2013-10 "Idee dopo il berlusconismo" - 39° Parallelo
Si sta discutendo, fosse solo per rimanere nel vago, se il ventennio berlusconiano sia finito con la condanna definitiva del Titolare, con la sua sconfitta personale nel voto di fiducia al Senato del 2 ottobre 2013. Personalmente credo di no, soprattutto perché non è finito il berlusconismo, una modalità antica/moderna di blandire il popolo senza mai cambiare davvero nulla. Ma non è di questo che vorrei parlare ma di come si possa uscire dall’agenda dettata dal Berlusconi-pensiero e come debbano comportarsi gli uomini di buon senso di questo Paese. L’Italia è in crisi, come tutto l’Occidente, per la sua endemica difficoltà di uscire da un modello che andrebbe rivisto, corretto, a volte rivoluzionato. E per rinnovarsi e avere nuove spinte ideali, bisogna avere nuovi progetti, bisogna creare forze coese su principi base di una nuova socialità. Facciamo degli esempi: una forza politica che voglia governare il futuro deve prendere atto che non si può rinunciare al welfare, conquista assoluta dell’uomo moderno dell’ultimo secolo, ma deve tagliare tutto ciò che non ha più senso. Cominciamo dall’Esercito: basterebbe una forza comune europea di difesa, poco costosa, poco interventista, molto discreta (non c’è nessuno che ci vuole invadere ma abbiamo una marea di generali pronti alla…pensione d’oro). L’Italia ha diversi Corpi Militari: possibile che non si possa ristrutturare un costo così rilevante, magari accorpandone qualcuno? Se l’Europa diventasse un entità meno eterea, che senso avrebbero le regioni italiane visto che l’Italia sarebbe una Regione dell’Europa? Non è blasfemia dire che dal 1970, anno di introduzione delle Regioni, è solo aumentato il debito pubblico e soprattutto la confusione istituzionale. La proliferazione di competenze ha favorito una diffusa corruzione, aumentato le differenze fra Nord e Sud, ma soprattutto ha creato una classe politica professionista, che diventata casta, non accetta più una sua vera riforma. La Sanità non può essere lasciata agli individualismi e alle bocche fameliche del sottobosco imprenditoriale-politico, ma deve essere coordinata a livello centrale, unico sistema per dare continuità, certezze e risparmi. Possibile che nell’epoca di Internet il cittadino debba fare decine di code, documenti, carte e timbri e aspettare lunghi mesi per prenotare una semplice TAC? E poi avere Regioni dove ti curano e altre dove ti uccidono?
Si può parlare di scuola e di una sua vera riforma in senso di aggiornamento, di nuove strutture, di nuovi programmi, magari allineati con quelli europei e dove sia possibile imparare una lingua comune per tutti gli Stati. Si potrebbe inserire in un serio programma di governo un nuovo linguaggio sull’ambiente, spesso utilizzato solo a fini propagandistici e mai realmente attuato, anche nelle sue forme più spicciole. L’elenco potrebbe allungarsi di molto, vedi Comuni da accorpare, Provincie, ATO, Unioni, Aree Vaste, Consorzi e altri Enti inutili, ma questo non vuole essere un manifesto elettorale. Qui si vuole solo affermare che il berlusconismo, sinonimo di vuoto unito a immagine, può essere definitivamente superato solo da un nuovo progetto di società, da nuovi soggetti capaci di imprimere nuovi entusiasmi e nuovi valori. Impresa non facile considerato che questi ultimi vent’anni, organizzati attraverso i palinsesti televisivi, hanno contaminato gran parte della nostra società, hanno corrotto le menti, hanno modificato i comportamenti etici, hanno distrutto la nostra Storia e la nostra bellezza. Ma adesso è arrivato il tempo di provarci.
39° Parallelo – Ottobre 2013
Alfredo De Giuseppe