015 - Dramma delle Ferrovie Sud-est - 2017-09-16
La ferrovia che collegava Lecce a Maglie e poi a Otranto fu inaugurata in diverse tratte fra il 1868 e il 1872. Nel 1885 fu progettata la linea Maglie - Gagliano che fu conclusa nel 1911. Tricase ebbe la sua stazione nel 1910. Insomma oltre un secolo fa, quando non si parlava ancora di Guerra Mondiale né di fascismo e neanche di aeroporti, la Provincia di Lecce aveva un suo ben chiaro ed efficiente programma di mobilità. La Ferrovia era un anello che girava intorno al Salento, partiva da Lecce, arrivava a Maglie con una diramazione per Otranto (ipotesi rafforzamento del Porto e collegamenti con l’Est), arrivava nell’estremo lembo del Capo di Leuca e poi risaliva per Gallipoli e di nuovo Lecce. Bastava negli anni successivi fare l’ordinaria manutenzione, adeguare linea e carrozze ai tempi, e programmare lo sviluppo in funzione dei nuovi flussi turistici e commerciali. Come è successo in tutti i Paesi del mondo civile che già a fine ‘800 erano dotati della strada ferrata. Invece qui siamo passati da un’ipotesi di sviluppo alla conclamazione dell’arretratezza. Superato il ventennio fascista senza grossi danni, la Sud-Est dal 1945 al 1956 fu destrutturata e classificata come mezzo di trasporto di secondo livello, divenendo invece fonte di abbondanti assunzioni clientelari. Nel 1957 si tentò un certo ammodernamento acquistando delle locomotive diesel che sostituirono quelle a vapore che risalivano all’inizio del secolo. Alla fine degli anni ’60 era già evidente che le Ferrovie Sud-Est andavano profondamente riformate, innovate e implementate per poter essere ancora importanti nello scacchiere dei trasporti nel loro complesso. Ci fu agli inizi degli anni ’70 un tentativo di studio e approfondimento da parte di un gruppo di importanti economisti, urbanisti e sociologi riuniti intorno a “Progetto ‘80” voluto dal ministro socialista Giovanni Pieraccini, fortemente appoggiato in Puglia da Claudio Signorile. Tale studio tracciò con chiarezza il futuro possibile: una logica da metropolitana, elettrificazione, modernizzazione dei mezzi, dimezzamento dei tempi di percorrenza. Seguirono invece anni di silenzio durante i quali la Regione e la Provincia si buttarono con decisione sul trasporto su gomma, soprattutto per favorire decine di società private amiche (e in crisi) che beneficiarono di contributi e tratte esclusive. Quella scelta sciagurata ma politicamente consapevole arriva fino ai giorni nostri, con amministratori indagati per corruzione, inconsistenti nell’esperienza tecnica e depositari di delibere allucinanti di ogni tipo, come quella di non fare alcuna corsa di domenica o quella dell’incredibile gestione della stazione di Lecce. Però come tutte le cose tragiche ci sono anche dei risvolti comici: in queste ultime settimane si vocifera di far ripartire le corse domenicali, però con un test da effettuare nel mese di novembre, quando il turismo è vicino allo zero. Inoltre durante il mese di agosto la Regione ha riunito “un tavolo” per discutere della difficile mobilità nel Salento di turisti e residenti. Come aprire l’ombrello durante l’uragano Irma. Secondo me ci sono due possibilità per le Sud–Est, entrambe offerte dai moderni modelli economico e ludico- strutturale: una velocissima metro che con treni comodi e spaziosi arrivi da Tricase a Lecce in trenta minuti, oppure una locomotiva a vapore che fa della lentezza il suo pregio artistico, si fermi negli storici caselli e nelle belle stazioni rosa, faccia godere del paesaggio e diventi un po’ disneyland, come è destino di tutte le terre belle ma senza veri commerci. Scegliete presto: il 2100 è vicino.
La mia colonna - il Volantino, 6 settembre 2017
Alfredo De Giuseppe