2016-01-23 "ASSOLTO PER ADUNANZA SEDIZIOSA" - Il Volantino

Probabilmente alcuni lettori de “il Volantino” ricorderanno un mio intervento nel febbraio 2015 in cui denunciavo di essere stato condannato con Decreto Penale per aver organizzato e promosso un incontro fra i cittadini della zona 167 di Tricase, senza la preventiva autorizzazione dell’Autorità di Polizia. Rimetto in fila i fatti per come si sono effettivamente svolti e chiariti in sede processuale nella seduta del 21 dicembre 2015:

  • Il Comune di Tricase tenta con un progetto datato 2007 di dare una sistemata alla degradata zona delle case popolari, ma fa un clamoroso autogol: pur di rispettare un progetto sbagliato, ghettizza in via permanente i residenti con la chiusura di una strada e la costruzione di un’inutile marciapiede/passeggiata/pista ciclabile di circa 400 metri e che non si collega con nient’altro;
  • Nel marzo 2013, mentre ancora ci sono le ruspe e le maestranze, raccolgo documenti, progetti oltre ad alcune lamentale dei residenti e scrivo un articolo dal titolo “Lavori in corso…pessimi”
  • Nell’aprile 2013 un gruppo di residenti fa copia e incolla del mio articolo, lo trasforma in petizione sottoscritta da circa 60 persone e lo presenta all’attenzione dell’Amministrazione Comunale; il Sindaco prontamente risponde sul Volantino: “facciamo finire questi lavori come previsti dal progetto, poi troveremo una soluzione”;
  • Trascorrono alcuni mesi, i residenti sentono aumentare il disagio provocato dalla conclusione dei lavori senza che nessuno raccolga le loro proteste e decidono di organizzare una piccola manifestazione proprio sul marciapiede della discordia;
  • Uno dei residenti si reca presso il Comando dei Vigili Urbani e protocolla una comunicazione in tal senso per il 10 novembre 2013, piove a dirotto, la manifestazione viene rinviata alla domenica successiva;
  • Non viene nessun vigile a controllare, nessuno pensa di fare nuova comunicazione anche perché si intuisce subito che sarà una riunione con pochissime persone e comunque sembra quasi un incontro condominiale, una cosetta senza alcun clamore mediatico, dove gli unici invitati oltre al sottoscritto sono i consiglieri comunali di maggioranza e minoranza (ce n’erano solo due);
  • La riunione sortisce un incontro formale con il Sindaco presso la Casa Comunale che di fatto non modifica alcunché, che però certifica ulteriormente che c’è un movimento di protesta fra i cittadini del cosiddetto Bronks;
  • Il Sindaco in sovrappiù chiama il Comandante dei Vigili e chiede formalmente se quella riunione fosse stata autorizzata (anche se poi scriverà che non era certo sua intenzione arrivare a incriminazioni penali);
  • Il Comandante fa una breve istruttoria, vede che l’articolo pubblicato coincide con la petizione e invia documentazione alla Procura della Repubblica, che d’ufficio, senza mai che fossi sentito da nessuno, mi condanna a una sanzione di 3.900 euro e la menzione sul Casellario Giudiziario; sembrava uno scherzo e invece era kafkianamente vero;
  • Il processo tenutosi, su mia opposizione, presso il Tribunale Penale di Lecce ha definitivamente chiarito che era stato il movimento spontaneo dei residenti ad organizzare tale incontro (dimostrato dalle testimonianze e da una serie di documenti fra cui la comunicazione ai vigili, la petizione sottoscritta dai residenti e gli stessi articoli de “il Volantino”) e che io non potevo essere condannato per il solo fatto di aver scritto un commento su tutta la vicenda; in effetti si era trattato di una piccola e pacifica assemblea, con poche persone e senza alcun risvolto legato all’ordine pubblico;
  • Sono stato assolto “per non aver commesso il fatto”, dovendo però affrontare un inutile processo, costi e dispendio di tempo mio e di altre sei-sette persone;
  • Tale processo però ha raggiunto un altro importante scopo: i residenti della 167 in questi mesi hanno pensato che è ormai inutile lottare per il proprio diritto di essere uguali agli altri cittadini di Tricase; non vogliono essere coinvolti in questioni di Legge e hanno accettato la conclusione che il Potere (anche al di là delle singole persone) ragiona sempre e soltanto a protezione di se stesso e che tutto il resto non conta;
  • Il marciapiede, l’assurda cesura che li ha ghettizzati oltre a quanto già lo fossero per altri e più importanti motivi è ancora lì, forse nessuno se ne occuperà più. Lo scopo principale dell’intimidazione nei miei confronti è stato raggiunto: i cittadini, specie i più deboli, devono subire in silenzio, anche un semplice flash-mob potrebbe essere pericoloso, la città non corre più il rischio di vedere la zona 167 integrata con negozi e attività varie, che i residenti stiano tutti buoni e tranquilli, si eviteranno almeno un processo.
  • Io personalmente non mi sono mai intimidito e per quanto mi sarà possibile continuerò a seguire una faccenda che mescola degrado e arroganza, una progettualità concettuale e non pragmatica, una filosofia di arretratezza.

il Volantino - 23 Gennaio 2016

Alfredo De Giuseppe

 

Stampa