2025-01-31 "Essere La Pupazza*" - il Volantino
(da padre a figlia)
È molto difficile parlare de “La Pupazza”. Specialmente se poi dicono che sei il padre. Non è facile, dentro la sua voracità creativa, trovare il limite, direi il fondo artistico e quindi attribuirle un ambito ben definito e valutabile. Lei al contempo potrebbe dipingere un’intera cattedrale e scrivere mille pagine di fantasie, poesie, liriche. Lei è ancora un work in progress ma so che, come un novello Michelangelo pop, affrescherebbe una qualunque Sistina in una decina di giorni, con una velocità inattesa, con la mano che pare possa ruotare in automatico per lunghe ore, pur rimanendo ben collegata all’idea portante, a quella che potrebbe definirsi una maestria innata, fondata su chissà quale antico gene. A lei sembra di sognare spesso le donne dell’antico Egitto ed è convinta che le sue curve, il suo naso, le sue labbra provengano da quella parte d’Africa. Potrebbe essere.
Tutto è possibile nella mescolanza delle razze salentine, sponde aperte verso il Mediterraneo. Potrebbe scrivere come un mistico Omero, quasi d’istinto, poemi lirici basati su tortuosi pensieri, che però sfociano quasi sempre in allegra visione del prossimo e della vita: “Qui tutto si distorce/solo i sentimenti/restano dritti/li ho fritti nell’olio bollente/e sono diventati/ancora più buoni”.
Ricordo lei bambina silenziosa, osservatrice del mondo, ma anche disponibile a crearsi un pianeta parallelo fatto di bolle, linee sinuose da appiccicare ovunque. Quelle linee che sono anche applicabili alla personalità degli umani, che lei vede, studia e inquadra in disegni ancestrali, quasi come una sconcertante sequela di tarocchi rivelatori e disarmati. Immersa comunque in una realtà che a volte all’incontrario va.
Ora che ha raggiunto la piena maturità, posso svelare alcuni particolari sconosciuti ai più: la sua ipersensibilità non le ha fatto bene sfociando per lunghi periodi in sindromi autoimmuni; ha pochi muscoli, la sua forza è tutta dentro l’arte, fuori di essa ha serie difficoltà; non sa mettere in moto una lavatrice né lavare i piatti, ma sa cucinare quando questo significa strafare; si fida delle persone ma ha imparato che molte qualità tutte insieme creano nell’altro diffidenza e invidia e quindi vive frastornata tra la notorietà e la riservatezza; ha il sonno irregolare e non sai mai quando chiamarla; suo figlio Christian ama buttare colore su grandi quaderni bianchi.
Eleonora, autodefinitasi a suo tempo la Pupazza, è molte cose insieme, è in linea con le più moderne espressioni dell’Arte ma anche abbarbicata a mondi antichi. È una poetessa spontanea ma anche una riflessiva e paziente conoscitrice dell’animo umano. Ha insomma tutte le caratteristiche per essere considerata una grande artista contemporanea, una che, continuando il suo percorso di crescita, potrà lasciare il segno nel complesso panorama artistico internazionale.
Non mi dilungherò sulle scelte cromatiche e concettuali delle sue opere, ormai apprezzate in molte parti del mondo. Saranno altri più esperti di me a farlo. Da padre le auguro di stare bene con il suo corpo e la sua mente. Da appassionato tifoso che possa raggiungere traguardi artistici, gratificanti e sognanti, che oggi le sembrano ancora lontani.
Alfredo De Giuseppe
*Introduzione al libro di poesie e immagini de “La Pupazza”, pubblicato nel gennaio 2025 dal titolo “Buio fosforescente”