2021-10 Recensione del libro "DOTTORE, VIENI A CASA MIA" - 39° Parallelo

Come raccontare con leggerezza una passione lunga quarant’anni

Ho ricevuto in omaggio e letto con interesse il libro scritto da Luigi De Francesco, dal titolo “Dottore, vieni a casa mia”, un’autoedizione, un bel volume di 243 pagine, stampato presso “grafiche Giorgiani” di Castiglione. Un lavoro che ha, fra gli altri, il merito di uscire all’inizio del 2021, in piena pandemia Covid-19, durante la quale si è molto discusso di sanità pubblica, del ruolo del medico di famiglia, della disgregazione di questa figura, all’interno di una logica sempre più aziendalista e sempre meno vicino ai bisogni del paziente.

Chiarisco subito che il libro sfiora appena questa disputa, perché in definitiva l’autore non vuole scendere nell’agone polemico del momento, ma offrire la propria esperienza, parlare del sé stesso medico e della comunità che dal 1978 al 2018 l’ha accolto, seguito e amato. E cerca con dovizia di particolari di spiegarne le recondite motivazioni.

Pur non volendo essere una semplice autobiografia, finisce per esserlo, almeno nei particolari della sua lunga attività professionale, svolta a Montesano Salentino. Perché De Francesco, fin dalle prime pagine, dichiara un amore profondo per il suo lavoro e fa capire che non è una revisione nostalgica di chi è appena andato in pensione, ma una passione profonda e sincera, sbocciata fin da subito, anche quando sentiva la sua inesperienza come peso ansiogeno rispetto alla collettività. Per lui “quello del medico è un bellissimo mestiere e va vissuto sempre come un privilegio”.

De Francesco, confidenzialmente Gigi, è nato a Tiggiano, primo di otto figli, laureato presso l’Università La Sapienza di Roma nel novembre 1977, riceveva l’incarico di Medico Condotto nell’ottobre del 1978, direttamente dal Consiglio Comunale di Montesano. Sembra davvero un altro pianeta quello che racconta: tutti i consiglieri comunali presenti, oltre alle autorità del paese, i suoi predecessori e i parenti, tutti lì emozionati, ad attendere la nomina del “medico condotto interino”, che poi era anche l’Ufficiale sanitario della municipalità. Ci tiene a precisare che proprio nel 1978 fu istituito il Servizio Sanitario Nazionale, che avrebbe potuto accettare un ruolo presso l’ufficio di Igiene Pubblica, ma preferì rimanere nel suo ruolo, che divenne così medico ex-condotto (con uno di quegli ossimori che se non fossero italiani sarebbero inconcepibili).

Per buona parte del libro, il dottor Gigi De Francesco affronta con una certa accuratezza e in più capitoli le funzioni del medico di famiglia, affermando sistematicamente quanto sia importante il rapporto con la persona che va ben oltre la cura della malattia, ma certamente più originali sono le descrizioni delle visite a domicilio, che lui affrontava presso i suoi pazienti anziani con cadenza mensile, con tutto il corollario di parole gentili, inviti, attese e cortesie. 

La parte più notevole, e forse sorprendente del libro, è quella dedicata agli inviti, le richieste scritte e le sollecitazioni sulle ricette che i suoi pazienti lasciavano nella cassetta della posta. C’è di tutto, errori grammaticali compreso, ma c’è anche la semplicità delle nostre genti pre-social, la capacità di comunicare qualcosa con due parole, l’intima corrispondenza fra un medico attento e un paziente devoto.  Così il libro riporta decine e decine di foto con i commenti più disparati a cominciare da un anonimo “Dottore, vieni a casa mia” fino a “Visita a Contaldi a capagna” passando per “ Concietta via Acuila –urgente”. Ma ancora più esilaranti sono le centinaia di annotazioni fatte direttamente sulle scatole esterne dei medicinali, portati a mo’ di  nuova prescrizione: “per calmarsi dal tremito”, “tubetto da scalmare al piede” oppure “per dolori di reni e vescica e culite” e così via.

La vera sorpresa del libro non sono le sgrammaticature dei pazienti, quanto l’incredibile costanza di De Francesco nel conservare tutto, anche le carte più insignificanti (lui le chiama pizzini o cartuscelle), tutte ben conservate e scannerizzate a colori nel libro. Una pratica che denota non solo l’amore per la propria attività, ma anche quel modo ironico e divertito di affrontare una giornata, di ricevere chiunque con lo sguardo positivo.

Un libro da leggere e sfogliare prima per capire cosa potrebbe essere la medicina di base (se qualcuno volesse farla funzionare), e poi per apprezzare un lavoro di ricerca antropologico e semantico. Cose del resto ben affrontate sia dalle introduzioni del Dott. Donato De Giorgi, Presidente dell’ordine dei Medici della provincia di Lecce , di quella del Dott. Claudio Maria Maffei, Specialista di igiene e medicina preventiva dell’Università delle Marche e soprattutto dalla profonda Post-fazione di Donato Margarito (che forse avrei davvero impaginato alla fine del libro).

Non conosco personalmente Gigi De Francesco e questo spero non sia un’aggravante patologica, da curare subito.

39° Parallelo Ottobre 2021

Alfredo De Giuseppe

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