2024-10-12 "L'ospedale e Tricase" - il Volantino

 

 

Tricase sarebbe più povera senza l’Ospedale Panico. Tricase respira grazie all’Ospedale, è una risorsa incalcolabile in una piccola economia come la nostra. E poi è un presidio stabile, generalista, eccellente e generoso rispetto alla nostra salute, vicino alle nostre case, come un amico su cui contare. Questo è in sintesi l’Ospedale per i tricasini.

Però è anche qualcos’altro e non posso esimermi dal dirlo, fosse anche per un semplice pro memoria. L’Ospedale di Tricase è un cantiere aperto da decenni, è in una perenne espansione, che pare non tenga conto di due fattori essenziali: 1) l’esasperato consumo di suolo in deroga ad ogni norma, specie quelle in materia idrogeologica; 2) il cantiere si espande all’interno di una struttura urbana disordinata e frammentata che pare non poter assorbire altre costruzioni.

È evidente che una ventina di anni fa qualcuno doveva porsi delle domande sul futuro di questa struttura. Quando fu progettata, nel 1962, era in aperta campagna, tra Tutino e Tricase, non c’erano nei dintorni altre costruzioni civili, né si poteva immaginare il boom edilizio che negli anni ‘60 e ’70 ha fatto di Tricase la solita caotica e poco aggregante città del Sud. L’assenza di un Piano Regolatore ha permesso di tutto, qualsiasi lottizzazione è stata approvata senza mai immaginare il futuro ma sempre assecondando le logiche elettoralistiche del momento, per cui quell’area è divenuta nel tempo una delle più urbanizzate del paese.

Forse all’inizio del 2000 si poteva immaginare qualcosa di diverso, tipo andare in altezza piuttosto che ampliarsi in orizzontale, come una piovra tentacolare, in uno spazio ormai soffocante. Deroga per deroga, si poteva autorizzare una costruzione più alta dei canonici 5 piani. Oppure si poteva immaginare di utilizzare una parte della zona industriale e costruire da zero un ospedale più funzionale e studiato fin da subito per l’idoneità delle nuove esigenze ospedaliere. Sarebbe costato senz’altro di meno che organizzare un cantiere senza fine in mezzo a case, auto, pazienti, dipendenti e cittadini.

Non dimentichiamo che nel frattempo, riparametrando l’area idrogeologica, è stata costruita “Casa Betania” sottoposta di qualche metro rispetto alla sede stradale e una centrale termica, generatrice di energia elettrica, radente il marciapiede di una strada provinciale. È in costruzione, ormai da qualche anno, un nuovo padiglione che dovrebbe migliorare l’offerta e aumentare i posti letto, soprattutto per le malattie oncologiche. L’ingresso dei familiari e di tutti gli utenti è previsto dalla parte della nuova costruzione, praticamente sulla strada provinciale per Depressa, naturalmente sprovvista di parcheggi. Insomma, come la si giri, un Ospedale monco, difficile da gestire e da riorganizzare da un punto di vista immobiliare, della sicurezza, dell’igiene dell’aria, del rumore e del traffico.

A tutto questo, che già basterebbe per avere dei dubbi sulle scelte, nel silenzio generale, si sta operando una nuova incursione nei meandri della burocrazia edilizia per tentare di regalare nuovo suolo pubblico all’Ospedale per l’ampliamento del Pronto Soccorso. L’idea sottoposta al Comune dai tecnici dell’Ospedale è quella di eliminare l’attuale rampa di accesso al Pronto Soccorso e in quel sito costruire una “piastra” per ubicare i nuovi locali del futuro Pronto Soccorso. Tale operazione prevede l’eliminazione dell’attuale rotatoria dove c’è la statua del Cardinale e di quasi tutti parcheggi a servizio dello stesso Ospedale, con la costruzione di una tortuosa, nuova rampa d’accesso per ambulanze e vari (no utenti e familiari). Pare che ci sia un finanziamento della Regione Puglia che non si vuole perdere (ed è ovvio, quando si parla di milioni).

Ma la fretta non sempre porta buone soluzioni. Il Consiglio Comunale non si è ancora espresso. Le Commissioni hanno avuto un tempo limitatissimo per esaminare progetti, porre obiezioni e infine decidere. Nella logica dell’emergenza e soprattutto di una visione sempre a corto raggio, alla fine la cosa passerà, e saremo tutti più tranquilli. Nel silenzio tutto prospera e tutto si fa in queste lande. Forse ci si poteva confrontare su altre possibili soluzioni, forse era il momento di fare una riflessione più severa su tutta l’area ospedaliera, compreso la viabilità, i parcheggi, i servizi, gli alberi, la vita delle persone (al di là delle malattie). Invece tutto finirà in politichese, con assenze programmate in Consiglio Comunale, con appoggi esterni, voti miracolistici, rischio di crisi amministrativa, e la solita confusione che confonde tutto e tutti. L’Ospedale è di proprietà della Pia Fondazione di Culto e Religione “Card. G. Panico”, ma anche di tutti noi, cittadini silenti, quasi sempre ammalati. 

il Volantino – 12 ottobre 2024

Alfredo De Giuseppe

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