2011-11 "Addio Luigi" - Il Volantino

Luigi D’Aversa, se n’è andato durante una grigia domenica di novembre. Con lui se n’è andata un pezzo di storia di Tricase, quella storia civica e minore che pure coinvolge tutti.

Luigi sarà ricordato da tanti per le sue curiose invenzioni dialettiche, da “sape mie” a “le pampane”, che ne hanno fatto per mezzo secolo una delle figure più imitate, anche su pubblici palchi. A volte imitava se stesso, cantando le canzoni di Little Tony o di Celentano, sul palco della festa di San Vito o di San Luigi, ed era sempre un grande successo, una grande ovazione popolare lo acclamava.

Ma lui era anche l’eterno ragazzo che la domenica vestiva la maglia della Juventus e si metteva in porta con lo stesso ardire di Zoff, a cui voleva fortemente avvicinarsi. Ragazzi di ogni età hanno tirato almeno un rigore a quel portiere volenteroso, che si era comprato ginocchiere e paragomiti, pur di buttarsi generosamente a terra, anche sulle pietre di Piazza Cappuccini. Se parava un rigore era felice e festeggiava come fanno i campioni della TV.

In genere sembrava nervoso e furioso, ma era un ragazzo dolce, quando non era oggetto di scherno, quello scherzo insistito e inutile che fanno gli ignoranti quando credono di aver trovato un ragazzo più debole di loro.

Ma Luigi deve essere anche ricordato per quel che ha fatto come dipendente comunale, come uno dei migliori e solerti dipendenti comunali della storia di Tricase. Dopo tanti anni di vicissitudini e povertà, era stato assunto dal Comune come spazzino, operatore ecologico si direbbe oggi. Era così diventata consuetudine per tutti noi vederlo in divisa e cappello blu pulire tutto il centro storico.

Luigi non aveva un orario fisso, finiva di lavorare quando tutto era pulito. Lo vedevi inginocchiato vicino ad un albero a raccattare con le mani una cicca di sigaretta che non si raccoglieva con la ramazza. Piazza Pisanelli era per lui come il salotto per una casalinga: lo puliva con amore e dedizione, fino ad arrabbiarsi se uno sporcava dietro di lui.

Ho assistito più di una volta a improperi e lunghi rimbrotti verso chiunque (uomo, donna o assessore, compreso qualche malcapitato turista) buttasse una sigaretta per terra o sotto il terriccio di un albero. Non accettava che qualcuno rovinasse il suo lavoro; per lui tenere pulito il centro di Tricase era diventata una questione vitale e come tale la affrontava tutti i giorni, fino all’ultimo giorno lavorativo prima della pensione.

Qualche mese fa era dinanzi all’edicola di Gigi De Francesco (eterno ritrovo consociativo), mi era sembrato già ammalato, appoggiato a un bastone e ad una panchina. Mi venne spontaneo guardarmi intorno e vedere quanto fosse sporca la Piazza senza di lui, senza la sua opera. Stranamente, attraversandola tutta, osservai come in fondo quello fosse un luogo pulito, con carta e cicche nei cestini.

La piazza, con i suoi basoli lucidi, sembrava un salotto, certamente più pulito della media locale. Come se Luigi, nel suo piccolo, con la sola forza dell’umiltà, avesse insegnato a tutti noi il senso civico, il rispetto di un luogo. Come se il suo insegnamento si fosse protratto nel tempo, tramandato fra noi cittadini, nel rispetto di un uomo.

Addio Luigi, belle parate, a volte.

 

Il Volantino - 25 novembre 2011

Alfredo De Giuseppe

 

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