Libere fenomenologie del 2022-12-17 - ... del nostro mondo a fine 2022...

 

Ricordate quando all’inizio della pandemia, al primo vero lockdown della storia, molti dicevano “ne usciremo migliori” e altri “la natura ci ha dato un segnale planetario, ora tutti capiranno” e altri ancora “l’uomo è sempre cresciuto grazie alle grandi crisi”? A meno di tre anni di distanza, abbiamo dimenticato ogni buon proposito, anche quelle parole, quel filo di speranza: la realtà è forse peggiorata rispetto al 2020. Ci avviamo, come umanità, verso il 2023 in condizioni pietose e per non far danno a nessuno, o a qualcuno in particolare, mi sforzo qui di fare un breve memorandum della situazione geo-politica alla fine di questo 2022.

La guerra in Ucraina, scoppiata in febbraio con l’invasione russa di un paio di regioni sul Mar Nero, continua imperterrita tra cadaveri e distruzioni, bombe e missili, nel bel mezzo di centrali nucleari, in quella terra di mezzo dove tutti abbiamo sbagliato, ma Putin ancora di più. La Cina è in preda ad una decina di guerre fredde: con gli USA per l’annosa questione di Taiwan; con l’India c’è una lunga contesa sui 2100 chilometri del confine himalayano con truppe schierate, sempre pronte ad aprire il fuoco (e la presenza mai amichevole del Pakistan); con la persecuzione dell’etnia Uiguri, nella regione dello Xinjiang, nel nord ovest del Paese,  spesso uccisi senza processo o rinchiusi in veri e propri lager; con Hong Kong, perché dopo 25 anni dalla restituzione da parte degli inglesi, ci sono continui scontri con chi ritiene quello di Pechino uno Stato dittatoriale; con il proprio PIL che non cresce più a due cifre; con gli studenti che dicono basta alle norme anti-Covid e chiedono, per la prima volta, le dimissioni dell’onnipotente Xi.

L’Iran, 85 milioni di donne e uomini, età media di 27 anni, tenuti sotto scacco da una teocrazia di pochi, benché a suo tempo voluta da tutti. (Perché è così difficile avere uno Stato laico insieme alla religione islamica?). La Turchia che era laica è diventata una dittatura con scivolamenti verso lo stato religioso, unico collante sociale per i dittatori tipo Erdoğan. L’Afghanistan, abbandonato dagli Occidentali, un po’ per sfinimento, un po’ per incapacità di capire davvero cosa fare, è tornata ad essere una specie di nazione tribale, dove purtroppo le armi sono in mano solo a i Talebani.

La Siria come la Libia sono in una situazione disastrosa, con la Turchia pronta a fare da king-maker. C’è una parte dell’Africa assetata da una lunghissima siccità e un’altra attraversata da spietate guerre dimenticate, dove in palio ci sono regionalismi ancestrali. In Sud America molte Nazioni sono allo stremo da un punto di vista economico e sociale, spaccate tra propagande politiche e una realtà in via di impoverimento. L’elenco sarebbe lungo, specialmente se includiamo le parti più dimenticate dai media, dallo Yemen all’Etiopia, passando per il Sudan, sapendo che di sottofondo rimane irrisolta la questione palestinese.

Nelle società occidentali, a partire da Europa e Stati Uniti, c’è una sempre crescente porzione di popolazione convinta che la chiusura totale entro la propria frontiera sia la soluzione. Le destre nazionaliste dunque avanzano, i grandi temi della sostenibilità dello sviluppo, della demografia mondiale e della biforcazione ricchezza/povertà pare non preoccupare quasi nessuno.

La corruzione, intesa anche come metodo diplomatico fra Stati, dediti a reciproche sanzioni socio/economico, sta dilagando a tutti i livelli. Quelle che vengono definite lobby, sono nella realtà delle grandi centrali dispensatrici di denaro, per favorire Stati impresentabili (vedi Qatar) o compagnie del gas o del petrolio o di qualsiasi altro materiale che stia diventando preziosa per una popolazione che ha superato gli otto miliardi e non è più autosufficiente in nessun angolo del pianeta. In un paradosso che anni fa ci sarebbe sembrato assurdo, la tecnologia avanza, diventa alla portata di tutti, mentre la povertà effettiva aumenta e la disinformazione sedimenta la base sulla quale far digerire tutto ad un popolo che non ama approfondire nessun tema (altrimenti ci sarebbe una rivoluzione ogni vent’anni, forse).

In questo fine anno, in linea con la curva negativa degli ultimi due decenni, ci sono anche delle notizie in positivo, o meglio dei lumicini in fondo al tunnel, delle speranze grandi e piccole. Gli Stati Uniti hanno annunciato di aver raggiunto finalmente la fusione nucleare, che significa avere la possibilità in futuro di un’energia pulita e illimitata (quanto sia possibile produrla in larga scala non ci è ancora dato di sapere). L’Europa per la prima volta ha beccato dei propri deputati con i soldi in bocca e questo potrebbe aprire una nuova stagione. L’Italia è governata a colpi di bonus e controbonus, ma una nuova generazione di gente capace, intraprendente e onesta s’avanza e penso che tra poco spazzerà via la vecchia, obsoleta oligarchia che ci governa dal tempo di Machiavelli. A Specchia, l’Amministrazione comunale ha eliminato dalla toponomastica Via Luigi Cadorna, il generale “macellaio” della Prima Guerra Mondiale, per dedicarla al medico pacifista Gino Strada (…finalmente). Noi, da questo micro spioncino settimanale de “il Volantino”, patetici dilettanti allo sbaraglio, tra qualche aggettivo inappropriato e piccoli egocentrismi, continueremo a scrivere e pubblicare, per diletto e con passione. E questo, in mezzo a un mondo di professionisti superpagati, dove quasi tutto si fa per denaro, non è un risultato da poco.  

il Volantino, 17 dicembre 2022

Alfredo De Giuseppe

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