2024-12-21 "5- CANDIDO BESTIARIO SETTIMANALE"

 

Il giornale “POLITICO Europe”, edito a Bruxelles, ha eletto la nostra Giorgia Meloni come persona più potente d’Europa per l’anno 2025. Il premio si chiama “Europe 28” perché ogni anno viene stilata una classifica di 28 personalità politiche selezionate tra coloro che esercitano un’influenza pubblica sulla vita politica/sociale all’interno dell’Unione Europea. Tale riconoscimento, partito nel 2016, era andato tra gli altri nel 2019 a Matteo Salvini e nel 2022 a Mario Draghi.

A parte l’ironia non colta del titolo, “Strongman” (L’uomo forte), probabilmente in Italia non è stato tradotto tutto l’articolo ma solo la parte dell’incoronazione. Infatti leggendolo tutto, l’articolo è molto critico sulla storia della neofascista Meloni, capace, questo sì, di approfittare della debolezza dei centristi neoliberali in Francia e Germania che evocano a parole principi e valori, ma li mettono da parte quando si tratta di mantenere il potere. Ciccarelli sul Manifesto specifica: “La chiave dell’articolo, oscurata in Italia da quasi tutti i media, è questa: l’opportunismo, scambiato per realismo, delle élite europee e dei meloniani conviene a entrambi. Bruxelles non metterà all’Italia i bastoni tra le ruote come in passato sulle leggi liberticide e contro la giustizia. In cambio Meloni garantirà all’UE il consenso sulla svolta dell’economia di guerra che si prepara nel 2025 con l’istituzione di un fondo comune per «la difesa».

Oltre al cinismo dei Liberaldemocratici, “POLITICO” è molto severo nei confronti della Meloni (molto più della media dei nostri giornali) evidenziando le scelte illiberali del suo governo, che offre delle soluzioni all’autoritarismo diffuso e all’avanzante xenofobia del nostro continente. Infatti dall’articolo emerge con forza l’omogeneità ideologica tra il postfascismo e la liberaldemocrazia per quanto riguarda lo sciovinismo anti-migranti. Meloni assicura anche il consenso sul nuovo patto di stabilità fatto di tagli e austerità che entrerà in vigore l’anno prossimo. E poi speriamo che ce la mandi buona per i prossimi decenni.

Sempre per chi volesse tradurre interamente l’articolo di «POLITICO» vedrebbe ribadito come uno dei punti ciechi della diffidente intesa tra «liberali» e meloniani si chiami Trump. L’Europa è esposta alle frustrazioni di un pericoloso reazionario a capo di un paese risentito. Meloni non può illudersi che basti l’amicizia di sguardi e bacetti con Elon Musk. Il suo ideologo di riferimento, Steve Bannon le ha mandato in questi giorni un messaggio: la preferiva quando era al 3% e non provava a imitare Angela Merkel.

Insomma, essere definito “l’uomo più potente d’Europa” può non essere un complimento, ma l’avvertimento di un problema. Del resto anche Trump, quasi in contemporanea, è stato eletto “L’uomo dell’anno” dalla rivista “Time”. Per quanto queste classifiche possano essere discutibili, sono l’evocazione di un comune sentire, il frutto di una contemporaneità pericolosa, di una deriva poco rassicurante. Inoltre, se parliamo di uomini potenti, lo furono anche Mussolini, Hitler e Stalin, ma certamente non li possiamo declinare in senso positivo. Essere potenti è di per sé un concetto pericoloso, fastidioso e dissonante rispetto alla ricerca di una nuova stabilità pacifica tra le umane società.  

 FB 21 dicembre 2024

alfredo de giuseppe

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