2007-04 "Amarsi un po' " - Il Volantino

Ho visto delle strutture in ferro nascere in una notte, in via Lecce, a Tricase, la città che si propone al turismo d’elite. Ho appreso che saranno dei box per vendere prodotti tipici (per lo più angurie d’estate e arance d’inverno) e sono rimasto allibito. Poi ho approfondito ed ho scoperto che ne sono state previste ben venti su tutto il territorio comunale (e perché non cento?).

Lo dico senza mezzi termini: sono da abbattere subito. E questo per una serie di motivi che qui elencherò, cercando di non farmi prendere la mano dalle parolacce:

  1. Dal punto di vista estetico è un obbrobrio senza precedenti, non c’è una tesi contrapposta. E’ un’ulteriore bruttura che Tricase non si merita. Un’altra evidente mortificazione del proprio aspetto, come se ad una vecchia signora, già in difficoltà, la costringi a vestirsi come una punk a girare per la spesa;
  2. questi “chioschi” sono posti in punti strategici del paese, visibili a tutti, anche a quelli che arrivano per la prima volta in questo estremo lembo di Sud, che amano andare per locali nei centri storici o a vedere le bellezze paesaggistiche e monumentali, non certo a comprarsi un chilo di patate sul ciglio della strada d’ingresso del paese. Queste cose si vedono in certi paesini abbandonati dei Balcani.
  3. dal punto di vista della sicurezza del traffico sono delle vere bombe, situate sul ciglio di strade a grande intensità, con pochissimi parcheggi. Nessun intervento è previsto per organizzare tale problematica. A precisa domanda il comandante dei vigili Urbani ha dichiarato di non essere stato interpellato e di saperne ben poco;
  4. la bella pensata è stata costruita in una commissione consiliare, sulla cui competenza generale c’è da nutrire forti dubbi. Sui perché di una scelta scellerata c’è silenzio e non si capisce quale sia lo scopo strategico. Meraviglia che si sia passati all’attuazione senza che nessuno abbia posto dei dubbi, con tante ipotetiche “anime verdi” vicine all’amministrazione;
  5. le strutture avranno sicuramente delle carenze sanitarie, in un momento in cui le regole comunitarie cominciano ad avere un peso. E’ allucinante pensare di vendere prodotti ortofrutticoli fra i tubi di scappamento delle auto e comunque fuori dalle regole imposte da  numerose circolari del Ministero delle politiche agricole, .
  6. Pare che il costo delle strutture, costruite su suolo pubblico, sarà a carico del gestore, stranamente denominato “ambulante a posto fisso”. Questo creerà vari problemi di tipo patrimoniale e comunque si lascia ampio spazio ad un privato che potrà vendere chiosco e autorizzazione.
  7. Si creerà una disparità evidente con altri esercenti del settore, che invece saranno costretti ad osservare regole e leggi, pagare affitti e tasse. In definitiva si creerà un precedente che potrebbe scatenare una guerra dei “chioschi”, non potendoli poi negare a nessuno. Io ad esempio propongo di metterne uno anche sotto il nostro Municipio, magari per vendere un prodotto tipico che manca da un po’: il sale marino.
  8. Tricase ha bisogno di pensieri nuovi, di immaginarsi vicina al millennio che stiamo vivendo, con soluzioni avvincenti e che attraggano potenziali clienti. Non ha bisogno di abbruttirsi ad ogni angolo, con chioschi dai dubbi risultati economici, vicini ad una logica di scarso respiro e negativi in ogni loro sfaccettatura.

Chiudo con un appello ad Amministratori e cittadini: vogliamo un po’ di bene a questo paese, che sia vissuto ogni giorno come bene di tutti e delle future generazioni, amiamo un po’ di più quello che abbiamo, poniamoci con estrema delicatezza prima di aggiungere brutture… amarsi un po’…

Il Volantino - 4 marzo 2007

Alfredo De Giuseppe

 

 

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