2005-06 "Voglio un referendum vero." - Il Volantino

Ancora una volta mi imbarco nella difficile prova di scrivere a caldo sui risultati di una consultazione elettorale. Per la verità questo referendum sulla procreazione assistita più che un voto popolare è sembrato un seminario di un’elite acculturata. Una pubblica riunione, indetta con manifesti e vari, tipo quelle della Biblioteca Comunale di Tricase, dove normalmente ci si parla addosso o si discute fra i soliti noti e bene informati. Il popolo intanto vede e segue Fede, nel senso di Emilio. Ora possiamo essere fieri di quel misero 25,9% di votanti: siamo la vera classe intellettuale del Paese (compreso i familiari più stretti), quelli che sanno come discutere, su cosa divagare mentre le Torri Gemelle crollano. Ci siamo contati finalmente, e siamo pochini.

Ma questi referendum hanno dimostrato alcune cose (che cercherò di elencare per essere utilizzate dai lettori a proprio piacimento, nel contesto che si preferisce):

  1. Il ricorso al referendum, così estenuante per modalità e costi, ha stancato gli stanchi elettori italiani. Le novità degli anni ‘70 non c’entrano niente con questi tipi di consultazioni. Anche i penultimi referendum non raggiunsero il quorum: nessuno di noi ricorda su cosa andammo a dire si o no (ricordo che erano un numero spaventoso). Il popolo si appassionerà di nuovo se gli proporremo qualcosa di davvero interessante e polemico. Esempi: vuoi eliminare almeno una delle tre armi, Polizia, Finanza o Carabinieri? Vuoi Berlusconi sempre al centro dell’attenzione, in qualunque ruolo sia? Oppure più leggeri: vuoi pagare le tasse fino al massimo che ritieni più giusto? Vuoi abrogare i reality show? Vuoi abrogare il Campionato di Calcio? Per questi quesiti, i sondaggisti prevedono il raggiungimento del 50% dei voti più uno (e stavolta quell’uno voglio essere io);
  2. Il voto, per qualsiasi cosa si chieda, è sempre più trasversale, non esiste più il voto compatto della sinistra e della destra. Questo deve far riflettere: la politica di ideali è finita, inizia quella per bellezza, statura, linea, portamento, slogan ammiccanti, numero di televisioni possedute, numero di filippine assunte regolarmente;
  3. La Chiesa vince sempre, quando cavalca, allo stesso tempo, ignoranza e rigore morale, specie quando quest’ultimo non costa alcun sacrificio per la stragrande maggioranza dei suoi fedeli. Mi limito a far notare che Galileo è stato torturato nelle prigioni papali per aver detto che il sole è fermo e la terra gira, che tutte le convinzioni fideistiche portate per secoli come verità indiscutibili e infallibili sono state superate dalla scienza (che è un divenire e non un Corano per fanatici). Tant’è vero che anche il più integralista dei fedeli ritiene oggi utile l’utilizzo delle macchine per mantenere in vita una persona in coma, o una diagnosi approfondita con i mezzi più sofisticati in tutte le parti del corpo, anche le più inaccessibili fino a qualche anno fa; ma Ruini, evidentemente esperto di tutto, anche del misterioso pensiero femminile, ha deciso che era meglio non andare a votare, i due presidenti delle Camere si sono accodati, la domenica c’era il sole e il gioco è fatto;
  4. Fini ha votato contro AN, il suo partito, per amore della Prestigiacomo (e non è stato capito, andrà dalla De Filippi a confessare la sua delusione e poi vedremo in Direzione che cosa succede);
  5. Rutelli ha inteso non votare per amore verso se stesso, per non rischiare una procreazione unicellulare (benché assistita) del suo io.

 

Il Volantino - 13 Giugno 2005

Alfredo De Giuseppe

 

 

 

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