2007-03 "Mike cerca casa" - Il Gallo
Il mio amico Mike mi scrive una bella lettera in inglese. E io provo a tradurre le sue emozioni e le sue rabbie. Mike ha molte colpe da espiare: è extracomunitario, è un uomo buono e sensibile, è americano di Philadelphia, rabbino ebreo convertito al cattolicesimo, sposato con una romagnola, vive con tre cani ed ha scelto il Basso Salento. Quasi tutte scelte sbagliate. Ha poco più di cinquant’anni, è medico, ha pubblicato dei libri e per decenni ha curato in giro per il mondo pazienti ricchi e famosi, dall’Inghilterra all’Australia. Poi ad un certo punto della sua vita ha deciso di mollare, di dare il giusto peso ai soldi e di cercarsi una nuova dimensione. Ha comprato casa in Toscana e infine, inseguendo uno di quei misteri geografici, è arrivato al nostro finibus terrae. Ha deciso di stabilirsi in questa terra di pietre, su questo cielo luminoso, riflettente due mari diversi.
Intanto per la Bossi-Fini è un semi-clandestino come tanti immigrati. Per regolarizzarsi dovrebbe avere un posto di lavoro, ma lui non è qui per questo. Vorrebbe godere dei nostri posti con semplicità, aiutare qualche amico, capire bene le dinamiche sia civili che economiche e poi decidere come investire, su sé stesso e sulla sua attività. Cerca insomma una via all’integrazione, una cosa che fino a qualche decennio fa avveniva con assoluta naturalezza, quando un uomo sceglieva il posto in cui vivere.
A parte tutte le contraddizioni della legge sull’immigrazione che lo costringono a umilianti attese e vergognose concessioni, la sua vera avventura inizia con la ricerca di una dimora stabile. La sua scoperta è stata inquietante: se sei straniero nel Salento e cerchi una semplice casa in affitto, hai delle difficoltà fuori del comune, delle esperienze paranormali. Lui e sua moglie hanno iniziato con un’agenzia immobiliare: hanno trovato casa, sottoscritto un contratto, dopo qualche giorno li hanno richiamati e ridato anche l’acconto, “non si fa niente, il proprietario non vuole più affittare”. Poi un’interminabile sequela di incontri privati, fra situazioni esilaranti e imbarazzanti, che finivano tutti allo stesso modo: “la potrei affittare, ma non so, forse è meglio se l’affitto solo d’estate”, oppure “l’affitto, ma vorrei continuare ad entrare in giardino, per coltivare le verdure” o ancora “l’affitto, ma è un valore affettivo, costa tanto”. Hanno visto cose indicibili, fabbricati abusivi senza nessuna pretesa di stare in piedi, case senza bagno e con i materassi con almeno trent’anni di vita vissuta, garage bruciati da far diventare salotti, case nere di umido spacciate per antichità particolari. Ma le avventure più belle sono state quelle in cui un uomo diceva che era tutto ok, prezzo e quant’altro, e poi aggiungeva: “lo devo dire solo a mia moglie”. Un classico che si è ripetuto in più volte. Puntualmente la moglie non voleva, non passava il livello di gradimento, non raggiungeva la soglia di piacere per un semplice affitto.
Il mio amico Mike mi comunica di aver capito le difficoltà di questo ambiente e di aver preso delle decisioni. Ha capito ad esempio che questo posto avrà serie difficoltà col turismo vero, se non riesce ad aprirsi al nuovo, se uno straniero appare ogni volta come un nemico, se i soldi paiono sempre pochi paragonati a quelli di Totti o Michelle Hunziker (Mike vede un popolo anestetizzato dalla Tv come nessun altro). Ha capito che se uno si comporta con semplicità, chiedendo direttamente in un bar di paese se ci sono case in affitto viene visto come un marziano e poi deriso come un demente. Ha capito che il popolo del Salento sta lentamente distruggendo tutto il bello che aveva, dentro e intorno a sé, per costruire un niente, fatto di strade e mattonelle, di soldi e litigi, senza anima e identità.
Il mio amico Mike ha infine deciso di andarsene, di costruire altrove la sua nuova esistenza, di espiare altrove le sue colpe di uomo libero, che ironizza su Bush e Berlusca, che ama i cani, le verdure e le persone. Questo posto che gli sembrava quello buono per un nuovo inizio si è invece rivelato infido e negativo. Sembrava tutto bello, che ci fosse qui una molla di energia positiva e invece non c’è il senso della crescita, anche interiore.
L’esperienza di cui mi ha parlato Mike ci dovrebbe far riflettere, molto più delle pale eoliche, della costruzione del Grande Salento, dei POP o delle polemiche su Agenda 21: dovremmo di tanto in tanto parlare di leggi giuste per l’Uomo, sentimenti, di amicizia e di benessere, non solo di soldi. Anche per fare i soldi.
Il Gallo - Marzo 2007
Alfredo De Giuseppe