Anni di getto (2017)

Anni di getto (2017)

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Appunti dell’autore

Scritti d’impulso, spesso non corretti, articoli pubblicati e commenti inediti. Questo è “Anni di getto”, la raccolta che va dal 2006 al 2016, con l’introduzione di Francesco Greco che ringrazio per le belle parole che mi ha riservato. Una raccolta che è la naturale continuazione di “A volte bisogna scrivere” (1979-2000) e “Best, sindaci e farfalloni” (2001-2006), anche se non mancano alcuni segni di discontinuità, primo fra tutti l’irruzione dei post sui social network. Troverete infatti in queste pagine anche alcuni commenti o riflessioni postati su Facebook che è l’unico social media al quale ho ceduto, avendo rifiutato la prigionia dei 140 caratteri di Twitter o la descrizione per sole immagini di Instagram o le alchimie di altri prodotti nati su algoritmi fantastici e di cui in fondo siamo solo vittime. Ho ritenuto Facebook, con la sua condivisione amichevole, il male minore anche se spesso mi son trovato d’accordo con Umberto Eco quando affermava convintamente che FB non aveva accresciuto la democrazia ma solo dato più spazio ai cretini. Altre piccole novità rispetto alle due raccolte precedenti: alcune note a margine e alcune risposte di terzi (su suggerimento di alcuni lettori) che fanno intuire meglio il contesto in cui nasce un determinato pensiero o avvenimento e alla sua eventuale evoluzione.

Articoli e scritti vari, fra cui alcuni brevi pensieri impropriamente definiti poesie, venuti fuori su una notizia, uno stato d’animo o una provocazione, anche negli anni in cui, specie dopo il 2008, ho iniziato a lavorare su progetti più strutturati. Al compimento dei 50 anni decisi, pur continuando a fare l’imprenditore, di dedicarmi ancora di più alle passioni di sempre, includendo in queste la politica e il cinema, la difesa dell’ambiente e la scrittura. In quell’anno mi candidai sindaco della mia città e fu un periodo particolarmente bello e al contempo travagliato: dalla prevista sconfitta ne uscii convinto che la mia missione era raccontare ancora di più il mio tempo nella mia città, descriverla ancora meglio, con più mezzi e più incisività. Da lì nascono nuovi libri e nuovi documentari, girati in modo sempre più professionale e più approfondito. Lavori che sono stati apprezzati in molti festival e in molti paesi del mondo. Girare nella mia Tricase “L’Arte nascosta” o “L’ultima osteria” è stato un modo per mescolarsi, quasi avvinghiarsi ancora di più nella realtà straordinaria di una comunità, di cui non sarei mai stato guida politica ma di cui aspiravo, con empatia mista a disprezzo, alla massima conoscenza interiore. Una mescolanza di idee, interessi, di prose e poesie, di lavoro, famiglia e amore, il misto dilettantistico che io sono. Comunque qui non sono riportate le cose scritte da altri intorno alla mia persona e alle mie pubblicazioni ma solo ciò che ho scritto in prima persona, soprattutto per giornali e riviste, ma anche inediti, tralasciando anche gli eventuali appunti intorno al mio lavoro imprenditoriale, o a libri, film e documentari.

“Anni di getto”. E perché non “anni da gettare” oppure “anni gettati”? Ero in dubbio ma alla fine ha prevalso l’amore letterario sul commento politico, sul giudizio negativo di questi anni vissuti pericolosamente alla ricerca di un diverso e fresco umanesimo che invece di portare pace e liberazione dei popoli è di nuovo alle prese con frontiere, muri, steccati, guerre, invasioni, terrorismi, integralismi religiosi, miracoli e nuovi santi, migrazioni epocali, miserie e devastazioni. Un diario come questo un po’ privato, un po’ pubblico, a volte locale e spesso globale non può salvare il mondo, può solo raccontarlo dal suo angolino nascosto, al massimo dell’onestà e della verità che uno come me ci può mettere.

Dicembre 2016

Alfredo