2007-09 "Il cammino dell'uomo" - Il Gallo
Si fa un gran parlare in questi giorni di bio-etica e limiti della scienza. In effetti fa una certa impressione leggere sul giornale “via libera agli embrioni-chimera”, dove chimera sta per una commistione uomo/animale. Fa un po’ paura pensare che sia possibile far nascere una creatura strampalata, figlia ad esempio dell’uomo e della mucca. Immaginate le complicazioni fra un cervello d’uomo e una vita da mucca (anche se l’uomo è abituato da tempo ad essere munto dai vari uffici imposte). Poi intervengono gli scienziati e ci spiegano che la cosa non è così fantasiosa ma che si tratta di embrioni che non avranno una vita superiore ai quindici giorni, il tempo necessario per produrre cellule staminali in grado di aiutare i malati di diabete, Parkinson o di Alzheimer.
A me pare che in tutto questo discutere, spesso ideologico e non pragmatico, manchi un elemento fondamentale: la conoscenza della storia dell’uomo. Da che gli è stato possibile, forse da quando è diventato bipede, l’uomo ha sempre tentato di migliorare la qualità della vita e sconfiggere le malattie, ha sempre ricercato un elisir di benessere. Lo hanno fatto i greci e i latini, gli egiziani e i cinesi. Alcune popolazioni, prive dei moderni medicinali, hanno un’età media di circa quarant’anni. Che significa, che quella è l’età biologica dell’uomo? Quella è la giusta performance scelta da dio per l’uomo? A me non pare che i credenti pensino questo e vivano con lo stesso zelo di tutti gli altri il perseguimento del benessere fisico. Non mi risulta che quando fu scoperta l’insulina ed estratta dal pancreas delle mucche o dei cavalli, ci sia stata una insurrezione teologica. La puntura quotidiana di insulina ha permesso a milioni di diabetici di continuare normalmente la loro vita. La ricerca scientifica, la diffusione dei medicinali ha permesso di salvare delle vite, di far concepire anche chi non aveva le possibilità naturali, di sopravvivere in condizioni estreme e ad esempio di far ringiovanire all’infinito il leader italiano della Casa delle Libertà. Non sono cose separate che vanno accettate di volta in volta a seconda della nostra personale necessità, ma un unicum basato sullo sviluppo dell’umanità. Il vero dibattito dovrebbe essere basato sulla necessità, sulla opportunità di questo sviluppo nel suo complesso, non sulla singola scoperta o evoluzione.
Da semplice e periferico osservatore del mio tempo e della mia umanità mi sembra che la scienza sia un fenomeno difficile da bloccare: quando gli estremismi religiosi ci riescono, vedi alcune fasi del nostro Medioevo o alcuni territori islamici, si cade repentinamente in un oscurantismo globale che avviluppa tutte le attività umane. La scienza nei secoli scorsi si è affermata lentamente nonostante le religioni: Galileo dovette ritrattare le sue scoperte astronomiche per tornare in libertà, Leonardo lavorava in segreto sui cadaveri per studiare un’anatomia che la Chiesa ufficiale voleva codificata secondo schemi soprannaturali, Newton parlò della gravitazione ellittica dei pianeti e per lunghi anni fu considerato un estroso e pericoloso dilettante. Le leggi divine, scritte dai gran sacerdoti e scolpite una volta per tutte nella pietra, mal si conciliano con la scienza e con l’evoluzione cui abbiamo assistito in questi anni. La paura cavalcata soprattutto da chi teme di perdere un proprio predominio sulle “cose della vita” va sostituita da conoscenza e attenzione. E’ evidente che la scienza ha prodotto la bomba atomica che è in grado di distruggere tutta l’umanità e forse l’intero pianeta terra, ma l’uomo, conoscendo perfettamente i suoi meccanismi, si deve dotare di tutti gli strumenti di controllo e possibilmente di annullamento di tali effetti. Se ci piace volare in solo giorno da un continente all’altro (anche il Papa lo fa) dobbiamo sapere che qualcuno sta lavorando alla ricerca di nuovi materiali e di nuove sicurezze, che stiamo inquinando la terra e che stiamo distruggendo un habitat naturale. Allo stesso modo se ci piace avere una vita con meno dolori fisici, dobbiamo saper in anticipo che c’è qualcuno che sta lavorando sulla ricerca di medicinali sempre più efficaci, più centrati e con meno effetti collaterali. Dobbiamo sapere che qualcuno sta pensando come utilizzare al meglio le ricerche sul genoma, come affinare le tecniche ad esso collegate, come superare il confine precedente. Ad essere positivi appare come una scelta di vita non di morte, una continuazione dell’eterno peregrinare dell’uomo, che l’ha portato a migliorarsi sia fisicamente che intellettualmente. E’chiaro che l’attenzione deve essere massima onde evitare aberrazioni e autoritarismi, ma pensare di bloccare tutto è pura utopia (al massimo possiamo sperare in un sempre migliore funzionamento delle logiche democratiche in ogni singolo Paese e nel mondo intero). Sarebbe invece opportuno tentare di capire cosa sarà l’uomo fra cento anni e poi fra mille e ipotizzare anche il suo sviluppo in tempi lunghissimi, tipo due/tre milioni di anni. Do delle indicazioni che mi appaiono credibili: un uomo sempre più integrato con le macchine, con microchip di varia natura situati nel corpo e nel cervello, una vita molto più lunga e più igienica dell’attuale (che palle!!), e infine la conquista e il trasferimento in massa su altri pianeti, resi abitabili dalle scoperte dell’uomo stesso. Non vi piace? Avete paura di questo futuro? Chiedete di scendere alla prossima fermata.
Il Gallo - Settembre 2007
Alfredo De Giuseppe