2012-11 "La guerra a don Tonino" - Il Volantino

Tricase, Domenica 4 novembre, Chiesa di san Domenico, all’esterno campeggia un mega-poster che ricorda il trentesimo anno della nomina a Vescovo di don Tonino Bello, all’interno alcune foto di quell’ottobre 1982. Nella stessa chiesa alle ore 9 è prevista  una Messa, con la quale si iniziano le cerimonie commemorative della Giornata delle Forze Armate. La cosa, pur nella sua consuetudine, mi appare stridente, conviene mettere qualche punto fermo, dire qualche verità.

Il 4 novembre nasce come festa per ricordare vittoria finale e firma dell’armistizio contro gli austro-ungarici del 1918. Dopo quasi cento anni sarebbe il caso di cominciare a guardare a quella vicenda con maggior senso critico, con maggiore aderenza ai fatti realmente accaduti. Fu una guerra condotta malissimo dai nostri vertici militari e politici: truppe ammassate e senza alcun addestramento mandate al macello, in modo frontale, scientificamente destinate alla decimazione. Le truppe d’assalto erano formate per la maggior parte da contadini del sud, perché gli operai del Nord dovevano continuare a produrre, il generale Cadorna aveva un’idea assurda e allucinata della battaglia (fu infine rimosso e sostituito con Diaz). I poveri soldati, compresi i nostri concittadini, tentavano disperatamente di non rimanere al fronte, si ferivano da soli, si tagliavano le vene quando tornavano a casa (le licenze venivano concesse di rado, dopo più di un anno di trincea). Durante i famosi assalti, molti soldati che cercavano di sottrarsi alla battaglia venivano fucilati in retroguardia dai carabinieri perché questo era un ordine ben preciso e imprescindibile per tenere unito lo spirito di corpo. Chissà quanti dei Caduti sono in realtà stati giustiziati in modo sommario per diserzione. Alla fine una mattanza di oltre seicentomila morti e un milione di feriti, per la conquista di pochi (a volte ritrosi) territori e di una scarsa considerazione internazionale. Le conseguenze di una guerra così barbara e inutile furono una forte crisi economica ed esistenziale di milioni di persone che trovò una sua soluzione con l’avvento del fascismo e della sua tragedia finale. Che cosa festeggiamo dunque ogni anno? La retorica, solo la retorica? O un nascosto sentimento di colpa da lavare periodicamente, tanto per essere pronti a nuove mattanze e nuove guerre?

Don Tonino era un convinto anti-militarista e aveva un’idea sana della sua missione. Aveva  aderito, in modo via via più diretto, alla battaglia contro l’installazione di aerei militari americani a Crotone e a Gioia del Colle. Si era inimicato tanti uomini politici, tanti vescovi e cardinali  opponendosi alla logica della Guerra nel Golfo e stava ormai dibattendo apertamente le modalità per attuare un’obiezione fiscale contro le spese militari. Quando era sacerdote a Tricase si era lentamente ma inesorabilmente reso inviso ai potentati della vecchia Democrazia Cristiana che mal sopportavano le sue ingerenze nel campo sociale e nella vita delle famiglie più povere (che erano anche le più disinformate).

Cosa è rimasto di tutto questo? Quale sacerdote, che si dice affascinato dalla figura beatificata di don Tonino, racconta ai giovani queste cose? Ancora una volta rimane la retorica celebrativa e poco più, frasi estrapolate senza un senso compiuto, la cancellazione quasi sistematica del suo impegno reale, pragmatico conto il militarismo. Il suo viaggio a Sarajevo, il suo NO gridato insieme a forze laiche e multietniche, per sperimentare “un’altra ONU”, segnava un percorso dimenticato quasi subito dai suoi amici cattolici, che non vedevano l’ora di poterlo santificare, pur di non entrare nella praticità del suo insegnamento. (Ricordo che nella sua storia la Chiesa è stata sempre una costola dello Stato militare e anche durante la I guerra mondiale i sacerdoti avevano l’effetto terapeutico di convincere i soldati alla battaglia e all’obbedienza).

Viviamo un’epoca in cui l’anti-militarismo è scomparso dall’agenda dei nostri politici, anche di sinistra (e di striscio, qui ricordo che anche la Giunta di Tricase dovrebbe avere ideali pacifisti). Le spese militari sono in costante aumento, le guerre non finiscono mai, le lobby vincono ovunque. Siamo un popolo che dimentica tutto e in fretta, si fa condizionare da due servizi televisivi, dove la retorica emotiva vince su tutto, soprattutto sulla Storia. Non c’è tempo in Italia per una seria riflessione sul suo passato e quindi si ricomincia sempre daccapo, da Mussolini a Berlusconi, passando per Claretta Petacci e Nicole Minetti. L’utopia di un mondo migliore e più consapevole è scomparsa all’apparire del Gabibbo serale.

Mi sento vicino a don Tonino e quindi non ne faccio un uso improprio, non leggo libri estasiati e ripetitivi su di lui, non reclamo la sua santità, mi interesso poco delle faccende di chiesa, ma quella messa militarista del 4 novembre stride con il suo pensiero e il sorriso da parroco buono, con la sua voglia di giustizia universale. Chiedo una lapide in meno, una piccola verità in più.

Il Volantino - Settembre 2012

Alfredo De Giuseppe

 

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