2024-11-02 "Noi del dopo-Gutenberg" - il Volantino

 

Noi siamo quelli che hanno atteso un po’ di millenni prima di vedere un libro stampato con la tecnica di Gutenberg. Fino alla metà del 1400, le storie e le notizie ce le tramandavano per via orale. Noi, per informarci, e capire che cosa succedeva intorno al nostro mondo, abbiamo dovuto lottare contro un’élite che già si era data strumenti di conoscenza e comunicazione. Noi no, noi stavamo in uno stato animalesco, calmierato da informazioni approssimative, riti mistici intorno a pietre e colonne, credenze miracolistiche.

Dopo aver imparato a leggere, dopo aver connesso il cervello con la conoscenza, dopo aver illuminato il nostro cammino di creatività e nuove sfide, abbiamo sviluppato un certo senso critico. Così noi, leggendo e confrontando, abbiamo espresso pareri diversi e conosciuto mondi nuovi.

Noi siamo quelli che hanno sviluppato una certa insofferenza verso i vincenti, i forti, i poteri armati, le ipocrisie collettive, le dimenticanze storiche. Noi non abbiamo creduto alla Conquista del West come modello di successo, perché non abbiamo dimenticato il genocidio dei nativi americani. E neanche quello dei nativi australiani e amazzonici e di tutte quelle persone che non avevano i tratti dei vincenti.

Noi abbiamo deciso che la Rivoluzione Francese era giusta, che il popolo non dovesse necessariamente vivere sempre in schiavitù. Da quegli atomi di libertà abbiamo preso spunto per rinvigorire il senso di giustizia. Siamo quelli che abbiamo capito che anche nella Rivoluzione si cela il gusto del potere, gestito attraverso repressioni violente e ingiustificate.

Abbiamo accolto con alcune riserve l’Unificazione Italiana, non felicissimi, noi che speravamo in una nuova visione e non in un’altra annessione. Ma in definitiva abbiamo accettato di vivere dentro dei confini che avevano una logica millenaria, anche se non condivisa.

Noi ci siamo schierati contro la Prima Guerra Mondiale, perché immaginavamo che ogni guerra porta solo fame e sofferenza e prepara nuove guerre ancora più truculente.

Noi siamo quelli che hanno avvertito il pericolo fascista e nazista, del dittatore al di sopra di ogni regola. Noi sapevamo che la follia omicida trascina con sé uomini sfasciati in ogni loro cellula. Abbiamo cercato di opporci alla violenza del genocidio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale, ma abbiamo trovato pochi alleati.

Noi siamo quelli che, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, hanno ritenuto ingiusto deportare il popolo palestinese per introdurre in maniera artificiale il popolo di Israele, che basava la sua determinazione su un libro vecchio tremila anni.

Siamo stati dalla parte degli africani quando le loro terre son diventate colonie, dopo essere stati schiavi trascinati in America, dopo essere stati discriminati per legge in base al colore della pelle e depredati di ogni loro ricchezza.

Noi siamo quelli che hanno brindato quando il Muro di Berlino è caduto in mille pezzi. Speravamo che i potenti della Terra capissero che era arrivato il momento del disarmo unilaterale e invece tutti i popoli hanno rafforzato le proprie riserve militari.

Noi siamo quelli che hanno sofferto insieme al popolo curdo, che voleva solo un piccolo spazio per sé, in mezzo alle montagne tra l’Iraq e la Turchia, nelle terre dell’antica Mesopotamia. Li abbiamo illusi, armati, poi uccisi e abbandonati.

Noi siamo quelli che non appoggiano gli usurpatori, gli invasori e i fanatici che uccidono e discriminano in nome di un dio, qualunque esso sia, qualunque sia la fantasia storica che lo insegue. Ed è per questo che lottiamo perché la pietas verso gli innocenti di tutto il pianeta possa far breccia nei cuori dei molti, mentre vengono bombardati, rinchiusi, decimati senza alcun rispetto.  

Noi siamo quelli che sappiamo che tutto è in movimento e che il futuro ci riserverà cose mai viste. L’uomo si integrerà con le macchine, con le loro intelligenze, fino a divenire sempre più lontano dall’uomo che abbiamo conosciuto e analizzato. Ma ciò non toglie che continueremo a perseguire sempre il senso della tolleranza e della libertà.

Noi siamo quelli che perdono quasi sempre, perché sanno che per essere dalla parte dei vincenti bisogna imbracciare ogni giorno un fucile più potente, imporre una bugia verosimile, sperperare il tempo a demonizzare l’altro. Noi perdenti non avremo vita eterna, non lottiamo per una ricompensa, ma combattiamo per ridurre disuguaglianze, ignoranza, falsità e ingiustizie. 

Noi siamo quelli che da Gutenberg in poi siamo cresciuti nel dubbio, che pur nelle contraddizioni quotidiane, ci siamo formati per rompere le scatole.

Alfredo De Giuseppe

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