010 - L'insanabile instabilità istituzionale - 2017-07-08
L’Italia, al contrario delle democrazie più evolute, ha una storica difficoltà nel trovare una sua propria stabilità istituzionale. Quando l’ha trovata, dal 1945 al 1970, ha avuto importanti risultati sia in termini economici che nel campo civile/sociale. Dal 1970 sono subentrate le Regioni, con una sempre maggiore influenza, e da allora, via via continui aggiustamenti di Provincie, Comuni, leggi elettorali, competenze e moltiplicazioni di pani e pesci. Ricordo che alcune Nazioni non modificano leggi elettorali e Costituzioni da oltre due secoli. È evidente che la Politica italiana è al contempo vittima e carnefice di una tale confusione istituzionale. Ed è questa la probabile causa delle fibrillazioni interne ed esterne ai partiti politici. In sostanza, non essendo ben chiare e radicate le regole del gioco, tutti tentano di dettarne di nuove, possibilmente a proprio uso e consumo. Inoltre per suggerire leggi è necessario contare, essere visibili, partecipare ai dibattiti Tv, e quindi meglio uscire dai contenitori popolari di una certa grandezza, seppur liquidi. Si aggiunga poi che in questi ultimi anni, in nome di una modernità mai concepita come vero progresso complessivo, si sono avvicendati nei partiti dei personaggi alquanto strani, comunque spesso in aperta contro-tendenza rispetto alla natura etica e storica del loro stesso movimento. Renzi ne è l’esempio più fulgido: vince le primarie, va al governo, il primo accordo lo fa con Berlusconi che in realtà era stato l’affossatore principale di quei pochi valori fondanti sui quali si reggeva la vicenda politica della sinistra. Renzi era e rimane un corpo estraneo per i vecchi militanti del PCI, così come D’Alema risulta indigesto alla stragrande maggioranza dei vecchi democristiani. Quindi ecco una nuova spaccatura: un partito di sinistra-sinistra e uno di centro. Tanto per continuare a provare e riprovare, dentro una gran confusione, sempre alla ricerca di quella stabilità che forse ci permetterebbe di pensare a come organizzare in modo più semplice e lineare la nostra vita quotidiana. In provincia, in Comuni come Tricase o in un’area più vasta come il Capo di Leuca queste lotte intestine ai partiti, questi sussulti semestrali assumono un sapore grottesco e ancora più complesso da spiegare agli elettori. Ad esempio è molto probabile che a Tricase alcuni attuali portabandiera del PD, partito a cui sono approdati da pochi mesi e con uno strascico incredibile di polemiche, prendano presto direzione MDP o INSIEME, la nuova formazione di Pisapia, Bersani, Speranza e Compagni. È l’unico modo per rimanere agganciati al potente di turno che li porta a passeggio a proprio uso e consumo, per un ritorno davvero minimo per il territorio e per il nostro discernimento. Certo che passare in pochi anni da ammiratori del MSI di Almirante, a Berlusconi, poi a Fitto e Ruggeri, infine nel PD di Renzi e all’improvviso ritrovarsi nell’ultra sinistra (c’è anche Mario Capanna?) deve essere uno sballottamento che dà i brividi, che mette quasi paura. Come farà gente così sballottata, così confusa, così idealmente liquida a tessere le fila per una nuova Italia o in piccolo per una nuova Tricase? Grandi perplessità sotto il sole di luglio.
Il Volantino
Alfredo De Giuseppe