012 - Sono un'ottimista, a volte non ci credo - 2017-07-22

Dato il fatto che ho dei figli, mi impongo spesso di essere ottimista. Infatti, facendo l’imprenditore, e varie altre cose da quarant’anni, io come tutti gli artigiani e i commercianti avrò diritto ad una pensione di circa 500 euro. Me l’ha confermato l’INPS quando una volta ho osato chiedere. Non mi lamento perché non so con chi prendermela, forse con quei milioni di dipendenti che formano la burocrazia o forse con i politici che li hanno assunti, ma forse solo con me stesso che credevo in altre cose e in altre forme di libertà. Sono anche ottimista perché la banca mi sostiene in ogni mio sforzo, mi dà respiro, capisce le novità e aiuta gli audaci. Ho tutto per essere sempre un gradino sotto il livello minimo dei grandi imprenditori e dei crediti a loro favore, mi manca un politico amico, un gangster sotto i piedi, un bilancio perfetto prima ancora che una società nasca e cresca, e forse il conto con molti zeri lasciatomi da un mio avo. Però c’è tutto un mondo di opportunità: se vuoi vivere quindici o sedici ore dentro un ristorante o un bar, dentro un qualsiasi locale commerciale, ti puoi accomodare senza preavviso e senza illusioni: puoi stare anche qualche ora in più ma i costi reali saranno sempre superiori ad ogni ipotesi di realizzo. Però è bello perché puoi indebitarti con lo Stato e con l’agenzia che riscuote le tasse, che fra acconti, anticipi e rateizzazioni ti mette comodo per tutta la vita. A volte sorrido al bicchiere mezzo pieno, sol perché riesco ancora a vedere un bel film al cinema o a comprarmi un buon libro nella mia libreria preferita. Poi ho ricadute notturne e mattutine, ma dopo la doccia con bagnoschiuma e lo shampoo dueinuno mi sento meglio, posso affrontare la savana e sperare di cavarmela ancora per un giorno. Per oliare il mio ottimismo giornaliero, mi dico da anni che non bisogna stancarsi di parlare di politica perché è il sale della nostra esistenza. Inoltre è divertente, dà continui spunti per atroci racconti esistenziali e spesso è un ottimo lassativo. Quindi dicevo del mio ottimismo che cerco di infondere in tutte le persone a me vicine: leggere Voltaire e il suo Candido dà la giusta dimensione dell’impegno che ci vuole per essere ottimista (e per essere candido). Un po’ di sofferenza non guasta ma è abbondantemente superata dalle soddisfazioni di una vita vissuta al sud, dove il mare, il sole e l’aria pulita sono delle cose eccezionali, che già anni fa fecero cantare a Otello Profazio che “qua si campa d’aria”. I turisti questo l’hanno capito bene e quando arrivano al sud cercano di spendere il meno possibile, tanto per integrarsi subito alla nostra socialità. I soldi li spendono in genere per vedere i grattacieli di New York mentre i menhir e le grotte meritano al massimo una foto. Comunque confermo che ero e rimango ottimista: ormai in Italia i sindaci e gli assessori son tutti giovani, belli e onesti: nessuno ci potrà più rinfacciare nulla. La competenza, lo studio, l’approfondimento, la creatività verranno dopo, sono fiducioso, del resto non vivo nella patria del Rinascimento più amato di tutta l’umanità? Sono stato e rimango un inguaribile ottimista: chiedo scusa se a volte dò l’impressione di non crederci.

La mia colonna  - il Volantino, 22 luglio 2017

Alfredo De Giuseppe

 

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