2025-02-10 "Santa Cesarea senza terme" - Querce news

 A Santa Cesarea Terme si studia con efficacia come far finta di fare per non fare nulla. Dopo il mio doc del 2024 “Santa Cesarea, splendore e disperazione” (https://www.youtube.com/watch?v=P48yZBxKha8&t=120s)  c’è stata una levata di scudi a difesa delle peculiarità della località salentina, molti si son sentiti offesi e molti mi hanno accusato di essere stato superficiale per il solo fatto di non aver ascoltato le componenti istituzionali. In effetti quel documentario era stato pensato così: raccontare una storia vera e fattuale senza le solite promesse elettorali, senza offrire passerelle autoreferenziali a nessuno.

C’è un aggiornamento di questi giorni che va proprio raccontato, partendo dall’inizio.

Regione Puglia e Comune di Santa Cesarea, sono proprietari, rispettivamente, del 50,4876 per cento e del 49,47 per cento delle quote della Società delle Terme. La società ha un fatturato poco performante (appena 3.267.800,00 € di ricavi nel  2023) con il patrimonio netto di circa 10 milioni a causa delle perdite di gestione degli ultimi anni: nel 2021 una perdita effettiva di 1,033 milioni di euro (317.833 euro più 715.216 euro di ammortamenti sospesi); nel 2022 mostra una perdita di 1,106 milioni di euro (392.397 più 714.087 di ammortamenti sospesi), mentre il dato contabile del 2023 evidenzia una perdita di 830.488 euro (107.898 euro con 722.590 di ammortamenti sospesi).

A questo punto delle menti perspicaci, probabilmente consulenti ben pagati, immaginano di fare un bando che includa anche la struttura delle nuove terme ormai degradata, che possa coinvolgere dei privati e al contempo liberare la società dai debiti. Il bando di gara è quanto di più tortuoso e labirintico si sia mai potuto impostare. Infatti l’eventuale acquirente privato dovrebbe in sequenza: pagare subito 10 milioni di euro per l’acquisizione delle quote regionali; un canone annuale di affitto d’azienda di 1.2 milioni di euro per i primi cinque anni e di 800 mila euro per le annualità successive, fino al termine della prevista gestione di 60 anni. Inoltre il bando recita: “Il Comune si impegna ad acquistare l’intera partecipazione azionaria detenuta dalla Regione nella società, per un prezzo di 10 milioni di euro», ma il «pagamento del valore della partecipazione della Regione sarà direttamente posto a carico dell’aggiudicatario della procedura di gara, il quale verserà il relativo prezzo ...». Insomma come impossessarsi delle quote senza scucire neppure 1 euro. Fatto tutto questo, l’eventuale nuovo gestore dovrebbe ammodernare le vecchie terme e ristrutturare completamente il nuovo centro termale, a suo tempo immaginato e costruito sull’ immacolata collinetta del Belvedere. Il valore della ristrutturazione (quasi una ricostruzione) del solo nuovo centro termale è stato valutato intorno ai 60 milioni di euro, una cifra monstre e mai recuperabile da nessuna struttura privata che debba offrire servizi moderni ed efficienti.

Puntualmente, il bando che scadeva il 21 dicembre 2024 è andato deserto. Nessun privato, per quanto sponsorizzato dalla politica, poteva permettersi un tale onere. In effetti l’impressione generalizzata è che, nonostante debiti, perdite e investimenti da fare (senza soldi), nessuno voglia mollare la presa. Nessuno degli attori in campo è davvero disponibile a fare un passo indietro per tentare di rilanciare le uniche terme in Italia poste in riva al mare. Questo bando, immaginato in modo troppo oneroso per qualsiasi investitore, sembra proprio fatto apposta per poter dire in ogni sede: noi ci abbiamo provato ma nessuno si è fatto avanti.  

Alla luce di quest’ultimo episodio rimangono alcune domande di fondo, forse troppo dolorose per essere poste. C’è ancora spazio per un business delle cure termali in assenza del contributo statale a impiegati e pensionati? Qual è il modello di sviluppo intorno a tale risorsa che il Comune intende sviluppare? Va immaginata una nuova fusione di Comuni che comprenda anche Otranto e Castro e che possa fare una vera capitale del turismo sostenibile di qualità? Non è forse tempo di superare gli antichi campanilismi e le antiche consorterie familistiche? Oppure lo status quo è il vero obiettivo collettivo?

Intanto nella cittadina c’è poco movimento, anche dopo che il fallimento del bando di gara. Tra i pochi residenti invernali non trapela preoccupazione, il mondo va avanti lo stesso. Santa Cesarea è il paradigma non solo del sud ma dell’intera Italia: si corre lungo un crinale pericoloso, sopra una scogliera frastagliata con serena noncuranza, rischiando sempre di cadere, senza mai quel balzo dignitoso verso la logica e la sicurezza. Bizantinismi a fiumi, conditi da una bellezza da cartolina, quasi mai di sostanza.
       

Querce news - febbraio 2024                                                                                                                                             

alfredo de giuseppe

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