2022-08 "Legge elettorale e democrazia" - 39° Parallelo
Perché una cattiva legge elettorale produce cattiva democrazia
Per far parte dell’Unione Europea sono richiesti alcuni obblighi agli Stati membri e a quelli richiedenti. Riassumendo, tali criteri, stabiliti fin dal 1993, sono:
1)la presenza di istituzioni stabili a garanzia della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti umani, del rispetto e della tutela delle minoranze;
2) un’economia di mercato affidabile e la capacità di far fronte alle forze del mercato e alla pressione concorrenziale all’interno dell’Unione;
3) la capacità di accettare gli obblighi derivanti dall’adesione, tra cui la possibilità di attuare efficacemente le regole, le norme e le politiche comunitarie.
Questo è quanto stabilito dai Trattati e quanto viene esaminato dalle varie Commissioni. Come sempre, i principi valoriali sono necessariamente vaghi e passabili di inciampi, di omissioni e di vari artifizi retorici. Ma più che soffermarmi sulle pratiche in sospeso di nuovi eventuali ingressi nella Comunità Europea, vorrei accennare una riflessione sui Paesi già membri, magari anche fondatori come l’Italia.
Non che Francia, Germania e altri Paesi siano esenti da problemi, ma la recente crisi del governo Draghi, per certi aspetti normale nella sua inconcludenza, è figlia di una ingovernabilità ormai conclamata. Non dimentichiamo che in questa legislatura si è provato di tutto, fino ad arrivare ad una specie di governo di unità nazionale guidato da un uomo voluto da Mattarella e apprezzato in tutto il mondo per i suoi precedenti incarichi istituzionali.
Ma la vera iattura rimane la legge elettorale, per il semplice motivo che le democrazie rappresentative funzionano se le varie istanze sociali vengono ben rappresentate nei Parlamenti. L’attuale legge italiana, definita Rosatellum dal nome del relatore Ettore Rosato, è il frutto di rimaneggiamenti di quella voluta a suo tempo dai governi Berlusconi-Lega, che loro stessi definirono Porcellum.
Cosa prevedeva in sostanza quella legge scritta da Calderoli su mandato killer del premier che non poteva perdere mai? Liste bloccate, decise dall’alto, quindi da una persona sola o da un élite ben selezionata di yesman. Poi calcoli inverosimili per portare il voto al Senato su una base regionale, al fine di non far avere mai a nessuna coalizione una vera maggioranza, se non con uno scarto di due-tre voti (con tutto quel che ne consegue).
Faccio di seguito un copia e incolla, cercando di riassumere i punti essenziali dell’attuale legge elettorale, che naturalmente nessun partito ha voluto modificare nelle sue linee essenziali:
La legge elettorale Rosatellum, nata dopo aver tentato di riesumare il Mattarellum, è stata approvata via definitiva al Senato il 26 ottobre 2017 e sostituisce la precedente legge elettorale italiana del 2015, nota come Italicum (valida solo per la Camera dei deputati) e la suddetta legge Calderoli, soprannominata Porcellum (in vigore per il Senato della Repubblica e non abrogata dall'Italicum), ambedue soggette a pronunce di parziale incostituzionalità da parte della Corte costituzionale. Ha visto la sua prima applicazione alle elezioni politiche del 4 marzo 2018.
il 37% dei seggi è assegnato con un sistema maggioritario a turno unico in altrettanti collegi uninominali: in ciascun collegio è eletto il candidato più votato, secondo il sistema noto come uninominale secco;
- il 61% dei seggi è ripartito proporzionalmente tra le coalizioni e le singole liste che abbiano superato le previste soglie di sbarramento nazionali; la ripartizione dei seggi è effettuata a livello nazionale per la Camera e a livello regionale per il Senato; a tale scopo sono istituiti collegi plurinominali nei quali le liste si presentano sotto forma di liste bloccate di candidati;
- il 2% dei seggi è destinato al voto degli italiani residenti all'estero e viene assegnato con un sistema proporzionale che prevede il voto di preferenza.
Senza scendere in altri lunghi tecnicismi sul ruolo dei capi politici, soglie di sbarramento, collegi e calcoli su basi regionali, penso che questo riassunto sia sufficiente per capire quanto sia complessa la materia. In effetti questa legge è la risultanza di due tendenze convergenti di partiti e movimenti: scegliere in anticipo chi deve essere eletto, manipolare la realtà dei numeri attraverso tecniche non assimilabili dalla stragrande maggioranza degli elettori.
Insomma per farla breve, una pessima legge elettorale porta con sé l'astensionismo, la disaffezione verso la Politica nel suo complesso, diventa il giochino sterile di una casta circoscritta e fonte di continui scambi di cortesie tra le varie consorterie. Possiamo affermare con certezza che una pessima legge elettorale è l'antitesi della democrazia, è foriera di presagi negativi sulla tenuta di un'intera comunità che deve riconoscersi nelle regole e nelle leggi. Qualcuno obietta che non esiste la legge elettorale perfetta, lo dimostrano anche le difficoltà di Parlamenti ben consolidati come quello inglese e statunitense. Specialmente lo sgretolarsi di alcuni moloc del passato, la fine dei partiti tradizionali, ha aperto seriamente la crisi di rappresentanza. In altre parole le democrazie di tutto il mondo sono in difficoltà perché i loro parlamenti non sono più rappresentativi delle società moderne, ormai fluide, non più omologabili per lunghi periodi.
Ed è qui che secondo me che entra il concetto di Europa con le sue regole, le sue vaghezze, i suoi nazionalismi. Forse ben prima della Moneta Unica sarebbe stato il caso di studiare un format elettorale uguale per tutti gli Stati membri. Solo una legge uguale per tutte le Nazioni avrebbe garantito la vera formazione di un'unità europea che a tutt'oggi è ancora un’utopia. Ogni Nazione subentrante doveva dotarsi della medesima legge elettorale europea. Perché noi italiani dobbiamo avere un Parlamento eletto in modo così artificioso, esistendo invece leggi elettorali molto più semplici, molto più leggibili e quindi più democratiche? Aver tolto ad esempio le preferenze, la possibilità di scegliere il proprio candidato è qualcosa che assomiglia molto ad un regime autoritario. Il messaggio è: ti faccio votare, esercita questa specie di rito pagano, simulacro di partecipazione, però non conti nulla, il tuo voto è solo un gioco che potrai osservare da lontano. Il messaggio, benché mai esplicitato per intero da nessuno, è passato così fragorosamente che ormai metà degli italiani non va più a votare (come gli americani) e ritiene ormai di nessuna importanza chi sarà il vincitore o lo sconfitto.
Ecco perché l'assenza nell'agenda europea di un allineamento della legge elettorale è una pecca imperdonabile. È chiaro che tale argomento non è all'ordine del giorno di nessun partito, né italiano né di altre nazioni, ma l'effetto finale è una porcata, la fine di un'idea che un tempo qualcuno chiamava partecipazione.
Oggi qualche ragazzo direbbe: partecipazione di che? A quali utili? A quale spartizione e spoliazione, a quale malaffare? La partecipazione non è stare sopra un albero cantava un tempo Gaber. Oggi la soluzione è forse stare fermo, sotto l'albero (se ne trovi uno ancora intero).
39° parallelo, agosto 2022
Alfredo De Giuseppe