2010-01 "Cari amici" - Lettera al movimento PES
Cari amici,
mi rivolgo a voi che mi avete votato alle scorse elezioni amministrative, a voi che mi avete sostenuto in questo lungo percorso che ha visto nascere il movimento PES e poi confluire di fatto nel PD, a voi che vivete la politica come passione civile e parte integrante del nostro essere cittadini.
Mi rivolgo a voi, appena all’inizio del nuovo anno, per esprimere tutto il mio sconcerto, la mia delusione e probabilmente a confessare tutti miei limiti, e infine per esprimere il mio sentimento di inadeguatezza nel rimanere attaccato a questa politica. Potrei scrivere due righe, come si fa di solito in questi casi, e motivare un momentaneo allontanamento dalla politica attiva per semplici motivi di lavoro, di impegni straordinari, familiari o quant’altro e invece mi sono convinto di dover motivare questo disagio in un modo un po’ più sistematico e veritiero.
Crisi amministrativa
Innanzitutto c’è una crisi amministrativa nella gestione del Comune di Tricase che mi rattrista e comunque mi tocca. C’è una maggioranza voluta dagli elettori che ha dimostrato tutta la sua incapacità, soprattutto nella progettazione, nella programmazione di una nuova, bella e organizzata cittadina. Una maggioranza tutta tesa al risultato elettorale, che si divide su ogni decisione e che è stata assente per oltre sei mesi dal governo della città, lasciata completamente allo sbando.
La minoranza, cioè noi, escluso sporadiche occasioni, non ha saputo organizzare intorno a questa palese difficoltà una vera e propria campagna di informazione, né ha mai organizzato una sola manifestazione per spiegare con dovizia di particolari l’enormità della inconsistenza di questa Amministrazione. Benché sia seduto nei banchi della minoranza, sento il peso del fallimento, ancora una volta, di questa amministrazione, in un paese che senza progetti, continua a sfornare disoccupati e disperazione. Dimettermi dunque da consigliere comunale è un modo per richiamare l’attenzione della gente comune, degli elettori, sul problema della classe politica, sulle scelte strategiche da compiersi. Ho più volte chiesto, voce isolata, che il Sindaco Musarò e la sua giunta si dimettessero, perché quando diventa evidente l’impossibilità di governare, è meglio tornare alle urne che iniziare un balletto di chiacchiere, interviste e interventi politici superiori che offendono la dignità del nostro fare politica. In assenza di un gesto chiarificatore in tal senso, sono io a lasciare, certo ormai di non riuscire a dare quel qualcosa in più che ero convinto di dare (evidentemente presupponendo troppo da me stesso).
Crisi del PD
Quando abbiamo costituito il PES, giugno 2007, pensavamo che fosse necessario dare una scossa al centrosinistra che, su litigiosità personalistiche, era riuscito a far cadere l’Amministrazione Coppola. Pensavamo che i partiti dovessero ancora fare quel percorso di crescita che la nuova società impone e che, al di là delle sigle, c’era bisogno di dare una svolta alle modalità e all’approccio alla politica. Arrivarono le elezioni e non riuscimmo, come era nostra intenzione, a coagulare il centro sinistra che infatti si presentò al voto diviso e demotivato, consegnando di fatto al centro destra di Musarò oltre il 60% dei consensi. Da quel momento in poi fu mio precipuo interesse ricomporre la frattura generatesi durante elezioni e ricompattare il centro sinistra di Tricase, in modo da formare un gruppo di contrasto al berlusconismo dilagante e formare una classe dirigente responsabile e capace. Dopo lunghi e faticosi percorsi ci convincemmo che un movimento nato sotto un impulso emotivo dovesse poi tentare di rientrare nei canoni tradizionali per dare maggiore forza proprio all’azione propositiva e di coordinamento.
Arrivò luglio del 2009 e quasi tutti gli aderenti al PES decisero, insieme a me, di entrare nel PD, perché da lì a poco ci sarebbero state le primarie per il nuovo segretario nazionale: era il momento giusto. Volevamo dare una nuova ventata, creare le pre-condizioni per richiamare i giovani all’impegno politico, far capire il piacere della passione per le cose ci riguardano tutti i giorni. Da allora ci siamo trovati invece impelagati in una serie di incombenze interne al partito che sinceramente mi hanno sconcertato: abbiamo parlato solo di primarie, di segreterie regionali, provinciali, organi decisionali di ogni ordine e grado. In questi giorni si parla di elezioni per il segretario provinciale e relativi organi oltre che della segreteria cittadina. Facciamo un solo esempio della difficoltà decisionale: per eleggere il segretario del PD di Tricase si dovranno prima eleggere i segretari dei circoli di Tricase e Lucugnano, con i relativi organi di segreteria che necessitano di ben 22 componenti. Il segretario cittadino, che non coincide con il segretario del circolo di Tricase, dovrà a sua volta avere il suo organo di segreteria composto da altri 22 componenti. (Il tutto mentre le varie assemblee vengono frequentate da una ventina di iscritti). Continuiamo a formare pletorici organi di partito nella speranza che questo dia un crisma di democraticità che puntualmente viene smontata dai vertici nei momenti davvero decisionali, vedi l’indegno balletto delle elezioni regionali o vedi alcune posizioni in parlamento. Insomma una piramide decisionale continuamente rivoltata, sempre alla ricerca della complicazione pur di non decidere. Nel frattempo i consumi crollano, il modello di sviluppo fin qui vincente sta mostrando tutte le sue crepe, il nostro paesello sprofonda sempre più verso i sud del mondo, la nostra vita sociale diventa sempre più sfilacciata, e noi, il propositivo partito del futuro, non abbiamo niente da dire, niente da dichiarare, perché, scusate, siamo impegnati da anni a eleggere i nostri organi di partito. Intanto Berlusconi impera, D’Alema inciucia e Blasi obbedisce.
Sono convinto di aver fatto una cosa giusta nel traghettare un movimento verso un partito, ma sono altresì determinato a non condividere questa impostazione burocratizzata della politica. Ognuno prenderà le sue decisioni in modo autonomo e soppesando il proprio percorso. Devo però segnalare che questo tipo di partito, lungi dal generare nuovi entusiasmi, dà spazio solo ai professionisti della politica, e soprattutto nelle pieghe dei vari regolamenti, a chi vuole esercitare un potere di interdizione, essendo l’autoreferenzialità l’unica modalità possibile. Quel tipo di politico non sono io, non voglio esserlo, non posso esserlo se non a condizione di una vergognosa ritirata del mio stesso io. Qui c’era da costruire una macchina efficiente, rimboccandosi le maniche per progettare, studiare, informare e invece siamo ancora alla difesa di ogni singolo avamposto: avere un delegato provinciale in un organo quasi inutile, vale più che creare una rete efficiente di conoscenze e proposte.
Cari amici, mi allontano un attimo, non sparisco, non mi dileguo, non tradisco. Sono nelle condizioni ancora di poter scegliere e cerco di mantenere sempre la mia libertà, non dovendo ancora dar conto di promesse di nessun tipo fatte a chicchessia. Sarà anche stanchezza, sarà la voglia di dedicarmi con più vigore ad altre cose, ma adesso sono convinto di dover staccare. Farò politica dal di fuori, senza voler dire che chi sta dentro sbaglia o è un arrivista: semplicemente mi sembra di poter essere più utile agli altri e anche un po’ a me stesso, stando fuori dai giochi, rimanendo un po’ più legato alle idee e meno alle poltrone.
Tricase, 2 gennaio 2010
Alfredo De Giuseppe