2004-09 "Devolution provinciale" - 39° Parallelo

Intorno alle recenti esternazioni del consigliere provinciale Tonino Musio e alle contestazioni in esso contenute sul merito e sul metodo di affrontare i problemi del Basso Salento c’è da fare alcune osservazioni.

Musio afferma che alcune scelte sugli uomini chiamati a guidare l’Amministrazione Provinciale non sono in linea con il giusto concetto di attenzione ai diversi territori della provincia di Lecce. La periferia di questa provincia è da sempre il Capo di Leuca e a Musio sembra assurdo che questo andazzo si perpetui ancora una volta, anche con una Giunta Illuminata come quella di Pellegrino.

Premetto che in anni non sospetti, quasi voce isolata, sostenevo che il federalismo o devolution era una bella panzana. Poi sia i sinistrorsi che i centristi, per correre dietro ad un pazzo (ma stratega) come Bossi, hanno avallato o almeno accettato cose assurde. Adesso tutti si sono accorti che questa riforma altro non è che un ulteriore costo per il cittadino, un ulteriore balzello, un moltiplicatore di voti, clientele e tangenti, di cariche, portaborse e uffici inutili. Il decentramento nell’epoca di Internet, durante il quale sarebbe possibile, in modo molto teorico, ottenere qualsiasi certificato o informazione con il costo di una telefonata,  è allucinante quando costa uffici, impiegati, braccia e menti strappate al lavoro o al divertimento.

Sarebbe utile per i nostri amministratori, di tanto in tanto, riflettere sui grandi sistemi, sulla Cina che è così vicina, sulle cose serie da incazzarsi e quelle di retroguardia. L’Italia è un paese in declino (quasi allo sfascio) perché venti anni fa ha iniziato ad essere supponente e a considerare il resto del mondo come una sottospecie della persona bella, benvestita e colta (per dote ereditata) dell’Italiano medio. Ed ecco che molte battaglie sono di retroguardia, mentre gli altri sono al fronte, vincere o perdere, una sfida al giorno, uno sguardo al futuro. E quelle della Lega sono tutte battaglie perse in partenza, come il desiderio di rimanere “razza padana” o quant’altro di sciocchezzaio ha prodotto in questi ultimi anni.

Di questa mania disorganizzatrice sono rimasti però tutti vittime, pur di conquistare qualche consenso al Nord, pur di compiacere qualche regione amica o la Provincia ricca. Ora che apriamo gli occhi, non capiamo più niente.

Allo stesso modo l’ira funesta dell’amico Tonino che potrebbe anche  essere scambiata per la mancata nomina assessorile o altro incarico (ma noi non ci crediamo), è in realtà una convenzionale forma di chiedere maggiore democrazia. Ma la democrazia si esercita con il controllo, non solo con la gestione e pertanto non è necessario che ogni agglomerato abbia il suo assessore, ma che tutti vigilino e collaborino alla migliore riuscita di un programma elettorale che è stato premiato. Forse la nomina di un assessore specificatamente dedito alle problematiche del Basso Salento sarebbe meglio della creazione di un ufficio distaccato della Provincia a Tricase o a Tiggiano o Leuca. Per fare che, un nuovo ufficio, con nuovi costi? Prendere le carte e portarle a Lecce, forse. Ma il tempo delle carte non sta per finire?

Qualcuno dei padri costituenti propose di abolire le Province in quanto Enti inutili. Io nel mio piccolo ribadisco un concetto molto semplice e leggibile da parte dei cittadini: un solo Stato (federato e coordinato con il resto d’Europa), senza Enti regionali e provinciali e tanti Comuni, nella migliore tradizione storica dell’Italia. Municipi organizzati, con grande autonomia, collegati in rete con i Ministeri e da essi coordinati attraverso appositi delegati statali e comunque secondo un’unica legge valida in tutto il Paese. Questa si che sarebbe una bella battaglia da portare avanti, in una nazione, sinistra compresa, che sembra non avere più nessun progetto, nessuna utopia, se non aggiungere qualche piccolo sottobosco politico.

39° Parallelo - Settembre 04

Alfredo De Giuseppe

 

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