Libere fenomenologie del 2022-07-16 - Sanità arrestata
Sul recente scandalo della Sanità pugliese (l’ennesimo) si è già detto, sentito e scritto di tutto. Cercherò di non parlare dei singoli, ma del fenomeno nella sua complessità, anche con il rischio di generalizzare, ma con il solo scopo di comprendere l’ambito storico/culturale/politico che stiamo vivendo.
Non c’è bisogno di far nomi, specie dei politici, perché come al solito, dopo la prima grande mietitura d’accuse ci penserà un processo penale illogico, uno stuolo d’avvocati famelici, l’Appello e la Cassazione a far diluire nel mare magnum delle news irrilevanti la maggior parte delle accuse, basate su intercettazioni e quindi attaccabili per varie motivazioni formali. Cosa resta da fare, allordunque? Resta da analizzare, per capire, per lottare, per votare e svuotare, non per arrendersi, non per lasciare il campo ad ogni sorta di delinquenza organizzata.
Con questa premessa, dobbiamo partire dalla struttura del sistema sanitario italiano per capire fino in fondo il perché degli sprechi, delle storture e delle corruttele. L’articolo 32 della Costituzione recita: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”. Breve, semplice, conciso, direi perfetto. Sembrava però un editto comunista e ben presto ci si adoperò per smantellare una delle cose più belle che si potessero immaginare, la cura per tutti, uguale, democratica, laboriosa e umile. Già negli anni ‘50 si contavano decine di truffe basate sul numero di ricette, di mutuati e così via, tant’è che nel 1958 gli uffici del medico e del veterinario provinciale vengono affidati al coordinamento del Prefetto.
Però attenzione a queste date: nel 1970 vengono istituzionalizzate le Regioni, nel 1978 nasce il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), attribuendone la competenza alle stesse Regioni. Arrivano i magnifici anni ‘80 e i pur splendidi anni ’90 durante i quali, attraverso varie riforme si arriva alla completa aziendalizzazione (ASL) dell’operatività sanitaria. Detta in altre parole: facciamo grandi aziende con i soldi pubblici. Però possiamo fare anche tante aziende private, le cui prestazioni sono pagate al 100% dalle Regioni. Questa è una vera svolta per l’Italia: lo Stato finanzia le Regioni che si indebitano all’inverosimile che a loro volta finanziano i privati che pagano politici, manager, preti e medici fino all’ultimo livello del più becero dei consiglieri comunali. È la voragine dei conti pubblici, la fortuna di tanti, a partire da parenti e amici e di turno. C’è uno unico modo per smontare dalle fondamenta l’universalità del dettato costituzionale: far funzionare male gli ospedali pubblici. Basta creare sacche di inefficienza, rinviare i Concorsi veri, basta tenere bloccati macchinari, allungare le attese, maltrattare i poveri fessi che hanno il coraggio di ammalarsi. E ci sono riusciti benissimo. Tranne pochi casi di medici onesti, di aziende ospedaliere condotte casualmente da persone capaci, la stragrande maggioranza delle Regioni ha usato la Sanità come una vacca da mungere. Ogni giorno, se possibile.
Poche settimane fa, per una visita di routine ho pagato 152 € (compreso due euro per la marca da bollo) per un controllo che avrei potuto tranquillamente fare in ospedale gratuitamente (visita di circa due minuti), ma che ho fatto sempre nello stesso ospedale con appuntamento col primario (in tre giorni invece che dopo sei mesi). Ha guadagnato la struttura, il medico e il Sistema, ha perso la logica della sanità uguale per tutti, la dignità dell’individuo. Lo stesso vale per ogni piccola cosa, ad iniziare dal pagamento del ticket che spesso e volentieri equivale al costo della prestazioni. Del resto è il prezzo che la collettività paga al sistema corrotto e ipercostoso che vige in ogni dove e di cui la maggioranza dei cittadini non riesce ad approfondire i contorni o forse alla fin fine se ne sente parte integrante.
Qui si apre un altro capitolo, pieno di domande. Come è stato possibile che la Sanità universalistica sia diventata di pochi, ricchi e famosi? Dove erano i sindacati? Quanto erano collusi con il Sistema che si andava generando? Dove erano i partiti d’opposizione? Dove erano i politici che citano la Costituzione ad ogni comparsata televisiva, mentre si costruiva un criminale federalismo sanitario? Dov’era il senso civico dei lavoratori, il senso della missione dei medici, il piacere del servizio verso l’altro? E soprattutto dov’era, dov’è la cittadinanza attiva, quella che contesta le scelte predatorie, che sta sul collo ai politicanti di turno? Ah dimenticavo, è la stessa gente che li ha votati, che ha sperato in un piccolo favore, in un miracolo, che, guarda caso, a volte è davvero avvenuto. Senza apparizioni mariane, ma con la semplice telefonata amichevole, fosse una struttura cattolica o laica. Sempre di santi si parla, quelli dei consensi, dei voti, delle liste a iosa, dei nomi bloccati, del tanto peggio tanto meglio. In questo contesto morale non ha neppure importanza chi è davvero colpevole, chi è vittima, chi è stato costretto dal Sistema a diventare meno santo del previsto.
il Volantino n. 23 del 16 luglio 2023
Qui rimane una sola alternativa, tornare all’essenza delle cose, quindi a quello che scrissero i padri Costituenti, a quell’umile laboriosità, disinnescare la bomba Regioni riportando la competenza allo Stato centrale, togliere la Sanità dalle mani dei privati e lasciare le cliniche del superlusso a chi ama andarci (magari per vivere 120 anni), però tirando fuori la carta di credito e pagando di tasca sua, non più con le tasse di tutti noi. Forse sarebbe pure arrivato il momento di parlarne, se solo qualcuno in Italia lo volesse fare.
il Volantino, 16 luglio 2022
Alfredo De Giuseppe