5 - Voti senza frontiere del 2021-02-13
Birmania e santi in quantità
In Birmania, la mattina del 1 Febbraio, l’esercito ha di nuovo estromesso il governo regolarmente insediatosi dopo le elezioni del novembre 2020. La Presidente Suu Kyi, premio Nobel per la Pace nel 1991, è stata destituita e rischia due anni di carcere per una cosa che davvero non avevo mai sentito: possesso illegale di walkie-talkie utilizzati senza permesso dalle sue guardie del corpo. A San Suu Kyi, che ha molte colpe per l’omertoso silenzio intorno ai massacri commessi dai militari nei mesi precedenti, va un 6 di speranza, mentre Cina e Russia meritano un 4 per aver bloccato una bozza di dichiarazione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu che condannava il colpo di Stato militare. (la domanda è: la Cina aveva fornito i walkie-talkie alle guardie di Suu Kyi e la Russia si era accorta che non funzionavano?).
Dare i premi Nobel per la Pace è sempre più un problema. Abiy Ahmed Ali, primo Ministro dell’Etiopia dal 2018 è stato insignito del premio Nobel per la Pace nel 2019 grazie ai “suoi sforzi per raggiungere la pace e la cooperazione internazionale, e in particolare per la sua decisiva iniziativa nel risolvere il conflitto con la confinante Eritrea". Quando però, nel novembre 2020, la regione autonoma dei Tigrè si è dichiarata contraria all’accordo, il Primo Ministro non ha trovato di meglio che sganciare un gran numero di bombe contro i ribelli e contro la popolazione in fuga dalla linea del conflitto. In queste settimane molte organizzazioni umanitarie stanno denunciando le violenze perpetrate contro i civili dalle truppe di Abiy Ahmed Ali a cui va un voto molto basso, diciamo un 3, perché deludere le aspettative di pace per il proprio popolo è peggio che essere un dichiarato guerrafondaio. Per il futuro proporrei al Comitato per il Nobel di Oslo di assegnare l’ambito riconoscimento solo a quelle persone che dichiaratamente rifiutano l’uso delle armi (come fu nel 1989 per il Dalai Lama - voto 9 - o nel 2016 per l’irakena Nadia Murad, voto 10.
Un Nobel per la pace lo meriterebbe ad esempio Gino Strada, che con la sua Emergency ha curato milioni di vittime della crudeltà delle guerre. Tutte, senza distinzioni. Gino Strada in questi ultimi mesi è stato più volte chiamato in causa, financo come ipotetico commissario della Sanità per la disastrata Regione Calabria (voto 2). Ma qui interessa per un altro aspetto: ha sempre dichiarato di non capire la folle scelta di regalare circa 30 miliardi di Euro l’anno agli ospedali privati a deperimento delle necessarie risorse della sanità pubblica. In questi giorni pandemici molte volte abbiamo intuito quanto sia stato deleterio l’atteggiamento degli ospedali privati (quasi sempre preparati solo nelle specializzazioni più remunerative), ma nessuno, come al solito, ne ha tratto una qualche conseguenza. E nessun politico ha dato, neanche teoricamente, ragione a Gino Strada, a cui va un mio convinto 10.
Annoto con sorpresa che a Tricase la scuola elementare di Via Apulia è intitolata a Mons. Stefanachi (un sacerdote che è stato parroco della chiesa matrice dal 1915 al 1957 con metodi da Controriforma). Alla faccia della laicità della cultura, sempre nella ridente e secolare cittadina di Tricase, c’è una scuola d’infanzia titolata alla “Mater Divinae Gratiae” e un’altra alla “Regina Pacis” oltre all’I.I.S.S. (ex professionale) al vescovo Don Tonino Bello. Non pretendo una scuola dedicata a Pier Paolo Pasolini, ma ne proporrei almeno una a Gianni Rodari. Poi, rifletto, ricordo a me stesso che l’Ospedale è del cardinale Giovanni Panico e che pure lo stadio di calcio (bruttissimo in ogni suo particolare, voto 3) è dedicato a San Vito e allora mi sento accerchiato e mi arrendo. Non senza però aver dato un bel 2 agli intellettuali laici che scelgono i nomi, o meglio i santi a cui votarsi.
il Volantino, 13 febbraio 2021
Alfredo De Giuseppe