2014-06 "L’aeroporto Tempelhof e l’eliporto di Scalamasciu" - 39° Parallelo

L’aeroporto Tempelhof di Berlino ha smesso di essere un aeroporto nell’autunno del 2008, la sua posizione troppo centrale e la sua pista d’atterraggio troppo corta lo rendevano ormai inadeguato alle esigenze della capitale tedesca. Anche lì si sono affrettati a pensare a nuovi progetti, a nuove costruzioni, concorso di idee, finanziamenti e altro. Poi hanno indetto un referendum e il 25 maggio di quest’anno una maggioranza schiacciante di berlinesi ha detto: lasciate tutto così com’è. Le piste sono bellissime per biciclette e skateboard, i prati intorno alla pista ottimi per giocare, stendersi a prendere il sole, curare le piante, o semplicemente passeggiare senza uscire dal perimetro urbano. Migliaia di ragazzi, giovani, anziani, ogni giorno utilizzano uno spazio di circa 250 ettari per vivere meglio la loro città, la loro vita.
Allora ho fatto una breve riflessione: quante volte sarebbe stato il caso, anche in Italia, anche nel Salento, di non toccare l’esistente per non deturparlo in maniera irreversibile! In genere, nelle italiche contrade, funziona così: un Sindaco sveglio e la sua giunta (o la sua cricca) chiede un finanziamento per un progetto; giacché ci si mette non si progetta una cosa semplice, mettiamo un prato, ma si inizia a pensare cose allucinanti, quasi sempre inidonee all’uso; arrivano i soldi che non bastano mai e il gioco si fa interessante; alla fine dell’utilità dell’opera non importa più niente a nessuno, l’ambiente ne è uscito devastato, ancor di più le persone che ci vivono intorno. Queste le regole generali, per cui sarebbe interessante formare un comitato nazionale che faccia bloccare tutte le opere inutili di ogni singolo paese. L’altro giorno passavo da Tiggiano, ridente comune del Basso Salento e notavo sulla strada principale che porta verso il centro una piazza inutile perché piena di cose inutili fra cui una disgustosa costruzione che alla lunga vorrebbe essere una specie di punto ristoro. Tiggiano ha una bellissima campagna: non bastava piantarvi qualche albero e lasciare degli spazi per giocare, correre, sdraiarsi a terra? Il Comune di Tricase, che ha otto chilometri di costa (che i francesi se li sognano), sta pensando di affrontare un piano coste che potrebbe stravolgere morfologia, abitudini, bellezza e incanto…per favore non toccate niente, pensate ad altro. Il Comune di Corsano vuole valorizzare il suo pezzettino di mare, tentando disperatamente di trovare il modo di aprire le porte al turismo. Magari ci troveremo l’eliporto sugli scogli di Scalamasciu, perché ai nostri piace dare il massimo dei servizi ai turisti. Non era meglio se queste cittadine che hanno la fortuna di avere flora, fauna e natura da sogno, pensassero a come risolvere il problema della fogna nera buttata a mare con depuratori altamente inefficienti? Il Comune di Gagliano vuole ingabbiare il Ciolo, il meraviglioso canalone, con chilometri di reti metalliche. Perché? Semplice: il progetto è stato finanziato. Con questa logica in tutta Italia si sono realizzate le periferie più brutte d’Europa, abbiamo sconquassato città e campagne, abbiamo inquinato tutte le acque, abbiamo costruito l’Ilva e il Mose dove il mare era più bello, abbiamo avvelenato le campagne per produrre scarpe di tipo vietnamita, con i diserbanti abbiamo tentato di far sparire l’erba. A Patù hanno costruito la 167 su tombe messapiche, a Leuca hanno edificato in modo orripilante, intorno alle ville di fine ottocento che avevano dato un tocco di originalità davvero stupefacente; a San Gregorio, Torre Vado e via via fino a Gallipoli è tutto un susseguirsi di cubi abusivi in cemento, che formano un contrasto orribile con quella che era la sabbia più bella d’Italia. Noi per i prossimi dieci anni dovremmo augurarci che i nostri Sindaci si riposino, si rimettano al meglio dalle fatiche elettorali, se ne vadano a fare lunghe gite sulle barche a vela, vadano in un posto dove non possano far danni. E se noi votassimo come i berlinesi?
 
39° Parallelo - Giugno 2014
Alfredo De Giuseppe

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