2007-09 "La grinta e il coraggio di Gigi" - Giornalino del Tricase Calcio

Gigi Urso, classe 1939, giunse a Tricase accompagnato dalla  fama di tipico centravanti d’area, possente e duro. Era l’anno calcistico 1965/66, II categoria, con l’imperativo di un’intera cittadina che voleva arrivare in alto e conquistare un posto importante nel calcio pugliese.

Gigi arrivò dal Galatina, da un’altra categoria: accettò di buon grado Tricase, segnò subito una caterva di gol, vinse due campionati, fu assunto come Guardia Forestale, si sposò ed ebbe una vita serena fatta di calcio, famiglia e lavoro. Niente di più. Il suo ufficio era proprio sotto l’orologio del Municipio, lo trovavi lì sulla porta, una parola amichevole, un commento di calcio vero, un vaffanculo con gli amici più stretti, un saluto discreto con tutti.

Quando lo vidi la prima volta mi sembrò enorme, addirittura gigantesco quando con la sua pelata si issava più in alto di tutti, colpiva il pallone ancora più forte e immancabilmente il terzino sembrava un pulcino.

Nella realtà era un calciatore forte fisicamente e dallo scatto bruciante: mi impressionò sempre quel suo correre in punta di piedi, come una ballerina, ignaro del peso che andava crescendo con gli anni. Era innamorato di Calcio, non voleva lasciarlo fino all’età più avanzata, quella giudicata fuori portata per quasi tutti. Molti, penso, lo ricordano ancora a giocare da “libero”, con la fascia da capitano e altre enormi fasce elastiche sulle due cosce, con le squadre di III categoria, da Leuca a Tiggiano.

Nel 1972 cominciò ad allenare le giovanili. Non teorizzava tanto, non gli piaceva fare discorsi lunghi, dovevi capirlo a volo e seguirlo. Lui riuscì a trasmettermi l’amore per gli allenamenti, fatti di partitelle prepartita, calcio-tennis, palleggi e poca atletica: in quei pochi allenamenti mensili cercava di insegnarti un po’ di tecnica e di tattica del gioco del calcio. Non amava perdere neanche una partita amichevole, facendo intuire a tutti la giusta grinta da tenere in qualsiasi momento ed occasione. Una grinta tutta di carattere ed emozioni, mai di cattiveria o basata sull’antisportività. Non c’era gusto a vincere barando, ma era anche divertente vincere forzando le situazioni: memorabili i rigori concessi all’ultimo minuto alla propria squadra. Altri tempi, altri soldi, altri campi, altri metodi, ma uomini veri, da costruire senza tante carezze, ma con tanta determinazione.  E negli spogliatoi sempre a ridere, perché il calcio, fino a prova contraria, è anche gioia di vivere. E qui tanti ricordi, tornei dei bar compresi, dove era bello parteciparvi anche per avere qualcosa di cui parlare, durante una lunga estate senza calcio.

E poi una malattia brutale, un degrado fisico che Gigi proprio non accettava. Lui, in linea con la sua grinta e il suo coraggio, coerente nell’evitare la sconfitta, decise di porvi fine in anticipo, in una sera di giugno del 1993.

A noi piace ricordarlo per quel che è stato: un uomo di calcio, un amico, una persona normale, che si divertiva con poco, la cui unica ambizione era vivere serenamente con la propria famiglia e gli amici. Cosa difficile di questi tempi.

Un saluto sincero, con il sorriso, al nostro caro Gigi.

 

Giornalino del Tricase Calcio - Settembre 2007

Alfredo De Giuseppe

 

Stampa

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.

Ok