Libere fenomenologie del 2023-03-04 - ...di Elly e zattere...

 Una domenica qualsiasi di fine febbraio, tra vento, freddo, tragedie e commedie, che diventa inevitabilmente televisiva. Mentre un certo numero di elettori decide di andare a votare alle primarie del PD, un barcone pieno di uomini, donne e bambini si spezza in due nel mare in tempesta, a pochi metri dalla costa, va a sbattere sulla spiaggia di Cutro vicino Crotone, portando a riva decine e decine di cadaveri.

Nell’apparecchio, a basso volume, passano immagini con le notizie sull’Ucraina con il sovrappiù del primo anniversario di guerra, come se per i commentatori fosse una festa, una notizia di cui dar conto. Un niente di cui discutere, tanto per non annoiarsi, a ripetere di morti quotidiani sotto le bombe.

Muore a 63 anni Curzio Maltese, un grande giornalista, aperto, colto e ironico, uno che sapeva andare al cuore dei problemi. Un grande, il povero Curzio, malato da tempo, che si è visto completamente oscurato dalla trasbordante notizia dell’ottantaquattrenne Maurizio Costanzo, uno di quei mediocri che arrivano al successo per motivi oscuri (a cominciare dalla P2) e per motivi funzionali al potere. E la Maria, vestita di nero, non nega i selfie davanti alla bara di suo marito. E come potrebbe sottrarsi? E tutto il mondo dello spettacolo si genuflette devoto.

In qualche riga di giornale si legge ancora della polemica dei giorni precedenti intorno alla preside del liceo Da Vinci di Firenze, Annalisa Savino, che ha osato ricordare che il fascismo è iniziato sui marciapiedi, con la violenza di ragazzi sfasciati e ignoranti, non certo con le grandi adunate o con una rivoluzione di massa. Il fascismo è bullismo allo stato puro. Il ministro dell’Istruzione e del Merito (sic!) del governo Meloni, Giuseppe Valditara, ha diramato una nota di richiamo alla preside: non puoi scrivere che in Italia c’è un pericolo fascista, anche se quelli che hanno compiuto l’aggressione sono fascisti, iscritti a movimenti che hanno come simbolo l’elmetto di Mussolini. Attenzione: la libertà si conquista giorno per giorno, non una volta per tutte e di fanatismi alla Donzelli ne abbiamo visti nella nostra Storia!

Mentre passano le notizie, mentre qualcuno fa finta di dispiacersi per le morti nel Mediterraneo, mentre qualcuno si ostina a parlare di rischio climatico, tra una partita di calcio e l’altra, gli spot interminabili per “ringraziare Maurizio”, tra un ipocrita Giletti e un contrito Fazio, ecco arriva il risultato: oltre un milione di italiani ha fatto la coda per votare il segretario del PD, e poi, sorpresa, vince Elly Schlein, la giovane, la femminista, la faccia della svolta. Giubilo e felicità, ora si può ricominciare…

Anch’io mi unisco alla letizia, non foss’altro per l’auspicio di vedere un controcanto autorevole all’attuale racconto dei media e del governo compatto nell’espletamento di un’unica mission: spezzare ogni speranza di umanità, convincendo il popolo che si sta facendo il “bene della Nazione”. 

La Elly nazionale ha ora un duro compito, quello di governare un partito che si è messo comodo, che governa il governabile, che non ha un sogno, che non riesce a colpire la fantasia di nessuno. È notorio che io, e con me tanti altri, ero favorevole al vero scioglimento del partito, perché solo da lì si poteva davvero ricominciare, non con gli uomini delle tessere, con i capibastone che sono già tutti eletti e tutti al loro posto, a inseguire affari e poltrone. Mi dispiace per la trentasettenne bolognese di buona famiglia: sarà dura perché non credo possa prendere posizioni chiare e finalmente risolute senza rischiare di rimanere isolata e umiliata da un’ulteriore scissione.

Noi abbiamo bisogno di un partito che convinca questa società amorfa e razzista che è il momento di lottare, e lottare ogni giorno, non solo con proposte di legge, su una serie di questioni ormai improcrastinabili, ormai dirimenti sulle nostre vite.

Sull’immigrazione abbiamo bisogno di parole chiare: c’è una parte di uomini, donne e bambini, in qualche angolo del mondo che sta morendo di fame, non li fermeremo con nessun mezzo (la narrazione degli scafisti brutti e cattivi fa ridere come una favola dei Grimm); dobbiamo abituarci all’idea di accoglierli, di metterli a loro agio, di farli lavorare, sarebbero la prima vera ricchezza del nostro martoriato Paese. Senza se e senza ma, li dobbiamo salvare in mezzo al mare, non dobbiamo accettare disumane leggi discriminanti. (tra cinquanta o settant’anni ci vergogneremo delle leggi contro le ONG e delle leggi assurde come la Bossi-Fini, esattamente come ora ci vergogniamo delle leggi razziali del ‘38 e delle deportazioni nei campi di concentramento).

Dobbiamo lottare per far passare lo ius soli, perché un negretto non è bello solo quando vince i 100 metri alle olimpiadi, ma è un nostro concittadino, esattamente come gli altri, nato qui, con tutti i diritti sanciti da una Costituzione, che è costruita proprio sull’idea di eliminare le differenze tra gli uomini.

Dobbiamo lottare, insieme ad Elly, contro l’autonomia differenziata che spacca l’Italia e ne blocca ogni possibile sviluppo. Dobbiamo lottare per evitare le nuove forme di schiavismo, per dare alle generazioni future una visione del mondo più semplificata, oserei dire, più felice. E per questo dobbiamo lottare per porre fine alle guerre e alle proliferazione delle armi. (Lottare non significa vincere sempre, ma almeno avere un obiettivo).

Non ho votato alle primarie di domenica 26 febbraio, sono rimasto immerso nel mio divano rosso, attonito da immagini tragiche e interventi arroganti, ma vedo un filo di luce in fondo al tunnel. Un bel carico per Elly Schlein che dovrà tentare di riorganizzare un partito, rifare la sinistra e liberare l’Italia da personaggi inquietanti come certi ministri della Repubblica Italiana.

 il Volantino – 4 marzo 2023

Alfredo De Giuseppe

 

 di Elly e 

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