, che tutto sta fallendo, che niente piace a nessuno. Siamo il paese dei furbi che non lavorano, degli amministratori (dagli assessori fino a quelli di grosse società di interesse nazionale) scelti non per competenza ma per tessera di partito, delle promesse sempre mancate, delle dimissioni sempre ritirate, delle lettere anonime, del populismo e della demagogia portate a sublimazione.

Siamo il paese in cui un pizzaiolo, ex sindacalista, ha scritto un libro (“Volevo solo vendere la pizza”), che riassumo: per aprire il suo esercizio, fra un permesso e l’altro,  ha impiegato sei mesi (intanto pagava tasse ed affitto), poi ha assunto un cameriere e dopo 15 giorni gli ha fatto una vertenza; ha assunto una cameriera che è rimasta incinta. Dopo tre giorni ha avuto il certificato di malattia (che è durato nove mesi) e nel frattempo è andata a lavorare in nero nella pizzeria del fidanzato, di fronte alla sua. Sindacato e INPS difendevano la lavoratrice. Il pizzaiolo, infine furbo pure lui, ha chiuso l’attività ed è tornato a fare il sindacalista.

Al contempo c’è una marea di giovani, anche laureati, assunta senza alcuna regola, senza alcuna prospettiva di miglioramento, senza alcuna meritocrazia. Un popolo senza equilibrio: o siamo vittime del caporalato più becero o vittime del sindacalismo più esasperato.

Non ci va bene nulla e nessuno e infine digeriamo tutto, siamo gli egocentrici del pianeta, i professori dell’universo, i professionisti del familismo più umiliante, della lamentela inutile. Tranne durante le elezioni: lì ognuno trova la sua squadra, dimentica tutti i torti subiti, le angherie della politica, e forse per convenienza, forse per una residuale forma di ottimismo, ritorna a votare come sempre. Per non darla vinta, per non dirsi quanto è stato coglione, per non voler saper leggere e scrivere…

Il Gallo - Maggio 2007

Alfredo De Giuseppe

 

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