091 - Si brucia dall'Amazzonia alla Siberia - 2019-09-07

Un’estate che brucia. Impressionanti le immagini inviate dai satelliti con gli incendi che stanno devastando l’Amazzonia. Secondo i dati dell’Istituto Nazionale per la Ricerca Spaziale del Brasile, tra gennaio e agosto 2019 si sono verificati 72mila incendi contro i 40mila dello stesso periodo del 2018, con un aumento dell’83%. Dall’inizio dell’anno, con l’avvio della presidenza di Bolsonaro, il disboscamento della Foresta Amazzonica ha assunto ritmi impressionanti, registrando lo scorso luglio un aumento del 278% rispetto all’anno precedente, per un totale di 1.345 kmq disboscati. Come se sparissero tre campi da calcio al minuto. I populisti, eletti in tutto il mondo, con mirabolanti e muscolari promesse di benessere immediato per il loro popolo, e solo per il loro, si rivelano un gran danno per l’intera umanità.

Infatti nell’indifferenza del governo russo, anche la Siberia continua a bruciare su 4,5 milioni di ettari, una superficie pari a quella di Lombardia e Piemonte messi insieme. Pare che le temperature della Russia stiano aumentando di 2,5 volte più velocemente rispetto al resto del pianeta, con la scomparsa di laghi, foreste e animali. Un’estate caldissima: ad inizio agosto è circolata la notizia che i ghiacci della Groenlandia si sono dimezzati. È stato calcolato che in un solo giorno si siano sciolti undici miliardi di tonnellate di ghiaccio. Secondo quanto riportato da Agenzie scientifiche, quasi il 60% della calotta glaciale groenlandese ha perso, il 31 luglio 2019, un millimetro di spessore di ghiaccio, subendo il peggior scioglimento di sempre.

Negli stessi giorni, Trump attraverso un modesto twitt, dice di voler comprare la grandissima isola artica. Allo scontato rifiuto dei residenti groenlandesi e del governo danese, la risposta dell’incredibile presidente americano è stata l’annullamento di una visita di Stato in Danimarca. Anche perché per tutta l’estate è stato impegnato a condurre la guerra dei dazi con la Cina, una disputa che si è surriscaldata dopo l'annuncio di Pechino di nuovi dazi del 10% su 75 miliardi di dollari di prodotti statunitensi. La furia di Donald Trump è esplosa, fino al punto di spingere l'inquilino della Casa Bianca a ordinare a tutte le aziende a stelle e strisce di cercare alternative al mercato cinese.

È ancora un’estate calda per Hong Kong, che non riesce più a reggere la dicotomia fra un capitalismo esasperato e la gestione governativa di una Cina ancora verticistica e statalista. Un’estate di fuochi, conflitti dimenticati nel mondo, morti vituperati e offesi nel Mediterraneo, mentre anche l’Inghilterra non riesce a vivere con il consueto aplomb i nuovi processi socio-economici, con una gestione disastrosa della Brexit. Ora addirittura con la sospensione del Parlamento per evitare un voto contrario all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, promessa dal nuovo premier biondo, Boris Johnson, improrogabilmente entro il prossimo 31 ottobre.

Estate calda per il governo italiano, con Salvini che fa un clamoroso autogol (per fortuna) e Zingaretti e Di Maio (con la benedizione della ditta Grillo Casaleggio) che tentano l’unica strada possibile, quella che si sarebbe dovuta percorrere già nel 2013. Senza accordo fra PD e M5S avremmo avuto a breve un governo sovranista con vari problemi internazionali ed economici, con un’Italia sempre più isolata e probabilmente inserita nell’orbita della Russia di Putin. Una democrazia autoritaria: questo si tenta di scongiurare con un governo più proteso al futuro, più pronto a riformare davvero le stantie carambole italiche. Vediamo se siamo alla fine delle comiche istituzionali, alla fine di una pericolosa deriva populista e all’inizio di un vero percorso virtuoso dell’Italia Repubblicana, da decenni bloccata su burocrazie, lobby e corruzioni.

Mentre il mondo brucia, il pianeta soffre come non mai, e l’Italia tenta disperatamente di diventare seria, il Sindaco di Tricase, all’inizio dell’estate, il 22 giugno, esonera due assessori e poi in piena calura nomina prima Concetto Scudieri e poi Rita De Iaco, di cui ad oggi non abbiamo evidenze. C’è molto da fare anche a Tricase, c’è soprattutto da immaginare, programmare e appassionare.

Certo, mentre Copenaghen, Oslo e decine di altre città sono vicine alla totale eliminazione delle auto dalle loro strade, fa specie che nel posto dove vivo si possa essere considerato un rivoluzionario se proponi di fare una pista ciclabile e un marciapiede fra Tutino e Lucugnano.

 

La mia colonna - il Volantino, 7 Settembre 2019

Alfredo De Giuseppe

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