090 - M5S: dallo streaming alla confusione - 2019-07-27
Sembra passato un secolo da quel video in streaming fra Bersani e i rappresentanti dei 5 Stelle, che con una certa supponenza esaltarono la loro diversità, rifiutando a priori qualsiasi forma di collaborazione. Errore grave che in sequenza ha portato con sé una serie di accadimenti: la fine di Bersani e la conseguente rinascita di Berlusconi attraverso il governo Letta; l’arrivo portentoso di Renzi e la sua altrettanto fragorosa caduta; la nascita di un governo fra M5S e Lega di Salvini, con conseguente ascesa del leader leghista come vero timoniere della barca. Insomma per chi non voleva nessuna alleanza ritrovarsi un partner dominante e carnivoro come Salvini deve essere stata un’operazione delicata e suscettibile di lunghe sedute psicoanalitiche.
Salvini ha rappresentato per anni (mica è un ragazzino di primo pelo) la parte estrema della Lega. Se si parlava di federalismo lui si proclamava secessionista, se si parlava di integrazione lui era per le ruspe, se un crimine veniva compiuto da un italiano era per la giusta pena, se lo commetteva un extracomunitario, lui era per la galera perenne, a prescindere, e a scelta per la castrazione chimica o la crocifissione nei loro paesi d’origine. Queste sue idee (?) non gli impedivano però, per oltre un ventennio, di votare come Bossi chiedeva, che a sua volta votava come Berlusconi voleva (compreso il trattato sull’immigrazione di Dublino). Questo bulletto milanese si è fatto largo nel suo partito facendo due belle operazioni in contemporanea: leccare due volte al giorno il Capo sbraitando dieci volte al giorno contro i diversi di ogni tipo, fossero napoletani, meridionali, gay, rom e negri di ogni nazione. Il suo razzismo nostalgico dell’apartheid non è mai stato messo in discussione, la sua contorta visione dell’Europa era funzionale a soggiogare i deboli di mente, la sua idea di sicurezza sbatteva ogni giorno contro le regole del buonsenso nazionale e delle leggi internazionali.
Con questa Lega, con questo leader, i puri del 5Stelle hanno scelto di formare un governo, illudendosi di appendere le clausole di un Contratto su ogni argomento da legiferare. Sottovalutazione enorme e scellerata per l’Italia e per loro stessi, rappresentati da un ragazzo perennemente in cravatta che tenta inutilmente di diventare carismatico. Insomma, grazie ad una scellerata alleanza che non era nel DNA del Movimento, un partito minoritario come la Lega, all’improvviso, lavorando intensamente intorno alle peggiori pulsioni umane, è diventato il primo partito italiano. Questo è stato possibile anche per assecondare le ambizioni personali di personaggi casualmente chiamati a dirigere una Nazione. Del resto l’alternativa a Di Maio poteva essere quel Che Guevara spelacchiato che risponde al nome di Alessandro Di Battista: niente da aggiungere.
In questo anno di governo, turbolento e inquieto, presieduto da un semi-tecnico come l’Avv. Giuseppe Conte, ho sentito solo grandi proclami e grandi retromarce. L’elenco è lunghissimo, anche divertente, se non fosse gravido di tempeste: mai un Premier non eletto; la TAP la fermiamo in 15 giorni; l’ILVA sarà chiusa e Taranto rigenerata; l’Europa farà quello che diremo noi oppure meglio uscire; faremo i mini BOT per risolvere i problemi del debito italiano; mai occupazione della RAI; rimpatrieremo 600.000 irregolari nei primi sei mesi di governo; faremo quota 100 per creare nuovi posti di lavoro; faremo il reddito di cittadinanza per tutti, aprendo il mondo del lavoro attraverso gli uffici di collocamento; i vaccini vanno resi facoltativi; il progetto degli aerei F35 va bloccato; due mandati come limite per gli eletti di ogni ordine e grado; che bella la democrazia diretta di una piattaforma privata; la TAV e la Gronda di Genova non saranno mai fatte; il ponte Morandi è caduto per colpa dei Benetton: saranno banditi da ogni trattativa riguardante concessioni governative; l’Alitalia non può essere un debito di tutti i cittadini; l’Italia non potrà essere divisa da leggi azzardate sulle autonomie regionali; l’articolo 18 va reintrodotto subito; basta trivelle in mare (le altre centinaia di cazzate sono nelle bacheche dei singoli rappresentanti del popolo).
In breve sintesi semplifichiamo il risultato finale: il M5S ha perso tutte le occasioni per presentare alternative ambientaliste avanzate (che era uno dei cavalli di battaglia di Beppe Grillo, il guru comico ritiratosi dietro le tende di un teatro); ha derogato sui principi generali di umanità e giustizia sui casi di immigrazione (dando alla Lega la legittimazione al peggio); in politica estera non sa che fare e con chi stare; ha dimostrato scarsa fantasia nelle questioni economiche ricalcando vecchi slogan senza senso contro l’Europa, deludendo al contempo i mercati internazionali e i suoi fans più sfegatati. Oggi, fine luglio 2019, sull’orlo costante di una crisi di governo, mentre Di Maio apre a liste civiche e vari, pur di mantenere la sua leadership conferitagli da papà Rousseau, i consensi si sono dimezzati. Nel giro di 15 mesi il disastro è compiuto. Intanto l’Italia è sempre più ferma, il Sud sempre più lontano.
La mia colonna - il Volantino, 27 luglio 2019
Alfredo De Giuseppe