2012-02 "Sciagura e speranza" - 39° Parallelo
Proviamo ad uscire dal commento della crisi quotidiana e cerchiamo di capire che mondo vivremo fra pochi decenni. Innanzitutto il petrolio è destinato ad esaurirsi o comunque a costare una cifra spropositata perché sempre più difficile da estrarre. Tutti lo sanno ma c’è qualcuno dei governanti di tutto il mondo che lo mette al primo posto dei problemi generali e della propria programmazione? Eppure fra trenta, al massimo quarant’anni, sarà una questione gravissima che si porrà in maniera drammatica nella vita di tutti i giorni. Anche il gas non è infinito e chi lo avrà se lo farà pagare sempre di più. C’è un sistema globale dell’energia da rivedere e nessuno se ne occupa. Come una nave da crociera in mano al comandante Schettino.
C’è il dato della sovrappopolazione mondiale che ormai non viene quasi più menzionato da nessuno, escluso qualche agenzia sovrannazionale. Una previsione realistica è quella che vede la popolazione raggiungere i 9 miliardi già nel 2040. Una numero impressionante di persone, tutte informatizzate, tutte desiderose di standard elevati di consumi. Fino a qualche anno fa c’era un mondo ben diviso; da una parte l’occidente ricco, circa il 20% degli abitanti della terra, e tutti gli altri poveri. Oggi tutti vogliono essere ricchi, o almeno non morire di fame, mentre le risorse naturali fin qui utilizzate sono già alla fine.
La spesa nella ricerca militare e in generale nel rinnovo degli armamenti supera di gran lunga qualsiasi altra voce di spesa a livello mondiale. Solo gli Stati Uniti spendono circa 650 miliardi di euro l’anno, l’Unione Europea nel suo piccolo ne spende circa 350. Attenzione, 350 miliardi di euro spesi in riserve strategiche ed eserciti che si spera non entreranno mai in funzione. E pura follia o no? Avete sentito qualche importante partito gridare “basta”? E la Chiesa? E le istituzioni nate nel mondo alla fine della II Guerra Mondiale? Siamo seduti su un arsenale atomico affidato per lo più a pazzi invasati di potere capaci di tutto pur di mantenerlo.
C’è la progressiva dipendenza dell’uomo dalle macchine. Il progresso così repentino potrebbe portare ad una vera e propria mutazione: parti dell’uomo saranno sostituite da parti elettronicamente guidate e da micro-chips installati dappertutto. E’ in pericolo la natura stessa dell’uomo, come l’abbiamo conosciuto fin qui. E tutto questo su miliardi di persone che si ritrovano a gestire su se stessi un’elettronica sempre più avanzata in modo inconsapevole, cosa che provocherà grandi sconvolgimenti a livello sociale.
Questi alcuni dei temi che riguardano il futuro prossimo e che coinvolgono in modo terribile l’ambiente, l’organizzazione degli Stati e il sentimento filosofico/etico della nostra specie.
Questa visione da Blade Runner (vedere il film, please), dove replicanti minacciano un mondo tetro e claustrofobico, è davvero tutto ciò che ci aspetta? E’ insomma una sciagura annunciata che non può essere impedita o contrastata in nessun modo? No, si può e si deve fare. C’è qualcosa che dobbiamo cominciare a fare, premettendo però che non ci sono ricette o ideologie già pronte all’uso perché siamo di fronte a situazioni nuove, mai affrontate dall’umanità prima di oggi. Innanzitutto rendere il popolo nel suo complesso molto più consapevole della situazione che a breve dovrà affrontare. A quel punto sarà naturale affidare i governi di tutto il mondo a persone che abbiano ben chiaro il cammino dell’uomo e che siano capaci fra loro di parlarsi e programmare: eliminare i vari G7 e G20 e fare dell’ONU un vero campo di battaglia, un vero momento di riflessione globale, dalla cui assemblea devono essere prese le decisioni strategiche che valgono per tutti (e senza opzioni di veti incrociati). Dobbiamo pretendere dai nostri media un maggiore approfondimento delle questioni dirimenti il futuro dell’umanità, perché diventino attualità nel dibattito culturale. Infine nel nostro piccolo dobbiamo organizzarci per vivere in modo più ecologico, per dire no al progresso senza prospettive, per lottare contro le nuove potenze dispotiche. Dobbiamo in ogni comunità trovare gli spazi per un nuovo inizio. Noi umani abbiamo ancora un futuro, ma da ora in poi dobbiamo cambiare molte cose, cambiare un po’ anche noi stessi, prima che qualcuno ci trasformi in replicanti.
39° Parallelo, Febbraio 2012
Alfredo De Giuseppe