Di treni, lune e pesci (2003)
[Clicca sull'immagine per ingrandire]
Edizioni dell'Iride - 2003
Carmine Cazzato vive di pittura, della sua evoluzione, del suo essere pittore in un tranquillo paese del sud, senza importanti scuole pittoriche. Non ci sono circoli culturali nei quali confrontarsi fra artisti. Non ci sono eventi culturalidi estrema novità che stimolino le indefinite pieghe dell'artista. Si vive di un caffè alla mattina, sempre allo stesso bar, dei figli da accompagnare a scuolae la moglieal lavoro. Ecco forse perchè succede nell'evoluzione pittorica capiti un momento diverso, fuori dalla routine quadro - mostra estiva - vendita.
Questo progetto, nato su sua esclusiva richiesta (e quindi unico colpevole) ha avuto il pregio di crscere lentamente senza lampi, quasi senza tempo. Al primo incontro ci siamo divertiti ad immaginare, a pensare alle connessioni pittura - scrittura, a parlare di noi e di quando eravamo ancor più giovani.
Al secondo o terzo incontro ci siamo dati del metodo: Carmine mi avrebbe consegnato copia delle tele con il titolo; io avrei potuto scrivere liberamente, partendo da quel titolo ma senza sentirmene particolarmente vincolato. Tant'è che in alcuni casi il titolo della pittura e l'essenza del suo pensiero sono molto lontani, ne sono certo, dalle idee che ho sviluppato in scrittura. E lui li ha accettati senza obiezioni. Non voglio qui classificare i percorsi della mente umana e le differenze concrete fra le diverse fantasie. Forse lasciare libero il proprio cervello di assaporare la libertà della scrittura, partendo da idee di altri, produce effetti inattesi. In ogni caso ringrazioquei colori che mi hanno quasi costretto ad esprimere sensazioni sopite, emozioni nascoste, anche se a volte dolorose. Invece in altri casi - vedi "Le caverne sul mare" - la pittura mi ha spinto a metter giù qualcosa che sembri bozza di sceneggiatura di film (che poi il regista è il mestiere ch evorrei fare quando avrò superato i sessant'anni).
Non so giudicare il risultato di questo esperimento, di questo gioco incrociato fra pittura e scrittura. Non so neanche se c'è un filo conduttore che unisce gli scritti e poi queste pagine e queste tele, ma il gioco è stato bello e lungo. E' stato bello concentrarsi per intere settimane su un pensiero, da tenere in sottofondo, fra una telefonata e l'altra, fra un semaforo e una statale. E poi, percorso lungo, senza impegni sui tempi, senza lettori che t aspettano, o editori scalpitanti. Solo una bella, silenziosa e complice attesa negli sguardi di Carmine. Piacere dilettantistico per una sortita su campi inesplorati, considerando le mie precedenti esperienze, basate sopratutto su osservazioni che volevano avere pretese sociologiche. ( A proposito di cinema e dilettantismo ricordo una battuta di Chaplin che nel film Luci della ribalta diceva: "Dilettante? certamente, nessuno vive tanto a lungo da diventare qualcos'altro"). Ho cercato di scrivere in modo lineare anche se la materia, la scrittura stessa, non è mai semplice. Ho cercato la leggerezza, ma mi rendo contodi non esservi riuscito, e a volte sono scivolato in rocamboleschi "approfondimenti speculativi". ma tant'è: si pubblica per comunicarequello che di gettoè uscitoin quel dato momento storico, senza aarovellarsipoi sull'estetica e sulla poetica. Per propria distrazione, per divertire e commuovere, come in un diario.
Giugno 2003
Alfredo De Giuseppe