2024-08-17 "Dal Congo vi parla Lumumba"

Rimango convinto che la Storia geo-politica dal secondo dopoguerra ad oggi andrebbe studiata a fondo prima di lanciarsi in critiche, giudizi e soprattutto in guerre. Questa parte di Storia, che proviene naturalmente da altre Storie, dovrebbe diventare obbligatoria a scuola, ma anche fonte di conoscenza per ognuno dei tanti aspiranti Onorevoli e Senatori, che nominati spesso per amicizia, parentela e affiliazione, nulla sanno di ciò che è successo davvero negli ultimi decenni.

La storia del Congo e del suo primo Presidente del Consiglio, Patrice Lumumba, merita, ad esempio, di essere raccontata, per intuire meglio le dinamiche odierne di quella parte d’Africa e di questa parte d’Occidente.

Patrice Lumumba era nato nel 1925 nell’allora Congo belga (l’attuale Repubblica democratica del Congo). Da autodidatta iniziò a interessarsi della storia, non solo africana, e si avvicinò anche alle scienze politiche e alle dinamiche internazionali. Divenne giornalista, poi attivista politico per l’indipendenza da un colonialismo spietato e razzista che durava ormai dal 1885. La casa reale belga considerava il Congo come il Giardino di casa (anche se era 76 volte più grande del Belgio stesso). Nel 1958 Lumumba creò il Movimento Nazionale Congolese (MNC) e in questa veste partecipò alla conferenza panafricana di Accra. Al ritorno riuscì ad organizzare una riunione per rendere conto dei lavori della conferenza, nel corso della quale rivendicò l'indipendenza di fronte a più di diecimila persone. Dopo varie vicissitudini, sommosse con morti, arresti e conferenze internazionali, il Belgio nel 1960 accordò l’indipendenza al Congo.

Era il 30 giugno 1960, cerimonia di proclamazione dell’Indipendenza, Joseph Kasawubu era stato nominato il nuovo Presidente della Repubblica con il consenso di Re Baldovino, mentre Presidente del Consiglio era stato eletto con il grande favore del popolo proprio il giovane Patrice Lumumba. Dopo aver ascoltato i soliti discorsi di circostanza, di riverenza e cortesie, dimenticando di fatto le atrocità degli europei, Lumumba, fuori dal protocollo, prese la parola e pronunciò un discorso che divenne famoso, oggetto nel tempo di numerose citazioni e pubblicazioni.

Ne riporto qui uno stralcio:  

[…]  Siamo orgogliosi sino nel più profondo del nostro animo, di aver dato vita ad una lotta che è stata di lacrime, sangue e fuoco, perché si trattava di una lotta nobile e giusta e necessaria per por termine all’umiliante schiavitù che ci hanno imposto con la forza. Questa è stata la nostra sorte in ottant’anni di regime coloniale e le nostre ferite sono troppo fresche e dolorose per poter essere cancellate dalla memoria. Potremo dimenticarcene noi che conosciamo il lavoro estenuante che non ci permette di soddisfare la nostra fame, vestire e abituare con dignità, educare i nostri figli come si richiede?

Abbiamo visto la nostra terra occupata in base a leggi che sancivano solo il diritto della forza. Leggi che non erano mai le stesse per i bianchi e per i neri. Leggi che erano accondiscendenti e comprensive per gli uni, ma crudeli e disumane per gli altri.

[…] Ma oggi le inenarrabili sofferenze spirituali e corporali inferte dall’oppressione coloniale sono finite. Oggi viene proclamata la Repubblica del Congo, e il futuro del nostro amato paese è nelle mani della sua gente. Oggi inizia un’altra lotta. La lotta per la pace, la prosperità e la grandezza del nostro paese. La lotta per i diritti civili, la giustizia civile, la giustizia sociale e la giustizia economica. Non lesiniamo sacrifici per assicurare il successo della nostra grande impresa!

Rispettiamo senza condizioni la vita e la proprietà degli abitanti del nostro paese, compresi gli stranieri. Se questi ultimi non si comporteranno degnamente, verranno espulsi in maniera legale. Ma se invece si comporteranno bene, dovranno essere lasciati in pace, perché lavorano anch’essi per la prosperità del paese. Ricordiamo che l’indipendenza del Congo è un passo decisivo verso la liberazione dell’intero continente africano. Viva l’Indipendenza dell’intera Africa unita! Viva l’Indipendenza del Congo sovrano!

IL discorso chiaro e forte di Lumumba, benché conseguenza naturale di lunghe e dolorose lotte, allarmò l’Occidente e di fatto decretò la sua fine. Già a luglio la regione mineraria del Katanga proclamò la propria secessione con l’appoggio del presidente Kasawubu e naturalmente del governo belga. Dopo solo tre mesi, a settembre del 1960, un colpo di Stato organizzato da Stati Uniti e Belgio rovesciò il governo di Lumumba. I ribelli katanghesi, sostenuti dai servizi segreti occidentali, dopo una serie di attacchi ferocissimi in tutto il Paese e nella capitale Kinshasa, a dicembre sequestrarono Lumumba in fuga verso il sud. La popolazione insorse, ma il 17 gennaio 1961 uno squadrone misto di militari congolesi e mercenari belgi lo fucilò, dissolvendo il suo cadavere nell’acido. Nei giorni seguenti, molti dei suoi sostenitori furono giustiziati, sempre dagli stessi plotoni d’esecuzione.

Dal 1961 al 1997 il Congo fu guidato da una dittatura spietata, corrotta e filo-occidentale, guidata dal generale Mobutu. Dopo la pubblicazione di alcuni libri sulla sua morte, il governo belga, negli anni duemila ha chiesto scusa alla famiglia di Lumumba per la “propria apatia e neutralità”, negando ancora una volta la sostanza delle proprie gravi responsabilità. Negli ultimi anni sono stati ritrovati pezzi del suo corpo, un suo dente è stato restituito solo nel 2022 dal Belgio alla Repubblica Democratica del Congo.

La breve storia di Lumumba è sintomatica dell’ipocrisia del democratico Occidente. La vicenda politica del giovane Primo Ministro congolese, prima ancora del tragico epilogo, ha un respiro di livello mondiale: come capo di un governo legittimo, infatti, Lumumba aveva chiamato in suo aiuto, primo leader nella storia africana, le Nazioni Unite, per cercare di risolvere il conflitto secondo le nuove regole internazionali post belliche. Naturalmente il suo segnale fu volutamente ignorato, nell’indifferenza generale.

Quale sia il modello di “democrazia occidentale” da esportare rimane un mistero nascosto tra le pieghe del militarismo e quelle delle Borse mondiali.

Agosto 2024

Alfredo De Giuseppe

 

 

 

 

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