030 - E' liquido anche il Consiglio Comunale - 2018-02-03
Per capire quanto è liquida la politica in questo momento non c’è bisogno di andare molto lontano. Rimaniamo a Tricase. Analizziamo le 21 persone, elette appena 7 mesi fa, che compongono Giunta e Consiglio Comunale: 16 consiglieri, 4 assessori e 1 sindaco. Dei sedici consiglieri, 10 sono di maggioranza e 6 di minoranza. La maggioranza che potremmo definire di centro destra, ha il Presidente del Consiglio, primo degli eletti con la lista “Cambiamenti per Tricase” che non nasconde le sue simpatie per il PD e ne frequenta uomini, riunioni ed elezioni. Gli altri tre eletti con la stessa lista, Antonio Baglivo, Francesca Longo e Vincenzo Chiuri, stanno valutando attentamente cosa significhi la parola “cambiamenti” e non escludono almeno delle “sterzate”. La civica “Noi per Tricase” ha in consiglio Alessandra Ferrari e Maurizio Ruberto, di cui non si conosce alcun orientamento politico. Per Ruberto parlano solo i gol che fa con il Racale. Poi vi sono tre consiglieri dell’UDC, Pasquale De Marco, Luigi Giannini e Federica Esposito, eletti quando l’UDC faceva l’occhiolino a Renzi e in loco avevano Fitto come principale avversario. Oggi sono, insieme ai fittiani (ove esistessero ancora) e ad altri partitini, la quarta gamba del berlusconismo avanzato (di età, di bugie e di razzismi vari). Il consigliere Peluso Giuseppe, eletto con la civica “Tricase punto e a capo” è invece vicino alla “Lega con Salvini”, noto meridionalista.
Nella minoranza, Fernando Dell’Abate eletto con “Insieme per Tricase” è passato alla casa madre PD mentre Vito Zocco e Nunzio Dell’Abate sono migrati dal PD a “Liberi e Uguali” (sperando che la lunga traversata del deserto stia per finire); Alessandro Eremita eletto con la lista “Tricase sei tu” e Maria Assunta Panico di “Tricase al centro” stanno pensando a come orientarsi alle prossime politiche e la scelta da farsi riguarda una trentina di formazioni di centrosinistra. Francesca Sodero del M5S è ferma sulle sue posizioni, ligia alle rigide regole del Movimento.
In Giunta, Mario Turco, eletto con “Tricase punto e a capo” è passato alla “Lega con Salvini”, mentre Antonella Piccinni, Nicola Peluso e Sonia Sabato, ormai lontani dalle superficialità della campagna elettorale, stanno ancora cercando di capire se hanno fatto bene ad accettare una carica così impegnativa (e spesso sembrano estraniarsi per non sbagliare).
Il Sindaco da parte sua, socialista in gioventù, poi divenuto berlusconiano con un passaggio attraverso l’UDC, eletto con il benestare di tutto il centrodestra, professa oggi una specie di neutralità (a tempo determinato?) in nome del bene comune, della pacificazione e del pragmatismo amministrativo.
Ci si lamenta della lontananza, del rigetto dei cittadini dalla politica, però analizzando la nuova classe dirigente di un paese di 18.000 abitanti, se ne colgono tutti i segni, le debolezze, le incoerenze di questi tempi. Non dovrebbero, loro per primi, dare indicazioni politiche, farsi seguire dal loro elettorato, diventare dei tessitori di nuovi ideali? La politica sembra così un giochino per addetti ai lavori, spostamenti tecnici e privi di ogni coerenza, un recinto per quelle cento persone che seguono ogni delibera e ogni movimento. Il palazzo non pare mai un posto dove tentare di risolvere qualche atavico problema, ma un luogo dove si effettuano lunghi corsi di sopravvivenza politica. Sgambetti procedurali, scambi di squadre e di figurine, rinnegamenti premianti e fantastiche promesse senza studio e senza amore. Non solo agli amministratori locali, ma anche a parlamentari e frequentatori di partiti e movimenti, pare che manchi un’idea di base sul loro impegno per la comunità. Sembrano tutti costantemente disorientati, forse strattonati dai loro capi che a loro volta seguono l’ultima moda, l’ultimo slogan che prende la pancia degli elettori. Una pancia che a furia di riempirsi di cazzate, finisce per essere vuota di sostanza e coerenza. Le persone pensanti non sanno chi e cosa votare, la maggioranza silenziosa non va a votare, gli altri votano senza sapere e analizzare. La serenità e la felicità ormai vane ricerche. Inoltre viviamo tempi con poca liquidità in tasca e un’eccessiva liquidità politica nella testa. Ci sarà un nesso?
La mia colonna - il Volantino, 3 febbraio 2018
Alfredo De Giuseppe