059 - Notizie dal 2018: il turismo non è un totem - 2018-10-27
Ottobre 2018. Notizie dal mondo turistico: Maya Bay, la baia thailandese resa famosa dal film 'The Beach' con Leonardo Di Caprio, dove inizialmente le autorità avevano deciso di limitare gli accessi per soli 4 mesi, verrà chiusa a tempo indeterminato per permettere la ripresa dell'ecosistema, devastato da orde di turisti giornalieri.
Alle isole Galapagos, al largo dell'equatore, l'arrivo dei turisti è stato ulteriormente limitato a 50 imbarcazioni al giorno e una nave da crociera al mese al fine di preservare una fauna e una flora endemica, unica al mondo.
Notizie dall’Italia: a Venezia chiudono le pescherie per il semplice motivo che non ci sono più abitanti. Comitive di turisti invadono la città che rischia di rimanere senza cittadini: abitata solo da alberghi, ristoranti, bar. Una specie di Disneyland, visitata da 25 milioni di turisti all’anno, che la sporcano e la deturpano, compreso le mega navi da crociera che transitano fra i palazzi del Canal Grande.
Notizie dal Salento: si moltiplicano a Melendugno, località Roca Vecchia, gli incidenti nella Grotta della Poesia. Troppi turisti che vogliono farsi un selfie che cadono all’indietro, morti e feriti, come nel resto del mondo (250 morti accertati per tentativi di selfie azzardati). Il sindaco, non potendo contare su una vigilanza costante, sta decidendo di transennare e chiudere l’area al pubblico.
Potrei continuare, ma gli esempi sono già sufficienti per fare una breve riflessione sul moderno concetto di turismo. A me pare che la stragrande maggioranza del miliardo e mezzo di persone che ogni anno si muove per il gusto di “scoprire” le bellezze del pianeta non abbia nessun reale interesse per i luoghi che visita. Come si può visitare Roma in un solo giorno? Eppure migliaia di persone arrivano, si fanno delle foto davanti al Colosseo o alla Fontana di Trevi, le pubblicano su un social, le condividono, ricevono decine di congratulations, dormono una notte e finisce lì. Nessun approfondimento, nessuna reale condivisione del territorio che si va a “esplorare”, nessuna crescita singola e collettiva, solo superficialità e ripetitività. Dove tutti corrono, tutto va visto in fretta e dove la parola slow ha un qualche significato soltanto nel ristorantino che pubblicizza “qui presidio slow food”.
Una grande risorsa economica, si dice. Ma non per tutti e non per sempre. Dove non si è trovato il giusto equilibrio è davvero una brutta storia: a volte arrivano come le cavallette, consumano quello che trovano e vanno via. Le città più importanti (e belle) al mondo hanno confinato i residenti nelle periferie-dormitorio. Non si trova una casa in centro perché ormai trasformate tutte in B&B o in vendita a prezzi astronomici ai ricchi collezionisti di case, o a grossi gruppi imprenditoriali pronti ad offrire servizi e comfort come Airbnb. Risultato: per i residenti i prezzi schizzano alle stelle, una giovane coppia non trova una casa in affitto, la vita sociale di un’intera area viene modificata e stroncata solo in funzione del turismo mordi e fuggi, il prezzo di una pizza diventa esorbitante, la confusione giornaliera diventa una malattia, l’inquinamento sale di livello, gli spazi diventano invivibili. I posti isolati invece, quelli fuori dai circuiti alla moda, diventano sempre più spopolati, non ci sono nascite, non ci sono nuove iniziative, non c’è vita, rimangono i vecchi ad aspettare la fine, guardando “Uomini e donne Over” e “Chi l’ha visto”.
Ricordiamoci che ci sono nel mondo posti incantevoli che, pur avendo un turismo ormai consolidato e la presenza di bellissimi resort, villaggi e alberghi, sono poverissimi. Ad esempio, alle Maldive la ricchezza è in mano a pochissime famiglie, gli stranieri possiedono i posti più affascinanti, le disuguaglianze si sono esasperate negli ultimi decenni. Attenzione, perché il Salento ha tutte le caratteristiche per essere la nuova frontiera del turismo predatorio: i posti sono belli, i paesini hanno tutti una loro storia, non ci sono industrie, non c’è lavoro, non ci sono innovazioni ma al contempo c’è uno spopolamento vertiginoso. Si rimane inerti e indolenti e forse anche un po’ ignoranti, nell’illusione di un turismo benefattore, che viene a donarci ricchezza e conoscenza. Qui invece c’è un rischio che va segnalato: più poveri diventeremo più turisti verranno.
La mia colonna - il Volantino, 27 ottobre 2018
Alfredo De Giuseppe