2012-04 "Radio Maria, la banca e il cimitero" - 39° Parallelo
Ci sono cose che non puoi perdere, cose che rendono esilarante la nostra esistenza. Ve ne racconto tre che potrebbero capitare anche a voi, magari inconsapevolmente.
La mia radio mattutina a volte pare ricevere una sola emittente, la mitica e potente Radio Maria (è un segno, è un miracolo?). Per pochi secondi ascolto una voce a cantilena oppure una donna che inizia il rosario e a volte la pubblicità. Una reclame ben congegnata, recitata in un contesto ecumenico che testualmente dice: “cari radioascoltatori, potete compiere uno smisurato atto d’amore con il vostro Lascito Testamentario a beneficio dell’emittente, sostenendo i progetti e l’attività evangelica con il vostro atto di generosità. Prima che sia troppo tardi contattate il nostro numero di telefono…. E avrete tutte le informazioni sulle modalità di inserimento nel vostro testamento di un Lascito Testamentario da destinare all’Associazione Radio Maria”. Un invito chiaramente rivolto a persone anziane, credulone e timorate che pur di avere un pezzetto di paradiso sarebbero disposte a tutto, anche a diseredare i nipoti. Tutto questo per aggiungere un altro trasmettitore della radio della Vergine.
Sapete com’è: da quando c’è la banca on-line, in banca fisicamente ci si va poche volte. L’anno scorso, era gennaio, andai per ritirare qualche documento e all’ingresso incontrai una signora sui cinquanta che conosco fin da ragazzo. Come spesso accade, questi incontri si trasformano in richieste di consigli o in sfoghi disperati. La signora mi raccontò che l’anno precedente era stata in banca, aveva chiesto un piccolo prestito per suo figlio che stava per sposarsi e le era stato risposto che suo figlio aveva già un finanziamento per l’auto e non poteva avere il prestito. Il direttore disse: forse possiamo darlo a lei, se ha una busta paga. La signora lavorava e lavora come contadina con quei contratti a tempo determinato, perché realmente in alcuni mesi in agricoltura non si lavora. Lei tornò con la sua busta paga e con aria distratta il funzionario le disse che come importo andava bene ma c’era bisogno di una busta paga a tempo indeterminato. Lei supplicò il suo datore di lavoro affinché le cambiasse il tipo di contratto e così fu. Qualche giorno fa, torno in banca e rivedo la signora seduta fuori dall’ufficio del direttore. Il direttore, l’anno precedente con aria professionale, le aveva assicurato che per poter avere quel prestito doveva trascorrere almeno un anno da assunta a tempo indeterminato. Quando esco la trovo fuori, vicino alla sua bicicletta, forse mi aspetta per sfogarsi: “mi ha detto che non rientro nei nuovi parametri interni della banca. Che cosa significa parametri?” In definitiva la banca ci mette quasi due anni per dire no ai cinquemila euro della signora Maria e pochi minuti per dare miliardi a Callisto Tanzi, a Salvatore Ligresti e a Roberto Colannino.
Anch’io, come tutti, ho dei cari da ricordare. Una domenica di febbraio mi sono avviato con mio padre verso il cimitero di Tricase. Incontriamo un’anziana conoscente, un tipico incontro cimiteriale. Ci racconta che il suo adorato marito, prima contadino, poi emigrante in Svizzera e poi malato di cancro, morto da pochi giorni non troverà riposo neanche nella sepoltura. I loculi sono esauriti. Adesso è stato seppellito nella cappella di una confraternita, poi sarà traslato in un loculo provvisorio e poi in quello definitivo, quando saranno pronte le nuove cappelle comunali. La donna era rattristata, ma si consolava pensando che in questo periodo tutto fa crisi, anche le sepolture. Tanto da farmi fare una lungimirante riflessione: in certi Comuni è difficile vivere, ma è complicato anche morire.
39° Parallelo – Aprile 2012
Alfredo De Giuseppe