2015-06-20 "La Tricasinità politica" - Il Volantino
Risposta ad “Una storia diversa, caro Alfredo” di Andrea Ciardo
Non vorrei attenuare l’entusiasmo del giovane Andrea Ciardo per il PD, le sue sagre, i suoi riti e le sue proposte e quindi tralascio tutto quanto riguarda la vita interna del PD e di come si sia giunti a queste elezioni. Ci sarebbe tanto da dire (basta pensare a candidature passate da figlio a padre, causa condanna penale) ma non era questo il tema del mio articolo precedente.
Andrea afferma di non aver ben compreso il senso di quell’intervento dal titolo “Tricasinità modesta”, eppure la genesi e lo scopo dell’articolo era alquanto semplice. Durante l’ultima campagna elettorale era risuonato sia nei candidati sia in alcuni “pensatori”, anche attraverso i social network, l’idea che la nostra cittadina dovesse esprimere un proprio consigliere regionale, per il semplice motivo che “Tricase lo merita”. Tale pensiero, spesso condiviso dal semplice cittadino, non trova alcun riscontro nelle dinamiche di avvicinamento al voto, poiché una candidatura forte non si costruisce in quindici giorni. Pur non avendo mai creduto a questa presunta primogenitura tricasina, specie in assenza totale di una politica condivisa sul futuro del Basso Salento, davo questa semplice lettura delle vicende elettorali di casa nostra e non mi sembra che dalla risposta di Andrea ne emerga una diversa. Faccio un esempio ancora più esplicativo: se davvero la candidatura dell’Assessore Fracasso era tanto importante da diventare quasi istituzionale – vedi lettera del Sindaco – e quindi da essere condivisa e accettata da tutte le forze della maggioranza non mi risulta che si sia tenuto un qualche incontro, dibattito, discussione, magari qualche mese prima, per compattare le varie anime del PD e della sinistra intorno a quella candidatura (e le recenti pesanti dichiarazioni di Guerino Alfarano del PD ne sono la conferma ufficiale).
In ogni caso, se alle precedenti Regionali del 2010 Giuseppe Iacobelli aveva ricevuto a Tricase 946 voti e Chiara Vantaggiato 735, al voto del 31 maggio Fracasso è giunto ottavo in una lista di dieci, prendendo 835 preferenze a Tricase, Nuccio si è fermato a meno di quattrocento e Piceci per tutto il centro destra intorno a cinquecento. Risultati modesti, modestissimi. Non ho parlato del M5S perché obiettivamente non era entrato in questa polemica tutta paesana.
Sui motivi per cui da anni Tricase non riesce ad esprimere una candidatura forte alle Regionali e alle Politiche si potrebbe aprire un bel dibattito, questo si costruttivo e funzionale. Una fase nuova della vita cittadina che dovrebbe vedere in primis il PD uscire dal cono d’ombra attuale, mettere in piazza i propri pensieri, discutere dei problemi concreti confrontandosi anche con altre forze senza nascondere la testa sotto la sabbia, in attesa di una nuova visibilità, oserei dire di una nuova poltrona. Una speranza vana, a quanto pare.
Il Volantino - 20 Giugno 2015
Alfredo De Giuseppe
UNA STORIA DIVERSA...
di Andrea Ciardo
Una storia diversa, caro Alfredo...
Caro Alfredo, Ho letto più volte la tua nota sul Volantino di sabato 6 giugno 2015, cercando di capire la tua posizione in merito alle elezioni regionali appena passate. Purtroppo devo ammettere che non ne ho capito il senso. Ecco perché vorrei raccontarti la storia di questa campagna elettorale, vista con i miei occhi, ovvero quelli di un ragazzo di 23 anni innamorato della Politica (non è un errore di battitura: la politica, quella di cui sono innamorato, ha la P maiuscola). La scorsa campagna elettorale è stata una fra le più lunghe – almeno per il centrosinistra – che la Puglia ricordi: abbiamo iniziato nel settembre 2014, preparando le primarie che avrebbero segnato il cambio di rotta di una storia che durava da dieci anni. Poi la data del 30 novembre 2014: i cittadini pugliesi che si riconosciuti nei volti e nelle idee di Michele Emiliano, Dario Stefano e Guglielmo Minervini, hanno ribaltato le aspettative su una presunta scarsa affluenza che avrebbe dovuto “inquinare” quel meraviglioso processo democratico. Dal primo giorno di dicembre, poi, è iniziata la lunga corsa di Michele Emiliano e di tutto il centrosinistra unito: non son mancate certamente polemiche e “attriti”, ma le idee e la voglia di lottare per una Puglia protagonista del Meridione erano tali da passare oltre le difficoltà. Una campagna elettorale certamente diversa dalle altre: abbiamo deciso di intraprendere un percorso che avrebbe portato ad un programma veramente partecipato, frutto dell’incontro e del confronto dei cittadini pugliesi, costruito in sei diversi appuntamenti (uno in ogni provincia) chiamati “sagre del programma”. C’è chi ha fatto ironia sul nome, c’è chi ha deriso queste iniziative, c’è chi le ha guardate con sufficienza. Invece le sagre sono state l’occasione di sperimentare un nuovo modello di partecipazione (il tutto supervisionato da una società terza di Bologna che ha avuto il compito di certificare la trasparenza delle discussioni riportate in contemporanea sul report cartaceo). Io, che ho avuto la possibilità di far parte dello staff e dell’organizzazione di quella leccese, ho visto entusiasmo, passione, competenze, idee, ho visto deputati sedere allo stesso tavolo con giovani studenti e ricercatori (che strana cosa eh? Eppure qualcuno dice che son tutti uguali. Strano!), ho visto discussioni di un livello altissimo, ho visto voglia di fare, ho visto gli occhi di chi ci credeva e ci crede ancora. E con un po’ di “orgoglio”, ho visto partecipare alla sagra leccese anche alcuni tricasini, tra cui il Capogruppo PD Carmine Zocco, l’avv. Nunzio Dell’Abate, l’ass. Sergio Fracasso ed altri amici e compagni del circolo PD di Tricase. Li ho visti mettersi al servizio della comunità, li ho visti discutere e confrontarsi, li ho visti impegnati insieme ad altre 500 persone a “costruire” quelle istanze dal basso che sarebbero andate direttamente nelle mani di Michele Emiliano a fine giornata. Sono orgoglioso del fatto che, fra le pagine del report più lungo, ricco e partecipato di tutta la Puglia, ci sia stato anche il contributo dei Tricasini che, come me, erano li a testimoniare la voglia di lavorare insieme per la Puglia. Poi è venuto il momento della costruzione delle liste dei candidati consiglieri della coalizione del centrosinistra, compito spettante in primis a quelle comunità politiche che ogni giorno vivono il territorio: i partiti. Il Partito Democratico, non senza difficoltà, ha costruito una lista in grado di rappresentare le diverse anime e i diversi territori, ha raccolto le adesioni di militanti e dirigenti che hanno voluto essere in prima linea in difesa dei valori del PD della Provincia di Lecce, ha visto la collaborazione dei circoli di tutta la Provincia nell’individuare le figure da inserire in lista. Certo, le polemiche interne ci son state, le discussioni hanno assunto toni accesi, ma la bellezza del PD risiede proprio in questo, in quel pluralismo che, a volte, ci porta anche all’esasperazione ma che ci permette di vivere il partito con contenuti, con passione, con il confronto necessario. Ecco perché non ci sto a sentire che il PD è “inerme”, che il PD è composto da persone che avevano “il proprio amico del momento, senza nessuna condivisione che non fosse la ricerca di una sveltina da consumare nel piacere del proprio ego”: durante le assemblee del nostro circolo cittadino ho visto ben altro, caro Alfredo. Abbiamo discusso sulle modalità di partecipazione alla campagna elettorale dei nostri iscritti e simpatizzanti. Credo che se tu fossi venuto agli incontri da noi organizzati, avresti visto militanti interrogarsi su quali potessero essere le prospettive di sviluppo del Capo di Leuca, avresti visto un circolo interrogarsi sulla possibilità di partecipare con un nostro volto, con una nostra storia da raccontare, avresti visto militanti assumersi la responsabilità di partecipare a queste elezioni senza un c.d. “candidato locale” perché consci del fatto che la politica significa contributo, significa servizio, non significa necessariamente “contarsi”. E lo abbiamo fatto dimostrando la forza di un circolo vivo, che nell’ultimo anno ha visto aumentare i propri consensi. Certo, in primis per il Partito Democratico e poi per i candidati di altre città: proprio perché, come tu stesso hai ricordato, non ci si candida per rappresentare Patù, Melpignano, Lecce o Tricase. Ci si candida per rappresentare un territorio, una comunità, un’idea che vuole essere protagonista. E questo vuol dire “ordine sparso”? Io vedo un Partito che a Tricase ha “vinto” le elezioni, un circolo che ha saputo dialogare con i cittadini. Ben venga la diversità nell’esprimere la preferenza per questo o per quel candidato: son tutte persone che raccontano esperienze diverse, ma sempre nei confini del Partito Democratico. Questo non vuol dire che non ci siano problematiche da risolvere: il PD, da questo momento, deve essere in grado di costruire una visione politica a lungo termine, capace di dialogare con i cittadini di Tricase e di trasformare le istanze recepite in pratica politico-amministrativa. Hai ragione quando dici che la festa è finita da anni: bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare affinchè si ritorni a ricoprire quel ruolo centrale nel Capo di Leuca che da troppo tempo abbiamo lasciato vacante, mettendoci magari a disposizione delle comunità limitrofe, facendo squadra, senza “snobbare” nessuno. Se saremo in grado di far ciò, torneremo ad essere quel “faro del Capo di Leuca” che oggi è spento, ma che domani deve tornare ad illuminare la strada dello sviluppo sociale e territoriale della nostra comunità.
di Andrea Ciardo
Coordinatore Giovani Democratici Tricase - il Volantino 13 giugno 2015