2025-03-28 "le democrazie degenerate" - Querce news
Nel mese di marzo 2025 è successo di tutto, nel solco delle guerre, di quel nuovo ordine mondiale inseguito dai semplificatori delle regole e delle società. Sarebbe troppo lungo l’elenco delle nefandezze commesse nelle terre delle guerre più note e in quelle più dimenticate, reati contro l’umanità con omicidi, rapimenti, bombardamenti sui civili, sulle case e sugli ospedali e quelli contro le libertà individuali e collettive, vedi l’insulsa polemica sui dazi innestata da Trump e una serie di restrizioni sulle libertà d’espressione, sulle libertà di movimento degli uomini su tutto il pianeta Terra.
Di tutti gli avvenimenti, vorrei qui accennare ai fatti che stanno succedendo in Turchia, che viene presentato come paese amico, membro della NATO fin dal 1952, cerniera tra est ed ovest, negoziatore e attore in vari scenari di guerra. Questa repubblica, nata sulle ceneri dell’impero ottomano alla fine della prima guerra mondiale, divenne uno Stato laico e nazionalista, incarnato nella figura del su primo presidente, il generale Ataturk. Già negli anni 20 del novecento fu abolita la religione di stato, la poligamia, il califfato mentre la scuola fu riformata in senso laico, gratuito e obbligatorio per uomini e donne. Dopo una lenta ma volenterosa democratizzazione della società turca, alla fine della seconda guerra mondiale iniziarono una serie di avvicendamenti socio politici che portarono più di una volta a colpi di Stato da parte di militari. Si giunge così all’elezione nel 2002 dell’attuale presidente Erdoğan, che in questi ultimi vent’anni ha tentato più volte di distorcere il sistema verso un suo potere assoluto, inserendo tra l’altro una serie di leggi che hanno riportato la Turchia su un sostanziale islamismo di Stato.
La mattina del 19 marzo 2025 è stato arrestato Ekrem İmamoğlu, sindaco di Istanbul e principale avversario di Erdoğan alle prossime elezioni presidenziali. Sono seguite manifestazioni di piazza e proteste delle opposizioni, arresti di manifestanti e reporter. Una mossa, quella di Erdoğan che approfondisce il carattere autocratico del regime, che dimostra come un sistema cosiddetto democratico possa oggi degenerare in una forma di dittatura senza ricorrere alle armi e senza sbandierare il potere assoluto ormai ottenuto e consolidato.
Questo sta succedendo ovunque, dagli USA alla Russia, senza distinzioni geografiche. Sembra che oggi la democrazia abbia bisogno di uomini forti benché sanguinari o stupidi che siano. Non è un caso che i solerti governanti italiani, di quell’Italia che qualcuno spaccia come protagonista (invece è dentro una cuccia a guardare la luna), non abbiano trovato il modo di dire una parola contro Erdoğan, di dare sostegno a quei ragazzi scesi in piazza in nome di un ideale che va facendosi sempre più fioco. La loro speranza, quella dei timidi patrioti italiani, è di generare prima o poi dei piccoli trump o al minimo dei giovani erdogan.
Querce news - 28 marzo 2025
alfredo de giuseppe
2025-03-23 "Noi, Alì e Foreman" - Querce News
Avevo 16 anni quando, nel 1974, Alì sconfisse Foreman. L’incontro di pugilato, “il più grande evento sportivo del XX secolo”, fu visto in diretta da circa 1 miliardo di persone (all’epoca un quarto della popolazione mondiale) ma non in Italia, le cui trasmissioni chiudevano alle 22.45. Muhammad Ali, arrabbiato con i bianchi americani che lo avevano privato del titolo mondiale e ritirato la licenza per combattere perché si era rifiutato di svolgere il servizio militare in Vietnam, accettò la sfida a condizione si svolgesse in Africa, da dove erano stati deportati i suoi antenati. Era un segno di liberazione, finalmente l’Africa tropicale trovava spazio nelle cronache sportive di tutto il mondo, con un evento che andava al di là dello sport e finiva per essere un manifesto politico e sociale di alto livello comunicativo. Il popolo africano capì benissimo il messaggio e tifava compattamente per Alì perché in lui vedeva anche un recondito messaggio di liberazione mentre Foreman rappresentava in definitiva un gigante atletico e silenzioso, ottimo solo per il business sportivo. E il venticinquenne Foreman era, da un punto di vista meramente atletico, più forte di Alì e quindi dato per favorito dagli esperti, anche perché veniva da 40 vittorie di fila, di cui 38 per KO.
L’incontro si svolse alle 4 di mattina del 30 ottobre, noi italiani lo vedemmo alle 20,30 della sera, 16 ore dopo, quando già tutta la stampa mondiale esaltava la vittoria di Alì che aveva sul momento escogitato una tattica che avrebbe nel corso del match indebolito Foreman ed evidenziato la sua velocità di esecuzione. Fu così che durante l’ottavo round Foreman andò al tappeto: Alì aveva riconquistato il titolo mondiale, l’Africa poteva ripartire, lo sport divenne elemento di messaggi universali.
2025-03-21 "La Storia e la Fogna" - Querce News
Tricase Porto tra dimenticanze, abusi e confusione
Il focus che abbiamo aperto su Tricase Porto merita ulteriori approfondimenti e, forse, ripensamenti collettivi. Facciamo delle premesse. Con appena 2500 metri di distanza dalla piazza principale fino al Canale del Rio, qualsiasi paese sarebbe oggi un paese sul mare. Invece Tricase, decenni fa, scelse altre politiche urbanistiche. Questa considerazione include una serie di vicende speculative, di visioni medievali, di politiche ignoranti, di economie provvisorie, di appropriazioni indebite. Questo mix decennale ha prodotto la situazione attuale, la cui componente principale appare la confusione.
2025-03-12 "Il giardino sul mare" - Querce News
Ho fatto alcune foto ai lavori in corso a Tricase Porto, nell’area retrostante Punta Cannone (dietro l’arcu). Per un attimo lasciamo perdere le polemiche per la perdita di parcheggi e andiamo alla sostanza del problema: la falesia è a rischio crollo, l’ingrottamento è più vasto di quanto si veda ad occhio nudo e cosa fa il Comune di Tricase? (il soggetto rimane il Comune, chiunque sia il progettista, il direttore lavori, il pensatore o il periodo più o meno recente in cui è stato immaginato). Invece di ingegnarsi su come salvare la falesia nei prossimi duecento anni, le si rifà il trucco, si lucida la superficie. Si decide di chiudere l’area e di creare un giardino panoramico. Si butta qualche tonnellata di terra rossa, si lascia una stradina per l’ingresso ad una villa sul mare, si pianta qualche arbusto, si mettono due panchine e il lavoro è terminato.
Alla fine dei giochi ci sarà un cumulo di terra rossa che verrà quanto prima inghiottito dal mare, un utilizzo quasi privato di tutto l’ex parcheggio, a servizio di una casa (a suo tempo già nata in modo controverso e in deroga ad ogni legge ambientale) che ora ha due ingressi privati sullo stesso piazzale, destinato a essere solo un ulteriore dehor della stessa villa.
Nel progettare queste trasformazioni non si tiene mai conto delle necessità pubbliche, della natura circostante, dell’antico buon senso. Si realizza un qualcosa perché c’è fretta nello spendere il finanziamento ricevuto, perché c’è voglia di modernismo, di essere al passo con questi tempi distruttivi.
Querce News - 12 marzo 2025
Alfredo De Giuseppe
2025-03-07 "Sovranisti alle ostriche" - Querce News
Nella giornata di giovedì 6 marzo è stato approvato alla Camera il Ddl Spazio. Il governo Meloni fa un regalo al suo amico Elon Musk, aprendo al modello americano dello Spazio affidato ai privati. Sarà lui, l’amico di famiglia, d’ora in avanti a mettere anche in Italia il cappello sull’industria spaziale, l’innovazione tecnologica e, di conseguenza, la gestione e la sicurezza dei dati.
Tutto questo si inserisce in un contesto internazionale giunto al limite della depravazione, con un potenziale dittatore seduto sulla sedia più importante del pianeta, che ogni giorno minaccia invasioni e dazi, ostentando un odio furioso verso i suoi vecchi alleati, i paesi europei. E noi, italiani un po’ vigliacchi, ci schieriamo sempre con il più forte, con il probabile vincitore, anche se sappiamo che ci farà male, molto male stare con lui.
Per anni ci hanno detto che gli altri, la sinistra, l’Europa, l’ONU e gli scienziati, erano servi dell’America, delle multinazionali, delle oscure trame del turbo-capitalismo. Ci hanno detto, hanno fatto intuire a milioni di poveri elettori anestetizzati, che loro, i nuovi patrioti liberi dalle ideologie, avrebbero protetto le industrie italiane, l’ingegno italiano, la manifattura e la storia. E invece siamo rimasti soli con le ostriche. Infatti qualche giorno prima, il buon cognato ministro Lollobrigida, ha portato in Parlamento i pescatori del Consorzio di Goro (famoso per i suoi frutti di mare) che per oltre due ore hanno fatto degustare le loro ostriche nel foyer delle aule parlamentari. Loro, i pescatori del delta del Po, stanno cercando un prodotto con cui sostituire le vongole falcidiate dal gambero blu, che come un qualsiasi immigrato è colpevole di un sacco di cose. Mentre i deputati degustavano con gusto hanno pensato che agganciarsi alla produzione italica di vongole e ostriche poteva essere una bella difesa contro l’invadenza del duo Trump-Musk.
Il nostro attuale governo, formato da sinceri sovranisti, nazionalisti, difensori delle patrie frontiere, non sa più come espletare il suo sacro compito e quindi agganciarsi alle vongole o alle ostriche può essere utile. Almeno in termini difensivi.
Querce News – 07 marzo 2025
Alfredo De Giuseppe
2025-02-28 "Qui, dove è difficile" - Querce News
Quanto impatta la crisi mondiale nel paese in cui vivo? Nel ventre molle di una società benestante, rilassata vicino al camino d’inverno, sotto le frescure artificiali dell’estate, dietro lo sguardo abbassato su uno strumento elettronico, le crisi, le guerre paiono sempre degli altri, dei cattivi, di quelli che non amano il prossimo. Mentre noi, accalcati dietro un televisore a seguire ventidue uomini in calzoncini oppure una ventina di urlatori in autotune, noi si che amiamo la vita, la virtù democratica, la bellezza della natura, l’armonia silenziosa dell’universo. Noi, con la pancia piena, si, proprio noi quelli che rispondemmo pronti al nazi fascismo, che invademmo pezzi d’Africa a casaccio e la Grecia e l’Albania per sentirci imperiali. Noi siamo quelli che hanno dimenticato tutto e hanno rivotato i nipoti di quelle maccheroniche figure di politici, di gerarchi, di podestà. Siamo quelli che hanno come loro rappresentanti istituzionali Meloni con la sorella, La Russa con i figli, Gasparri e Salvini, con il codazzo di Santanché, Giuli, Lollobrigida oltre a vari illustri Donzelli sparsi qua e là.
2025-02-21 "Un mondo di ricchi e poveri" - Querce News
Editoriale di febbraio
All’improvviso molte persone si sono sentite profondamente, prosaicamente trumpiane. Hanno introiettato con una certa velocità che quel mondo monocromatico, bianco o nero, senza sfumature, senza giudici, sindacati, giornali, senza intermediazioni di alcun genere, in fondo, è il loro modello di vita. Anzi viene vista come l’unica filosofia del vivere in questo pianeta globalizzato: il più ricco vince sempre, il più povero viene eclissato.
Il fatto grave non è che a questa filosofia si siano accodati alcuni politici nostrani, da sempre convinti sostenitori del comando supremo come unico sistema di governo, ma che l’intera Europa non abbia saputo reagire a questa trappola che si preparava da anni e che noi, annusatori di funghi malefici, avevamo sentito già da tempo. Avevamo lanciato allarmi di ogni tipo, ma eravamo rimasti nella nicchia di un albero ormai secco: nessuna nuova linfa a sostenerlo.
L’Europa è rimasta vittima dei progetti di potere di ogni singolo Stato dove i nazionalismi son diventati man mano più forti, alimentati da personaggi esperti in paure e propagande. È mancato il coraggio, quel senso di rivendicazione forte e fattuale dei nostri principi di tolleranza e libertà. Ora l’Europa, che negli ultimi decenni ha seguito pedissequamente gli USA in tutte le loro idee balzane di democrazia, si ritrova nel ruolo di comparsa in ogni scacchiere internazionale. Invece di essere il faro di pace, inclusione e libero scambio, si ritrova ad essere il vassallo di una terribile idea della convivenza mondiale.
Il nostro governo, al di là della propaganda, è in effetti condotto da piccole menti che hanno da sempre avversato l’unità europea per sognare un’italietta sempre più forte, dominatrice del globo terraqueo. Ora è convintamente accodato al nuovo ordine mondiale, governato da dittatori piccoli e grandi (a seconda della quantità di denaro a disposizione). Appena saranno valicate le ultime barriere (magari alla fine di Mattarella), anche in Italia assisteremo alla lenta evoluzione verso un sistema autoritario, dove i piccoli reati saranno sempre più perseguiti e la grande corruzione sempre più tollerata. Pochi magnati, alcuni politici privilegiati, molti schiavi lavoratori.
Noi cercheremo di opporre un minimo di resistenza: gli schiavi a volte possono sognare, dentro una quercia ben radicata, ancora viva.
Querce news - 21 febbraio 2025
Alfredo De Giuseppe
2025-02-10 "Santa Cesarea senza terme" - Querce News
A Santa Cesarea Terme si studia con efficacia come far finta di fare per non fare nulla. Dopo il mio doc del 2024 “Santa Cesarea, splendore e disperazione” (https://www.youtube.com/watch?v=P48yZBxKha8&t=120s) c’è stata una levata di scudi a difesa delle peculiarità della località salentina, molti si son sentiti offesi e molti mi hanno accusato di essere stato superficiale per il solo fatto di non aver ascoltato le componenti istituzionali. In effetti quel documentario era stato pensato così: raccontare una storia vera e fattuale senza le solite promesse elettorali, senza offrire passerelle autoreferenziali a nessuno.
C’è un aggiornamento di questi giorni che va proprio raccontato, partendo dall’inizio.
Regione Puglia e Comune di Santa Cesarea, sono proprietari, rispettivamente, del 50,4876 per cento e del 49,47 per cento delle quote della Società delle Terme. La società ha un fatturato poco performante (appena 3.267.800,00 € di ricavi nel 2023) con il patrimonio netto di circa 10 milioni a causa delle perdite di gestione degli ultimi anni: nel 2021 una perdita effettiva di 1,033 milioni di euro (317.833 euro più 715.216 euro di ammortamenti sospesi); nel 2022 mostra una perdita di 1,106 milioni di euro (392.397 più 714.087 di ammortamenti sospesi), mentre il dato contabile del 2023 evidenzia una perdita di 830.488 euro (107.898 euro con 722.590 di ammortamenti sospesi).
A questo punto delle menti perspicaci, probabilmente consulenti ben pagati, immaginano di fare un bando che includa anche la struttura delle nuove terme ormai degradata, che possa coinvolgere dei privati e al contempo liberare la società dai debiti. Il bando di gara è quanto di più tortuoso e labirintico si sia mai potuto impostare. Infatti l’eventuale acquirente privato dovrebbe in sequenza: pagare subito 10 milioni di euro per l’acquisizione delle quote regionali; un canone annuale di affitto d’azienda di 1.2 milioni di euro per i primi cinque anni e di 800 mila euro per le annualità successive, fino al termine della prevista gestione di 60 anni. Inoltre il bando recita: “Il Comune si impegna ad acquistare l’intera partecipazione azionaria detenuta dalla Regione nella società, per un prezzo di 10 milioni di euro», ma il «pagamento del valore della partecipazione della Regione sarà direttamente posto a carico dell’aggiudicatario della procedura di gara, il quale verserà il relativo prezzo ...». Insomma come impossessarsi delle quote senza scucire neppure 1 euro. Fatto tutto questo, l’eventuale nuovo gestore dovrebbe ammodernare le vecchie terme e ristrutturare completamente il nuovo centro termale, a suo tempo immaginato e costruito sull’ immacolata collinetta del Belvedere. Il valore della ristrutturazione (quasi una ricostruzione) del solo nuovo centro termale è stato valutato intorno ai 60 milioni di euro, una cifra monstre e mai recuperabile da nessuna struttura privata che debba offrire servizi moderni ed efficienti.
Puntualmente, il bando che scadeva il 21 dicembre 2024 è andato deserto. Nessun privato, per quanto sponsorizzato dalla politica, poteva permettersi un tale onere. In effetti l’impressione generalizzata è che, nonostante debiti, perdite e investimenti da fare (senza soldi), nessuno voglia mollare la presa. Nessuno degli attori in campo è davvero disponibile a fare un passo indietro per tentare di rilanciare le uniche terme in Italia poste in riva al mare. Questo bando, immaginato in modo troppo oneroso per qualsiasi investitore, sembra proprio fatto apposta per poter dire in ogni sede: noi ci abbiamo provato ma nessuno si è fatto avanti.
Alla luce di quest’ultimo episodio rimangono alcune domande di fondo, forse troppo dolorose per essere poste. C’è ancora spazio per un business delle cure termali in assenza del contributo statale a impiegati e pensionati? Qual è il modello di sviluppo intorno a tale risorsa che il Comune intende sviluppare? Va immaginata una nuova fusione di Comuni che comprenda anche Otranto e Castro e che possa fare una vera capitale del turismo sostenibile di qualità? Non è forse tempo di superare gli antichi campanilismi e le antiche consorterie familistiche? Oppure lo status quo è il vero obiettivo collettivo?
Intanto nella cittadina c’è poco movimento, anche dopo che il fallimento del bando di gara. Tra i pochi residenti invernali non trapela preoccupazione, il mondo va avanti lo stesso. Santa Cesarea è il paradigma non solo del sud ma dell’intera Italia: si corre lungo un crinale pericoloso, sopra una scogliera frastagliata con serena noncuranza, rischiando sempre di cadere, senza mai quel balzo dignitoso verso la logica e la sicurezza. Bizantinismi a fiumi, conditi da una bellezza da cartolina, quasi mai di sostanza.
Querce news - 10 febbraio 2024
Alfredo De Giuseppe
2025-02-05 "La Regione Spendacciona" - 39° Parallelo
È notizia di queste settimane che le Regioni del Sud, la Puglia in testa, ricevono dallo Stato molti milioni in meno di quanto avrebbero bisogno. La differenza tra la spesa storica e il fabbisogno standard è di circa il 10%. In particolare la Puglia incassa per la spesa sanitaria circa 8 miliardi di Euro l’anno contro, ad esempio, i 10 miliardi dell’Emilia Romagna che ha approssimativamente lo stesso numero di abitanti. Al di là di propagande, di promesse e ritorsioni politiche, la sostanza è che il Sud rimane una zona depressa, un luogo da cui scappare per insufficienza cronica di risorse. Un’autonomia differenziata che nasce male, zoppa, inefficiente e demagogica, come quasi tutte le riforme degli ultimi 30 anni.
Però delle riflessioni di carattere più generale si impongono, se davvero si vuol vedere in questo Paese una prospettiva di sviluppo armonico, efficiente e giusto. Innanzitutto la spesa esagerata dell’apparato Regione, ovunque essa sia. I consiglieri regionali hanno uno stipendio e una serie di rimborsi assimilabili a quelli dei parlamentari. Solo la Puglia ne ha 51, fate da soli le moltiplicazioni. A questo aggiungete una pletora di funzionari, consulenti, avvocati e servi sciocchi che aumentano a dismisura il costo annuo per il solo funzionamento della struttura.
2025-01-30 "I tanti perché" - Querce News
NASCE QUERCE NEWS - EDITORIALE DI GENNAIO
Perché un nuovo giornale, un hub di notizie, un raccoglitore di idee? Innanzitutto dobbiamo rispondere con efficacia, dal basso, nel nostro piccolo alle sfide che ci vengono dall’alto. Dal Mondo sempre più globalizzato ma sempre votato all’ingiustizia, dominato da personaggi arroganti e guerrafondai. Dall’Italia che, dimentica dei suoi tragici trascorsi, si avvia verso una nuova svolta autoritaria, le cui dinamiche vanno seguite con attenzione. Un governare propagandistico senza che si siano risolti alcuni nodi cruciali del nostro vivere civile: le differenze tra Nord e Sud; i salari più bassi d’Europa in relazione al costo della vita; una visione ancora poco sostenibile di ogni forma di sviluppo; un mondo giovanile che vuole contare ma spesso finisce per abbandonarsi nell’ignoranza progressiva; una classe politica mal selezionata e poco reattiva; le Istituzioni che appaiono curve su loro stesse, alla ricerca di un perenne consenso senza sostanza.
Tutte le altre risposte verranno nel rullo giornaliero di un supporto mediatico come questo che vuole essere serio e rigoroso, che vuole ospitare commenti e statistiche, che desidera rapportarsi con la popolazione che spesso rimane vittima delle proprie scelte.
Buon lavoro a tutti.
Alfredo De Giuseppe
2025-01-31 "Essere La Pupazza*" - il Volantino
(da padre a figlia)
È molto difficile parlare de “La Pupazza”. Specialmente se poi dicono che sei il padre. Non è facile, dentro la sua voracità creativa, trovare il limite, direi il fondo artistico e quindi attribuirle un ambito ben definito e valutabile. Lei al contempo potrebbe dipingere un’intera cattedrale e scrivere mille pagine di fantasie, poesie, liriche. Lei è ancora un work in progress ma so che, come un novello Michelangelo pop, affrescherebbe una qualunque Sistina in una decina di giorni, con una velocità inattesa, con la mano che pare possa ruotare in automatico per lunghe ore, pur rimanendo ben collegata all’idea portante, a quella che potrebbe definirsi una maestria innata, fondata su chissà quale antico gene. A lei sembra di sognare spesso le donne dell’antico Egitto ed è convinta che le sue curve, il suo naso, le sue labbra provengano da quella parte d’Africa. Potrebbe essere.
Tutto è possibile nella mescolanza delle razze salentine, sponde aperte verso il Mediterraneo. Potrebbe scrivere come un mistico Omero, quasi d’istinto, poemi lirici basati su tortuosi pensieri, che però sfociano quasi sempre in allegra visione del prossimo e della vita: “Qui tutto si distorce/solo i sentimenti/restano dritti/li ho fritti nell’olio bollente/e sono diventati/ancora più buoni”.
Ricordo lei bambina silenziosa, osservatrice del mondo, ma anche disponibile a crearsi un pianeta parallelo fatto di bolle, linee sinuose da appiccicare ovunque. Quelle linee che sono anche applicabili alla personalità degli umani, che lei vede, studia e inquadra in disegni ancestrali, quasi come una sconcertante sequela di tarocchi rivelatori e disarmati. Immersa comunque in una realtà che a volte all’incontrario va.
Ora che ha raggiunto la piena maturità, posso svelare alcuni particolari sconosciuti ai più: la sua ipersensibilità non le ha fatto bene sfociando per lunghi periodi in sindromi autoimmuni; ha pochi muscoli, la sua forza è tutta dentro l’arte, fuori di essa ha serie difficoltà; non sa mettere in moto una lavatrice né lavare i piatti, ma sa cucinare quando questo significa strafare; si fida delle persone ma ha imparato che molte qualità tutte insieme creano nell’altro diffidenza e invidia e quindi vive frastornata tra la notorietà e la riservatezza; ha il sonno irregolare e non sai mai quando chiamarla; suo figlio Christian ama buttare colore su grandi quaderni bianchi.
Eleonora, autodefinitasi a suo tempo la Pupazza, è molte cose insieme, è in linea con le più moderne espressioni dell’Arte ma anche abbarbicata a mondi antichi. È una poetessa spontanea ma anche una riflessiva e paziente conoscitrice dell’animo umano. Ha insomma tutte le caratteristiche per essere considerata una grande artista contemporanea, una che, continuando il suo percorso di crescita, potrà lasciare il segno nel complesso panorama artistico internazionale.
Non mi dilungherò sulle scelte cromatiche e concettuali delle sue opere, ormai apprezzate in molte parti del mondo. Saranno altri più esperti di me a farlo. Da padre le auguro di stare bene con il suo corpo e la sua mente. Da appassionato tifoso che possa raggiungere traguardi artistici, gratificanti e sognanti, che oggi le sembrano ancora lontani.
Alfredo De Giuseppe
*Introduzione al libro di poesie e immagini de “La Pupazza”, pubblicato nel gennaio 2025 dal titolo “Buio fosforescente”