7 - voti senza frontiere del 2021-02-27
Il commissario tecnico e l'avvocatessa
Il 21 febbraio si sono conclusi a Cortina d’Ampezzo i Mondiali di sci. Al di là delle gare e delle medaglie, l’avvenimento più significativo è stato un’assenza: quella di Samira Zargari, il commissario tecnico della nazionale iraniana femminile di sci. Il marito, secondo le leggi islamiche vigenti in quel paese, non ha permesso alla moglie di lasciare l’Iran. È evidente che in molti Paesi islamici si sta svolgendo sotterraneamente una lunga battaglia. Da una parte un consistente movimento di pensiero riformista (che cerca però di non offendere il culto religioso) e dall’altra una maggioranza di fedeli/sudditi che vivono secondo regole millenarie e condivise dai poteri costituzionalmente eletti. Non mi meraviglio però più di tanto: basta ricordare che in Italia le donne hanno potuto votare solo nel 1948, che la prima donna-magistrato l’abbiamo avuta nel 1965 (a seguito di una legge ad hoc del ‘63), che mia nonna non usciva mai senza il fazzoletto in testa, che le donne, fino agli anni ’70, non frequentavano mai un bar o una pizzeria, che ancora oggi guadagnano il 30% in meno rispetto agli uomini e che in sede religiosa non possono aspirare a nessuna carica istituzionale. Per completezza di informazione va riportato che la Federazione Iraniana di Sci ha tentato in tutti i modi di convincere il marito, che la notizia è stata riportata con grande enfasi dal giornale Shargh, il più diffuso quotidiano riformista in Iran. A Samira Zargari va un voto alto, diciamo un 9 perché non conosciamo altro della sua storia; al marito un 3 invece di zero perché non sa quel che fa (imbevuto da una cultura basata sul credo religioso che gli toglie il senso della libertà).
Meno clamore ha destato la condanna di Eren Keskin, avvocatessa turca, da decenni impegnata nella difesa dei diritti umani. A giorni dovrebbe essere tradotta in carcere per scontare una condanna a sei anni, per "appartenenza a un'organizzazione terroristica", che ormai appare come la formula magica che ferma ogni protesta dei Paesi occidentali. Un’accusa ritenuta assurda e strumentale da molte organizzazioni non governative, nel silenzio assoluto dei vari Ministeri e Alti Commissariati. A Martano il prof. Pati Luceri (voto 9) dal 16 febbraio è inserito in una staffetta internazionale di sciopero della fame per mantenere alta l’attenzione sul caso delle condanne immotivate operate dal regime di Erdogan. All’avvocatessa Keskin il 10 di solidarietà, a Erdogan un 2 continuativo e un 4 all’Unione Europea, troppo ripiegata su se stessa.
Un bravo ambasciatore, Luca Attanasio, il carabiniere della sua scorta Vittorio Iacovacci, e Mustapha Milambo, l'autista, sono stati uccisi il 22 febbraio nel Congo orientale in un attacco a un convoglio delle Nazioni Unite. Peccato che la stampa italiana, nel suo complesso, (voto 4) si occupi delle drammatiche situazioni che ci sono in molte parti del mondo solo quando muore qualche nostro connazionale. Meno talk-show sull’ultimo twitt di Salvini o Renzi e più informazione vera, ci farebbe capire meglio le complesse questioni geo-politiche del nostro pianeta.
Leggo da più parti di soluzioni poliziesche e di sicurezza perenne contro il dilagare di piccoli furti, intrusioni e rapine che stanno investendo Tricase in queste ultime settimane. Come se un eventuale arresto di un mese o la reclusione di un anno fossero l’unica soluzione seria. Fermo restando la condanna per ogni atto criminoso e intuendo l’inquietudine di ogni malcapitato, di ogni vittima di azioni violente, della rabbia per ingenti danni subiti a fronte di somme irrisorie, sento la necessità di pormi alcune domande. C’è qualcuno (qualche Istituzione, Associazione o Ente statistico) che in questo particolare momento storico si sta ponendo il problema delle famiglie più disagiate, di quei ragazzi che vivevano di un piccolo lavoretto in nero, di quella classe non scolarizzata che riceveva una mancia assistenzialista? Ci sono troppi moduli da compilare per intuire quanto sia importante oggi possedere e gestire quotidianamente un telefonino, l’abbonamento internet, il paninaro, una birra? Chi non li possiede si sente un escluso totale, un figlio inutilizzabile di questa società competitiva. O c’è qualcuno che pensa come 60 anni fa: se ti va di lavorare, vai a zappare? Poniamoci una domanda finale: dov’è che si può zappare oggi? Il voto è amaro: un bel 4 riflessivo per tutti noi.
il Volantino, 27 febbraio 2021
Alfredo De Giuseppe